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Mazz Swift, Tomeka Reid, Silvia Bolognesi
Hear In Now
Rudi Records (2011)
1. Cakewalk (Swift) 2.16
2. Spiderwoman (Blognesi) 4.11
3. Bassolo (Swift) 4.57
4. La città di Lop (Bolognesi) 6.09
5. L'albero secco (Bolognesi) 3.27
6. Effendi (Bolognesi) 5.08
7. Ova (Reid) 6.05
8. Impro 1 (Swift, Reid, Bolognesi) 5.45
9. Ponce (Reid) 7.51
10. Malitalian lullaby (Bolognesi) 6.52
Mazz Swift - violin
Tomeka Reid - cello
Silvia Bolognesi - doublebass
Recorded in 2010
Photo by Nisha Sondhe (take a look)
"Hear in now" testimonia il fortunato incontro fra musiciste di origini diverse
e di esperienze individuali dissimili, ma collegate da una equivalente concezione
del jazz. La giovane Silvia Bolognesi è solida contrabbassista con l'ambizione
legittima di porsi come band leader, ad esempio nel suo "Open combo". Tomeka
Reid, da Chicago, vanta collaborazioni illustri con l'orchestra dell'AACM, ad
esempio, un super gruppo diretto, di volta in volta, da solisti di chiara fama (George
Lewis, Ernest Dawkins, Douglas Ewart, etc.etc.), ospitato con successo a Umbria
jazz 2009. E' compagna di viaggio preziosa, poi, per Nicole Mitchell nei suoi "Black
earth ensemble". Mazz Swift attraversa diversi generi musicali ed è una colonna
della band "Burnt sugar", che tanto bene ha impressionato pubblico e addetti ai
lavori al festival di S. Anna Arresi nel 2005.
L'unione fra queste tre personalità così ricettive e propositive ha prodotto
un cd di notevole interesse. Prima di tutto è stata operata una scelta piuttosto
precisa nel modo di procedere, a priori. Cioè, ogni musicista ha portato un certo
numero di brani, e su queste composizioni si è lavorato in profondità, rispettando
lo specifico dei temi, ma cercando di far uscire fuori, allo stesso modo, l'aspetto
improvvisativo all'interno di strutture, però, abbastanza definite. La stessa Silvia
Bolognesi ha rivelato in una recente intervista a radio3: "Da qui in poi ci piacerebbe
ritornare a improvvisare, visto che ci conosciamo meglio..." In realtà muovendosi
secondo queste premesse, con una certa cautela nel metodo, ma con la massima libertà
nello sviluppo dell'esecuzione, è venuto fuori un contenuto ricco di riferimenti,
colti e popolari, ma con un'anima blues sotterranea o più in superficie, assolutamente
percepibile e convincente. C'è molto swing, inoltre, in questa musica a saperlo
cercare. Si può trovare il suono di un jazz primordiale accanto alla raffinatezza
di passaggi free circoscritti e ben controllati. Si può ammirare il contrappunto
fra due o tre archi e il pulsare grave ritmico, molto "afroamericano" dell'unica
italiana delle protagoniste. Insomma, le tre titolari del disco hanno messo dentro
tante idee, tanti spunti, ma sono riuscite a convogliarli in una musica apparentemente
semplice, ma frutto di una sintesi consapevole di stili, neppure ostica all'ascolto.
Il livello del cd è alto in ogni traccia. Sono da segnalare, però, in particolare
"Effendi" che inizia con una frase melodica, subito scomposta e scompaginata
da colpi di archetto e diteggiature, ortodossi e non. Successivamente la Bolognesi
riprende in mano i fili del discorso con un ritmo danzante, a cui le due sodali
rispondono pizzicando i loro strumenti in un lieve crescendo, finchè Mazz Swift
inizia un solo a suo modo melodico, molto "black music".
L'"Impro 1" contraddice il titolo, perchè sembra ideata e organizzata
nei dettagli. Comincia con un dialogo a tre sugli archi. Il motivo è pronunciato
dal contrabbasso. Dopo un momento meditativo, calmo, si apre un colloquio concitato
dove ognuna segue un suo percorso di velocità progressiva e parossistica di genere
free cameristico alla lontana. Ancora la Swift prende in mano la situazione suggerendo
un'atmosfera, un tema a cui vanno dietro le altre due in maniera ancora eterodossa.
Il cd conferma, in fin dei conti, la capacità della musicista toscana di trovare
sempre i contesti più adatti per suonare un jazz di ricerca, di qualità, mai derivativo
o routiniero.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 16/08/2012
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