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Sant'Anna Arresi Jazz Festival 2017

1 - 10 Settembre 2017
"Ai confini tra Sardegna e Jazz"
XXXII Edizione

di Aldo Gianolio
foto di Agostino Mela, Pietro Bandini, Danilo Codazzi, Luciano Rossetti

Nonostante le consuete perduranti difficoltà (economiche, certo, ma non solo), il festival "Ai Confini tra Sardegna e Jazz" di Sant'Anna Arresi (nel basso Sulcis) continua imperterrito e con caparbietà a presentare, ormai unico in Italia (dove i festival vengono sempre più concepiti come sagre dove la musica è aggregata a prodotti gastronomici), un cartellone che si attiene a un tema ben preciso, ogni edizione diverso, attorno al quale viene costruito con un sottile gioco di rimandi culturali (che guardano al passato ma che operano nel presente e sono rivolti al futuro) un ricco programma, appunto, "a programma".



La trentaduesima edizione del festival, come sempre nella piazza del Nuraghe di Sant'Anna Arresi, quest'anno si è svolta dal primo al dieci settembre con soggetto "We Insist! Freedom Now: M'Boom, M'Boom, M'Boom - tutte le muse del batterista", come evidente omaggio alla grande figura di artista di Max Roach nel decennale della morte, avvenuta il 16 agosto 2007, a 83 anni ("We Insist! - Freedom Now Suite" è un suo album capolavoro politicamente impegnato uscito nel 1960 per la Candid e M'Boom è il gruppo da lui fondato alla fine dei Settanta formato da soli percussionisti, in cui figuravano, tra gli altri, Roy Brooks, Joe Chambers, Omar Clay, Ray Mantilla, Warren Smith, Freddie Waits, Kenyatte Abdur-Rahman e Fred King). Si può considerare Max Roach il più grande batterista di jazz (ammesso e non concesso che abbia senso fare simili classifiche), non solo per le qualità innovative e tecniche, ma per il suo essere stato leader di gruppi sempre nuovi e originali e uno fra i massimi compositori afro-americani del XX secolo, da mettere a fianco di artisti di impostazione classica come George Walker e Coleridge-Taylor Perkinson; da non dimenticare poi che fu uomo di profonda cultura, politicamente e socialmente impegnato (non se l'è dimenticato la direzione artistica -Basilio Sulis, coadiuvato da Paolo Sodde, Francesco Peddoni e Andrea Murgia -, che lo spiega esaurientemente e chiaramente nel sito dell'Associazione Punta Giara).

Proprio la particolare e precipua attenzione data in questa edizione a batteria e percussioni ha fatto risaltare ancora di più e al meglio (quale migliore test?) la bontà dell'impianto sonoro di amplificazione e della sua ottimale resa in rapporto all'ambiente (l'anfiteatro sottostante la piazza del Nuraghe) che grazie al curatissimo lavoro di Paolo Zucca e Giovanni Carlini ha saputo esaltare ogni piega di suono, dai gravi e rimbombanti della cassa e timpani agli sfavillanti ed esili dei campanellini, raggiungendo livelli di qualità difficilmente eguagliabili anche dai tanto osannati moderni auditorium opera dei più celebrati archistar.

La qualità del suono è pregio anche della produzione discografica con etichetta Punta Giara, che ogni anno pubblica alcuni dei più significativi concerti delle edizioni passate: questa volta è toccato (solo in vinile) al concerto del 2016 del Summit Quartet, nato proprio per quella occasione, formato da Ken Vandermark al sax tenore e clarinetto, Mats Gustafsson al sax baritono, Luc Ex al basso elettrico e Hamid Drake alla batteria, disco intitolato semplicemente "Live In Sant'Anna Arresi"; gruppo che poi, richiamato per la presentazione ufficiale del disco, è stato riproposto anche quest'anno, dando una delle più emozionanti e irruente performance della rassegna (il 4). Con il sapere musicale individuale come base, ogni musicista si è raffrontato estemporaneamente con i compagni edificando potenti splendori e incanti costruttivi, fra iterazioni ossessive, suoni gutturali, andamenti melodici tumultuosi e agitati, suoni poderosi e/o taglienti: Vandermark con rigorosi guizzi icastici sembra indirizzarsi al cielo mentre Gustafsson, più impulsivo e ferino, rimane ineluttabilmente legato alla terra, alla pari del loro tumultuoso procedere mettendosi Luc Ex con strappi e strattoni irregolari e Hamid Drake con iridescenti incastellature e cesellature ritmico-melodiche, che entrambi sembrano sdrucire e invece incollano (ma bisogna tenere conto che è un rimescolamento di materiale tellurico). Drake non fa mistero di avere come modello Max Roach, di cui recupera la duttilità e la capacità di far cantare i tamburi, concependoli anche melodicamente, non solo ritmicamente e poli-ritmicamente, di cui recupera anche gli andamenti africaneggianti e la costruzione di assolo architettonicamente conseguenti, non una mera effusione di tecnica.

Un altro quartetto, il Lean Left, si era mosso (il 2) sulla stessa linea espressiva, cioè con quella tremenda forza dirompente che ancora oggi fa pensare senza ombra di dubbio che ci si trovi di fronte a una musica d'avanguardia (non accademia dell'avanguardia), nonostante siano passati ormai cento anni da quando la cosiddetta avanguardia si è palesata nel mondo occidentale entrando stabilmente nel lessico del parlare artistico. Nei Lean Left, che è, a differenza del Summit Quartet, un gruppo consolidato negli anni, con all'attivo diversi album fra cui il recente "I Forgot To Breathe" (etichetta Trost), c'è ancora Vandermark, sempre al sax tenore e clarinetto, assieme a Paal Nilssen-Love alla batteria e, alle chitarre e chitarre baritono, Andy Moor e Terrie Ex (membri degli olandesi anarco-punk The Ex, come del resto aveva fatto parte degli Ex anche Luc Ex, vero nome Luc Klaasen, mentre il vero nome di Terrie Ex è Terrie Hessels). Qui Vandermark ha assunto una diversa dimensione, anche con un (voluto) diverso bilanciamento dei suoni, che non lo ha fatto emergere come volume sui compagni che canonicamente (come chitarristi e batterista) dovrebbero fungere da supporto, facendo del tutto decadere la concezione del solista (quando invece con il Summit Quartet è rimasta ancora in piedi, seppur ridotta a maceria, la concezione della divisione dei ruoli e del passaggio di consegne fra improvvisatori) e portando all'esaltazione la metodologia completamente paritaria del procedimento di definizione dell'opera artistica: ne è risultato un blocco unico segnato da mille venature che diversificano il monolite con linee tortuose e colori accesi che si ramificano anche all'interno, tutti suonando con foga incessante e tracimante fra salti, contrazioni e furori.

I Lean Left erano stati preceduti dal duo Sylvie Courvoisier/Kenny Wollesen che pure hanno proposto musica free, ma con un altro piglio espressivo, più intellettuale, razionalmente meditato, perlomeno sul versante del pianismo della Courvoisier (spericolate invenzioni con piano spesso "preparato" e percosso sia sui tasti con cluster che sul coperchio), mentre Wollesen alla batteria e percussioni stravaganti (anche spirali e lastre di metallo) stempera l'ispido assunto con un apporto meno rigido e più vitalistico.
 
Il Summit Quartet era invece stato preceduto dall'esibizione al piano-solo di Joe Chambers, uno dei più importanti batteristi del jazz moderno, ma che pure è compositore, vibrafonista e, appunto, pianista. Con lui niente avventure iconoclaste e frastornanti, ma raffinatezze ritmico-timbriche (la mano sinistra che gioca con sapienza con controtempi inusitati sui registri più cupi e riverberanti) e armonico-melodiche, con predisposizione alle iterazioni e alle melopee, richiamando stilemi di Monk, Waldron, Blake e Weston su un repertorio di famosi standard ("Monk's Mood", "Nica's Dream", "Never Let Me Go", "Lush Life", "Airegin").

Il settantacinquenne Chambers sarebbe tornato la sera dopo (il 5) alla guida del ricostituito (per l'occasione) M'Boom di Max Roach, ribattezzato M'Boom Repercussion Ensemble: Chambers faceva parte del gruppo originario e con sé è riuscito ad avere altri compagni dell'epoca: Ray Mantilla (conga, bongo), Warren Smith e Eli Fountain (xilofono, marimba, timpani, gong, campane tubolari e piccole percussioni); nuovo aggiunto è Diego Lopez alla batteria. Una ricostruzione atipica, metà M'Boom e metà Double Quartet (che Roach aveva guidato negli anni Ottanta), perché ai percussionisti sono stati aggiunti il contrabbassista Marc Abrams, il sassofonista e flautista Pietro Tonolo e un quartetto d'archi composto da Silvia Congia e Anna Floris (violini), Tommaso Delogu (viola) e Rebecca Fois (violoncello). Chambers, al vibrafono e percussioni varie, ha diretto con cipiglio la compagine che ha ripreso cavalli di battaglia del repertorio roachiano, come "It's Time" ed "Epistrophy", altri brani come "Come Back To Me" della cantante Janet Jackson e composizioni dello stesso Chambers come "Landscapes", con fitti intrecci di percussioni che hanno portato a una specie di puntillismo musicale, con grande varietà timbrica e poliritmica e lucida e, all'occorrenza, misurata esuberanza.

Per causa di forza maggiore il preannunciato David Virelles non ha dato i due concerti previsti: quello in solo (prima della esibizione del M'Boom Repercussion Ensemble) è stato sostituito dalla proiezione del bellissimo film del concerto che Max Roach aveva tenuto proprio a Sant'Anna nel 1995, mentre quello del quartetto (che doveva suonare il 3) dalla performance di un trio inventato sul momento dalla direzione, formato da musicisti resisi subito disponibili: Pietro Tonolo al sassofono tenore, Mark Abrams al contrabbasso (entrambi erano in formazione con la M'Boom) e Hamid Drake alla batteria che per rimanere in tema dovevano riproporre, sempre su idea della direzione, la "Freedom Suite" che Sonny Rollins in trio con Oscar Pettiford e Roach aveva registrato due anni prima della "Freedom Now Suite" a cui tutto i festival si è ispirato. Così è venuto fuori un concerto bellissimo, dove sono stati presi alcuni temi della suite trattati con rispetto della impostazione originale, ma trasformandoli secondo l'estro del momento e i dettami della propria sensibilità musicale (comunque non lontana dagli interpreti originari), soprattutto giocando su sopraffini abbellimenti, con Tonolo perfettamente integrato e in palla (come del resto lo era stato con il M'Boom) su una ritmica pungente e incalzante.

Sempre Drake aveva suonato nella stessa sera in duo con il discendente da una famiglia di griot ivoriana Aly Keita, specialista del balafon, in una performance solare, gioiosa, ritmicamente ossessiva e iterata, con ripetizioni a loop, mille sfumature ritmiche e riprese di nenie danzanti della tradizione griot dell'Africa Occidentale.

Proprio Aly Keita il primo settembre aveva aperto il festival, introducendo Dobet Gnahoré, pure lei nativa della Costa d'Avorio, una delle odierne star del canto africano, che fondendo tradizione e modalità rock con groove leggero e voce vigorosamente fascinosa ha proposto uno show (show, perché ha anche ballato con stupefacente abilità) di pregevole eleganza.

Oltre la Gnahoré e le diverse cantanti dei vari ensemble orchestrali, c'è stata un'ampia presenza femminile, al festival. La sera del 6 è stata inaugurata da Susie Ibarra in un duo di batterie (e un sacco di percussioni aggiunte, dai gong ai sonagli) con Tiziano Tononi, che si sono intese a meraviglia, rilanciando figurazioni ritmiche (e, "alla Roach", melodico-ritmiche), subito trasformate con vigoroso savoire faire in fascinosi intrichi poliritmici o diradate in quieti rumorii.

A seguire ha affascinato Shamania, addirittura una All-Girl Orchestra (ma non si creda, negli Stati Uniti sono state sempre numerose) guidata dalla batterista e percussionista MArylin Mazur, statunitense di discendenza afroamericana e polacca, che vive in Danimarca; orchestra composta da Hildegunn Øiseth (tromba, bukkehorn), Lis Wessberg (trombone), Lotte Anker, Josefine Cronholm e Sissel Vera Pettersen (sassofoni), MAkiko Hirabayashi, giapponese residente a Copenaghen (piano e tastiera), Ellen Andrea Wang (contrabbasso) e Lisbeth Diers (conga), che ha proposto un jazz sofisticato, ricco di nuance armoniche (avvolgenti i pastosi interventi delle ance) e sonore (ampio ventaglio di sonorità, dalle più gravi alle più sottili), alternati a passaggi più spessi e potenti, giocando fra istanze jazz, materiche pulsioni rock e richiami folklorici (polifonie e poliritmie africaneggianti, melismi del nord Europa) con i seducenti interventi vocali della Cronholm e della Pettersen, fermi, senza vibrato, cantilenanti (bene si sono inserite in questi garbugli sonori le movenze cadenzate e sinuose della danzatrice Tine Aspaas).

In un festival dedicato a Max Roach, opportunamente la direzione artistica ha invitato Tyshawn Sorey, il batterista che oggidì sembra esserne il più diretto e legittimo erede e, in un certo senso, continuatore, non solo perché eccezionale strumentista in sé - ha suonato con i più importanti jazzisti contemporanei (Vijay Iyer, Steve Coleman, Dave Douglas, Steve Lehman, Wadada Leo Smith, John Zorn, Anthony Braxton) -, ma anche perché polistrumentista (ha studiato, oltre che batteria jazz, anche trombone classico, piano e composizione), compositore e leader di propri gruppi, artista, come Roach, rivolto alla sperimentazione con una visione a 360 gradi e di grande spessore intellettuale (proprio questo settembre ha preso il posto di insegnante tenuto in passato da Anthony Braxton alla Wesleyan University).

Le sue due performance, la prima in solitaria (il 7), la seconda in trio (l'8), sono da annoverare fra i vertici artistici del festival. In entrambi i casi non ha suonato solo batteria e ogni sorta di percussione, ma anche pianoforte e vibrafono, creando atmosfere intense, magmatiche e cupe, in una variazione continua e disorientante di suoni strutturati in dimensione orchestrale. Col trio si è esibito anche come batterista jazz dando un impulso impressionante per spigolosa foga e fitta poliritmicità agli assolo corrugatamente cecil-tayloriani del pianista Cory Smithe (che gli ha tenuto testa con prontezza e sagacia), entrambi trovando un giusto bilanciamento nel lavoro del bravissimo giovane contrabbassista Nicholas Dunston che si è trovato a rimpiazzare per la prima volta il membro regolare della formazione, Chris Tordini; ma Sorey, anche col trio, sempre è tornato, in alternanza circolare, simil-ritualistica, al piano e al vibrafono, spandendo una musica austera e accigliata, a tratti febbrile, che sembra aver perso il proprio centro senza più riuscire a ritrovarlo, in una geniale sintesi di free jazz, AACM di Chicago, camerismo classico-contemporaneo (Cage, Feldman, Satie), minimalismo e dotti umori folklorici.

Buone prove, anche se probabilmente fuori tema, dei due gruppi guidati dal batterista Kassa Overall (uno hip hop, l'altro un classico piano jazz trio) e del Liquid Stone, gruppo con Michele Uccheddu (percussioni), Emanuele Balia (elettronica) e Caterina Genta, che si è prodotta in un inusuale canto avveniristico e in altrettanto inusuali flemmaticamente cadenzati passi di danza.
Poi i due concerti finali (il 9 e il 10) della Burnt Sugar The Arkestra Chamber, fondata nel 1999 e diretta ("alla Butch Morris") da Greg Tate, intellettuale afroamericano fra i più noti, che ne è anche il chitarrista; compagine forte di 17 elementi, fra cantanti (Tamar-Kali, Karma Mayet Johnson, Shelley Nicole, Julie Brown e Mikel Banks) e strumentisti, e che si ispira a diverse espressioni funky, rock e jazz della black music: dal Miles Davis elettrico a Jimi Hendrix, dai Funkadelic ai Bad Brains, dai Living Colour ai Material.

La loro prima esibizione è stata dedicata direttamente a Roach, riproponendo brani tratti dagli album "We Insist! Freedom Now Suite", "Percussion Bitter Sweet" e "It's Time", ma è forse stata una riproposizione troppo pedissequamente ricalcata sugli originali, con poco impegno arrangiatorio, nonostante la profusione di suoni elettrici e elettronici, la carica funky dell'insieme, pur se toccanti sono state le interpretazioni di "Driva Man", "Freedom Day", "Lonesome Lover" e "Mendacity". Molto più a loro agio Tate e compagni sono stati nel secondo concerto (che ha chiuso la rassegna in festa e bellezza), attinente al loro repertorio collaudato. Qui la loro pirotecnica forza d'urto è risaltata in tutta la sua possanza, con forti rimandi alla migliore musica nera (la Motown, Hendrix, Prince, Davis), un mischione danzante travolgente con due eccellenti solisti in grande evidenza, Lewis Barnes alla tromba e Paula Henderson al sax baritono, che si sono mossi con perizia e indefessa forza espressiva tra energici elementi africani e funk, sovrapposizioni ritmiche e compattezza dei collettivi orchestrali.

"Aldo Gianolio ringrazia gli amici fotografi Agostino Mela, Luciano Rossetti, Danilo Codazzi e Pietro Bandini per il loro prezioso contributo"

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Aly Keita - Hamid Drake Duo - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Hamid Drake - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Ken Vandemark - Paal Nilssen - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Ken Vandemark - Paal Nilssen - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)
Lean Left - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Lean Left - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Repercussion Ensemble - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)String Quartet - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)
Summit Quartet - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Kenny Wollesen - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Terrie Ex - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Aly Keita - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Kenny Wollesen - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Ken Vandemark - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Luc Ex - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)
Mats Gustafsoon - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Pietro Tonolo - Hamid Drake - Marc Abrams - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Ken Vandermark - Hamid Drake - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Joe Chambers - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Sylvie Courvoisier - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)Sylvie Courvoisier - Sant Anna Arresi 2017 (by Danilo Codazzi)

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Ken Vandermark - Paal Nilssen - Love - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)Lean Left - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)Luc Ex - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)Hamid Drake - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)
Burnt Sugar - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)Ken Vandermark - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)Mats Gustafsson - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)M Boom - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)M Boom - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)
M Mazur - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)M Mazur - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)Paal Nilssen - Love - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)Shamania - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)
Summit Quartet - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)Summit Quartet - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)Susie Ibarra - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)Susie Ibarra - Tiziano Tononi - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)
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Sylvie Courvoisier - Sant'Anna Arresi 2017 (by Agostino Melai)

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Ken % Vandermark - Paal % Nilssen Love - 6499Kenny Wollesen - Sant'Anna Arresi 2017 (by Luciano Rossetti - Phocus)Lean Left - Sant'Anna Arresi 2017 (by Luciano Rossetti - Phocus)Tyshawn Sorey - Sant'Anna Arresi 2017 (by Luciano Rossetti - Phocus)Liquid Stone Trio - Sant'Anna Arresi 2017 (by Luciano Rossetti - Phocus)
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26/12/2010

European Jazz Expo 2010: "...si possono delineare suggestioni comuni "trasversali" tra artisti diversi. Una moderna valenza "ipnotico rituale" ad esempio in Francesco Bearzatti e Marc Ayza; una forte componente "Etnico - tradizionale" ad esempio in Salis - Murgia - Angeli e Paco De Lucia; i legami con il pop e/o il R&B o la fusion in Sanborn e Ritenour ma anche in Pino Daniele. E' apparsa isolata dal contesto la cifra stilistica di Chiara Civello, che come legame con il jazz ha avuto forse quello di avvalersi della collaborazione di validi jazzisti che comunque non hanno suonato jazz, ma musica pop di buona fattura." (Daniela Floris e Daniela Crevena)

26/09/2010

Mirando (Pietro Tonolo) - Alceste Ayroldi

05/09/2010

Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio)

06/06/2010

Bruno Tommaso e Pietro Tonolo, il grande jazz a Sassari. L'Orchestra Jazz di Sardegna, diretta dal Maestro romano ha incontrato il sassofonista veneto. Grande spettacolo e tanti applausi a Palazzo di Città. (Luigi Coppola)

26/04/2010

Live At Music City 1955 & More (Clifford Brown) - Alceste Ayroldi

31/10/2009

Vol. 1 (Vitale - Magatelli - Windfeld) - Alceste Ayroldi

25/10/2009

50 eventi in 15 comuni. E' il 10° anniversario di Ubi Jazz in cui sono tornati sul palco alcuni dei musicisti che hanno fatto la storia della rassegna come Stefano Bollani, Brian Auger, Hamid Drake oltre ad un duo "rumoroso" come il "Traveling through time" di Giovanni Hidalgo & Horacio "El Negro" Hernandez. (Giovanni Greto)

30/08/2009

Laigueglia Percfest 2009: "La 14° edizione, sempre diretta da Rosario Bonaccorso, ha puntato su una programmazione ad hoc per soddisfare l'appetito artistico di tutti: concerti jazz di altissimo livello, concorso internazionale di percussionisti creativi Memorial Naco, corso di percussioni per bambini, corsi di GiGon, fitness sulla spiaggia, stage didattici di percussioni e musicoterapia, lezione di danza mediorientale, stage di danza, mostre fotografiche, e altro." (Franco Donaggio)

28/06/2009

Echoes (Angelo Olivieri) - Gianni B. Montano

06/06/2009

Luminescence (Borah Bergman)

22/02/2009

Fortynine Forever (Stefano Benini Quartet)

05/01/2009

XXIIIa Edizione di "Ai Confini tra Sardegna e Jazz" a Sant'Anna Arresi: "Dedicata alla suggestiva figura ed all'indiscutibile genialità musicale di Don Cherry, la manifestazione sarda, giunta oramai alla sua ventitreesima edizione, ha offerto diversificate sfaccettature del caleidoscopico animo artistico impresso nel tempo dal grande trombettista di Oklahoma City." (Gianmichele Taormina)

12/10/2008

Double Sunrise Over Neptune (William Parker)

20/08/2008

Südtirol Jazzfestival Alto Adige 2008: "Nove giorni di festival itinerante in Alto Adige, curati dall'infaticabile Klaus Widmann e da un gruppo di ottimi collaboratori. Musica, spesso ottima; paesaggi e località incantevoli; buona accoglienza, grandi vini e cibi locali. Un insieme delizioso, disturbato solo da alcune fastidiose bizze atmosferiche, che hanno costretto gli organizzatori a spostare alcuni concerti in spazi all'interno." (Enzo Fugaldi)

18/05/2008

Alphaville Suite (William Parker Double Quartet)

05/04/2008

Etnafest 2008: "Quasi uno stato dell'arte della musica afroamericana, la cui salute è assolutamente eccellente, come testimoniato dai tre concerti qui descritti: Dave Burrell Db3 guest Leena Conquest, William Parker's Inside the Songs of Curtis Mayfield, Joshua Roseman & Constellations" (Enzo Fugaldi)

24/03/2008

Uotha (Hamid Drake - Paolo Angeli)

19/03/2008

The Inside Songs of Curtis Mayfield - Live in Rome (William Parker)

18/03/2008

William Parker Quartet per Jazz a Marghera 2008: "Gli ampi spazi alle improvvisazioni consentono ad ognuno dei quattro, di dimostrare le proprie qualità tecniche e creative, secondo un perfetto equilibrio." (Giovanni Greto)

02/11/2007

Jazz a' Juan 2007: "Il programma interessante e variegato di proposte musicali interpretate da alcuni dei gruppi più degni di nota nel panorama mondiale ha suscitato apprezzamento e consenso tanto da garantire il "tutto esaurito" ogni serata..." (Bruno Gianquintieri)

14/07/2007

Vicenza Jazz festival 2007, IIa Parte: William Parker Octet, Anthony Braxton - William Parker Duo e "Una Notte con il Jazz Tedesco" (Giovanni Greto)

15/04/2007

William Parker, Manu Dibango, Leena Conquest, Adam Nussbaum e molti altri a Chiasso per la decima edizione del Festival di Cultura e Musica Jazz dal titolo "Colour is Jazz", ricca di infinite proposte musicali, di stili, ritmi e improvvisazioni, come infiniti sono i colori a disposizione nel mondo dell'arte figurativa...(Bruno Gianquintieri)

03/12/2006

Reportage dall'Izzven Jazz Festival 2006 in Maribor, Slovenia (Ziga Koritnik)

27/08/2006

Radio 3 Sessions (Domino Quartet)

05/03/2006

Italian songs (Pietro Tonolo)

25/10/2005

Pietro Tonolo al festival di Roccella Ionica. Le avverse condizioni meteorologiche non hanno compromesso la qualità della performance del quartetto anche se costretto in una location di fortuna. (Antonio Terzo)

28/08/2005

24 luglio, prima giornata di Siena Jazz 2005: la straordinaria Piazza del Campo, i concerti di Pietro Tonolo Quartet e Gianluigi Trovesi Ottetto (Alceste Ayroldi)

17/07/2004

Oltremare (Pietro Tonolo)





Video:
Max Roach and Arnie Lawrence Duo in Jerusalem
...
inserito il 11/01/2009  da asiamusiccenter - visualizzazioni: 2484
Charlie Parker - "My old flame"
Charlie Parker (alto sax), Miles Davis (tromp.), Duke Jordan (piano), Tommy Potter (g), Max Roach (drums)...
inserito il 29/02/2008  da caoamarelo - visualizzazioni: 4871
Max Roach - Abbey Lincoln
...
inserito il 12/07/2006  da sky50 - visualizzazioni: 3029


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Data pubblicazione: 22/10/2017

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