|
Erika Dagnino Trio
Sides
Slam (2015)
1. Preludio
2. Primo Movimento
3. Secondo Movimento
4. Terzo Movimento
5. Quarto Movimento
6. Intermezzo
7. Quinto Movimento
8. Movimento Finale
Erika Dagnino - poetry, voice Ken Filiano - doublebass, effects Satoshi Takeishi - percussion
Erika Dagnino con "Sides" prosegue nella sua ricerca su jazz & poetry, coadiuvata
da due musicisti di prim'ordine come Ken Filiano e Satoshi Takeischi:
due personaggi che hanno già collaborato con lei o con
Stefano Pastor
in altre produzioni sempre della Slam. Il disco è inciso a New York e anche questa
non è una novità assoluta poiché l'artista ligure, in questi anni, ha soggiornato
per lunghi periodi negli Usa, allacciando o consolidando fruttuosi contatti con
la scena più avanzata operante nella grande Mela. I testi poetici della Dagnino
sono composti da immagini folgoranti, non sempre collegate da un filo consequenziale
e logico, pur esile. Appaiono come dei flash percettivi su parti del corpo che vengono
messe in primo piano attraverso accostamenti audaci con oggetti fisici, fino a creare
una sequenza verbale tagliente e asciutta. Conta di più il significante rispetto
al significato, a conti fatti, nello specifico, anche se la mescolanza, a volte
oscura, di questi elementi può turbare o risultare inquietante, malgrado la difficoltà,
per chi ascolta, di recepire un messaggio dietro il testo espresso. Non si sta tranquilli
e rilassati sentendo il cd, insomma, per l'atmosfera cupa e ansiogena contenuta
nei sette brani. Per scelta metodologica la performer genovese non drammatizza i
suoi versi, non li recita, in sintesi. La leader di questo album si limita, infatti,
a pronunciare le parole, a porgerle senza enfasi con un minimo di progressione nei
toni, all'interno di una successione di termini assemblati in modo singolare e sorprendente.
Alle sue spalle il bassista e il batterista, per contrasto, sembra vogliano raccontare
una storia, illustrare un percorso. Filiano si dedica a disegnare interventi lirici
e ricchi di uno swing latente, ma vivo, tenendo in piedi senza incertezze tutta
la parte melodica e armonica nelle varie tracce. Takeishi è il solito costruttore
e decostruttore di ritmi: Le percussioni sono usate in modo libero e fantasioso
e si integrano benissino con quanto vicino a lui elabora il contrabbassista. E'
il progetto complessivo che, invece, non decolla appieno. La voce rimane da un lato,
non penetra nella musica, vi galleggia sopra, semmai. Allo stesso tempo i suoni
prodotti dai due bravissimi partners fanno storia a sé, restano impermeabili alle
poesie della Dagnino.
La parte musicale del disco è certamente apprezzabile. La poetessa, altresì, rivela
coraggio e gusto per la sfida impegnandosi in un settore scabroso e sdrucciolevole,
che in Italia non conta altri praticanti qualificati. Lo spoken word intellettuale
e enigmatico della Dagnino, però, in "Sides" non riesce a combinarsi con il jazz
contemporaneo. Il disco, in buona sostanza, non risulta convincente e si rivela,
a tutti gli effetti, come un'occasione non sfruttata a dovere.
Gianni Montano per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 855 volte
Data pubblicazione: 03/01/2016
|
|