Wayne Shorter Quartet
Roma, Auditorium 7 novembre 2006
di Marco De Masi
Wayne Shorter – sax soprano e tenore
Danilo Perez
– pianoforte
John
Patitucci – contrabbasso
Brian Blade – batteria
Con il suo stile personalissimo ed imprevedibile
Wayne Shorter rappresenta oggi – sia come strumentista che come compositore
– una figura tanto affascinante quanto atipica del panorama jazz mondiale. Affiancato
da tre musicisti stratosferici – che non hanno bisogno di presentazioni – il nostro
settantatreenne di Newark (New Jersey) continua a stupire ed entusiasmare come in
passato con la travolgente energia dalla sua musica.
Repentini sbalzi delle dinamiche, dolci linee melodiche rotte da articolazioni
cromatiche singhiozzanti, atmosfere cameristiche seguite da dirompenti eruzioni,
accelerazioni e pause improvvise sono le caratteristiche primarie delle esibizioni
dal vivo di questo straordinario gruppo; sicuramente uno dei più innovativi ed eccitanti
oggi.
Una musica che disorienta o rapisce; che si ama oppure si odia. E le reazioni
in sala durante e dopo il concerto ne sono la più autentica testimonianza: "Ma
dove vogliono arrivare" diceva qualcuno, mentre altri commentavano riferendosi
a Blade "basta con questi botti, ma che è capodanno?!". Totalmente
diversi, come si può immaginare, i giudizi della gran parte delle persone presenti
in sala che si sono lasciate coinvolgere totalmente nella follia visionaria del
quartetto: "straordinari..", "questi suonano davvero!"...
Per essere onesti, alcuni momenti del concerto sono stati davvero ermetici;
e per un pubblico in gran parte abituato al jazz classico – e in percentuale minore
forse neanche a quello – l'incontro con una musica così libera ed emotiva, non poteva
che rivelarsi ricco di incomprensioni e fraintendimenti. Era richiesto quindi all'ascoltatore
un alto grado di concentrazione e di "apertura" per godere in pieno delle avventure
solistico-collettive così estrose e inusuali del quartetto.
Grandi applausi comunque nel finale quando
Shorter accenna lo storico tema di Star Wars
durante la sua improvvisazione al soprano, come se il sassofonista avesse voluto
stabilire con la platea quel punto di contatto che fino ad allora sembrava proprio
essere mancato.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
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Data pubblicazione: 17/12/2006
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