Basentini/Hoffman Quintet
Casa del Jazz, 15/03/2011 Roma
di Paolo Incani
Emanuele Basentini - chitarra Alex Hoffman - sax tenore Pietro Lussu - pianoforte Vincenzo Florio - contrabbasso Marco Valeri - batteria
È la prima volta che Emanuele Basentini si esibisce sul palco della Casa
del Jazz ― incantevole luogo modellato nella struttura romana di villa Osio ― e
saluta la nuova gestione con l'augurio, condiviso da tutti, che la CdJ possa diventare
un riferimento per la vita jazzistica di musicisti e appassionati, così come si
preventivava alla sua inaugurazione nel 2005. Uno dei primi brani, Spring is
Here, intende proprio celebrare tale avvento.
Il concerto ha inizio, la scaletta è formata da standards ed evergreens (ad es.
il tema dal film Casablanca) così come è nella routine del chitarrista. Troviamo
brani quali The Best Thing for You (contenuto nell'omonimo album del
2007), Happy Feet, The Song is You oppure ballads come September
Song, Darn That Dream, I've Grow Accustomed to Her Face.
Gli arrangiamenti sono ridotti al minimo così come introduzioni e code ma il senso
di tutto ciò sta nella prevalenza della pura facoltà improvvisativa, nella ricerca
di continui gesti estemporanei. Ogni chorus è diverso dall'altro e la sensazione
- a volte - è che Basentini potrebbe continuare a soleggiare all'infinito
per la grande varietà di soluzioni lessicali di cui è capace. Lo stile del chitarrista
ha salde radici nel jazz degli anni '30-'40 (Bix Beiderbecke è uno dei suoi beniamini)
ma si distingue chiaramente l'influenza di un linguaggio più moderno che su un
beat hard-bop incastona linee melodiche pentatoniche, quartali condotte da
un pensiero bop. La tecnica è ineccepibile.
Dalla sua esperienza newyorkese Basentini torna con un linguaggio che è il
naturale prosieguo della via intrapresa nell'album The Best Thing for
You (ove, tra gli altri, suona la sezione ritmica che qui lo accompagna) e con
un sassofonista 23enne, promessa del jazz. Quest'ultimo, Alex Hoffman, è
ben memore della lezione di Parker che però è sempre più stratificata e non si riduce
più a una sapiente riesposizione di frasi del sassofonista di Kansas City (come
si evince dall'ascolto di precedenti lavori) ma è la base per la fondazione di uno
stile personale supportato da un suono poderoso, simile a quello di Coltrane, soprattutto
nei registri medi. La sezione ritmica, come accennato, ha accompagnato il chitarrista
in più di un'occasione e, dopo aver assolto alla propria funzione è concessionaria
anche di importanti spazi solistici.
L'ora e 45 minuti del concerto sembrano passate in un attimo, le note di The
Song is You sono quelle del bis e questo è veramente dell'ottimo jazz !
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Data pubblicazione: 10/04/2011
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