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Trio (mit) Marlene
The Surface of an Object
Rudi Records (2014)
I. The physical margins of the novel - 11.26
II. How to build a wall with your head - 12.18
3. III. Life's a photograph - 7.05
IV. How it always vanishes (Kokoschka) - 7.47
Giacomo Merega - bass guitar Michaël Attias - alto saxophone, Wurlitzer piano Satoshi Takeishi - percussion
Giacomo Merega è un giovane musicista italiano, dai buoni studi e dalle ottime frequentazioni.
E' stato, infatti, allievo alla prestigiosa e tradizionale Berklee School
di Boston, oltre che al NEC, istituto con indirizzi non propriamente accademici.
Ha suonato, poi, con Joe Morris e Marco Cappelli, fra gli altri. In
America il bassista ha costituito questo trio(mit) Marlene arruolando due compositori-istantanei
di assoluto valore. Al sassofono figura Michael Attias, in orbita Clean Feed, aperto
alle collaborazioni con personaggi di livello della scena newyorkese, quali Tony
Malaby o John Hebert. Alle percussioni è presente l'onnivoro Satoshi
Takeishi, un prezzemolo indispensabile in molte performances di
David Liebman,
Anthony
Braxton e di tanti altri nomi di un'area ben definita, dove il mainstream
è bandito per principio.
Tutti le tracce del cd sono a firma di Merega. Non si tratta, cioè, di un'improvvisazione
assoluta. Si prende spunto sempre da una frase, da una cellula tematica, per sviluppare
un discorso in sinergia, concordante negli obiettivi e magari divergente nell'interazione
fra i solisti.
La musica del disco è sobria, austera e a-sentimentale di fondo, ma contiene sprazzi
di un lirismo asciutto, severo, nascosto fra le pieghe dei vari brani.
Michael Attias è uno strumentista moderno e trasversale, nella migliore accezione
di questi aggettivi. Sul sax alto Attias possiede un approccio onnicomprensivo,
transitando da sequenze agili e scorrevoli, a salti sui sovracuti, fino ad arrivare
al puro fischio. Si ascoltano note sporche, passaggi insidiosi e si avverte il soffio
che genera suoni irregolari in un fraseggio comunque coerente e jazzistico, inteso
in senso molto lato. In certe situazioni si sente anche il piano wurlitzer, utilizzato
dall'artista israeliano per ispessire l'armonizzazione di alcuni pezzi.
Giacomo Merega, da parte sua, scandisce note secche, ben scandite, staccate e riporta
i partners ogni volta sulla strada giusta, allorquando ritenessero di allontanarsi
troppo dai brandelli di motivo che rappresentano l'esile via da seguire. E' una
sorta di navigatore, di tom tom del terzetto, molto libero e sui generis, insomma.
Satoshi Takeishi eleva impalcature ritmiche astratte, percuotendo diversi tipi di
aggeggi, più o meno ortodossi. Ascoltandolo con attenzione si ricava l'impressione
di un rumore che piano piano si trasforma in suono o viceversa di un suono che sconfina
nel rumore. Nessuno, attualmente, riesce a svolgere i due ruoli di accompagnatore
e di "perturbatore" con lo stesso impulso, la stessa abilità architettonica.
"The Surface of an Object" è, quindi, un disco progettuale, dove nulla è lasciato
al caso, pur essendo il frutto di un lavoro non pianificato nei dettagli. I tre
protagonisti, infatti, hanno spazi in cui possono metterci del loro, inventare,
ma con musicisti di questo genere non si rischia mai di cadere nella routine o di
finire in un vicolo cieco. Perciò, tutto è sotto controllo e rivolto, dritto o in
diagonale, nella direzione concordata.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 19/09/2015
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