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Estival Jazz Lugano 2004
2-10 luglio 2004
di Franco Donaggio
Estival Jazz, giunto alla ventiseiesima edizione, ha proposto quindi concerti in cinque serate confermandosi una delle rassegne più interessanti dell'estate.
Numerosissimo il pubblico che ha reso ancor più suggestiva la centralissima piazza della riforma, tradizionale sede dei concerti.
Dedicato in particolare alla chitarra Jazz, rappresentata nei diversi stili dei musicisti
Charlie Hunter, Pat Metheny e Jimmy Dludlu, ha proposto musicisti di fama mondiale del calibro di Dee Dee Bridgewater, Bobby McFerrin,
Pat Metheny ed una parentesi 'prog-rock' con il concerto degli Yes.
Il
Charlie Hunter trio ha aperto la seconda serata di Mendrisio (il
2 luglio
lo hanno preceduto Sandro Schneebeli,
Chico Cesar e The Wailers)
Giovane ed originale chitarrista di Rhode Island, città dove è nato nel 1968.
Ha comprato la sua prima chitarra all'età di 12 anni e studiato a Berkeley con Joe Satriani, nel 1994 forma il suo trio con il sassofonista Dave Ellis ed il batterista Derek Phillips, una formazione che gli consente di esplorare e fare musica in varie direzioni e di creare una musica in cui è percepibile il percorso tra il funk, il rock, il blues e le radici Jazz di Coltrane, Parker, Tatum e Monk.
Molta creatività ed inventiva, senza eccessi che possano condizionare il lavoro dei partners,
Hunter ha un tocco pulito e sottilmente tinto di blues;
ha proposto una performance molto equilibrata e piacevole fin dalle prime battute.
Buono l'impatto acustico dell'inconsueta formazione composta da chitarra, sax e batteria in cui Hunter suona una particolare chitarra artigianale di 8 corde costruita su misura (un pick-up superiore posizionato sulle corde di basso) che gli consente contemporaneamente la funzione di basso elettrico e chitarra; due musicisti in uno, integrati in una costante e fluente sequenza ritmica con uno swing pulito e piacevole, compensando con la nitidezza del suono il limite tecnico della velocità (utilizza due dita della mano destra sulle corde di basso e tre sulle corde della chitarra).
L'introduzione è caratterizzata da precisi e taglienti stacchi, basati sul drumming crescente di
Phillips alla batteria, entrate aggressive della chitarra e bei fraseggi al sax di
Ellis.
Molteplici varietà timbriche (la chitarra in alcuni solo ed accordi ha il suono di un organo Hammond) e di stili nel corso del concerto caratterizzato da pregievoli interpretazioni dei partners;
Phillips alla batteria, motore costante e vigoroso, capace di virtuose variazioni con il tamburello sul rullante o nel sottolineare le battute con le maracas, Ellis al sax con grinta, suono melodico e sofisticate improvvisazioni ritmiche, hanno creato una solida base su cui Hunter, nel duplice ruolo si è destreggiato con disinvoltura.
I Soulsurvivors
e Angelique Kidjo hanno concluso la seconda serata a Mendrisio.
L' 8 luglio
si riparte dalla piazza della Riforma in Lugano con la presenza di alcuni grandi nomi della scena musicale mondiale.
E' Patti Austin che inaugura la prima delle 3 serate luganesi con il concerto "For Ella", tributo alla grande Fitgerald; il concerto della cantante americana, accompagnata dall'orchestra della Svizzera Italiana, si è tenuto nell'auditorium della radio, a causa delle cattive condizioni meteo.
Accompagnata dal suo trio (piano/contrabbasso/batteria), dall'Orchestra
della Svizzera Italiana diretta da Gabriele Comeglio, composta da 12 fiati, una chitarra ed una sezione di 30 archi, la Austin, caratterizzata da una potente voce, equamente vibrata e dal timbro un po' grave, è una grande performer, interprete di soul, Jazz, scat ed agile vocalist; in oltre 50 anni di successo (canta dall'età di 4 anni), adotta diversi stili musicali;
scoperta da Quincy Jones e Dinah Washington negli anni 70, Patti ha esplorato vari generi attraverso lo studio e l'interpretazione dei grandi standards, qualità percepibili durante la sua performance a Lugano. Fluidità interpretativa e molta spontaneità come interprete ed entertainer, capace di catalizzare l'attenzione del pubblico sui tratti essenziali e la vera anima del personaggio "Ella".
La Austin tra un brano e l'altro racconta..."Per questo progetto ho studiato la cantante ed il personaggio Ella: per cantare ho dovuto conoscerne la storia e la persona, entrare nel personaggio per interpretarlo;
Ella era timida e non c'era nessun uomo in grado di conquistarla come un pianoforte..."
.
La Austin sfoggia le sue qualità dai primi brani, e con timbro diverso e personalità, esegue i
vocalese nelle vesti della Fitzgerald. D'effetto l'accompagnamento degli archi ed il vigore dei fiati che raggiunge grande intensità in
You'll have to swing it (Mr.Paganini).
Segue Our Love Is Here to stay, di
George e Ira Gershwin, uno dei preferiti dalla Fitzgerald e la divertente
A-Tisket, A-Tasket con l'intrigante coro dei musicisti.
Straordinaria partecipazione del pubblico all'ascolto ed esecuzione dei successivi standards
come Satin Doll,
How high the moon, The man I love.
Come di consueto, Patti chiude i concerti con un brano di Patric Williams scritto per lei e dedicato alla Fitgerald:
Hearing Ella Sing.
In piazza della Riforma, nonostante la pioggia, l'inossidabile gruppo degli
Yes, nato nel 1968 dall'incontro del cantante
Jon Anderson e del bassista Chris Squire, che insieme al chitarrista
Steve Howe, all'originale tastierista Rick Wakeman ed al batterista
Alan White, diedero vita al gruppo, infiamma l'eterogeneo e numeroso pubblico.
Grandi trascinatori e 35 anni di attività, sia i brani che i musicisti non sembrano risentire del tempo, ma i primi piani delle telecamere mettono in risalto profonde rughe.
Da notare la particolare voce acuta di Anderson, l'ottima performance del batterista Alan White e l'onnipresente Rick Wakeman in una sequenza di vecchi successi comprendenti la evergreen
Owner of a lonely heart.
Conclude la prima serata luganese il gruppo brasiliano Terra Samba.
La serata del
9 luglio
un folto pubblico attende sul palco due ospiti illustri:
Pat Metheny, uno dei più originali chitarristi del panorama musicale contemporaneo vincitore di 16 grammy e la virtuosa Dee Dee Bridgewater.
Accolto dall'ovazione del pubblico, il chitarrista americano che indossa l'inseparabile
t-shirt a righe inizia un acoustic solo performance con la Picasso Guitar
in cui non riesce a dare il meglio, proponendo una sequenza veloce di accordi
con battute aggressive, ed una seconda parte dal sapore orientale in cui si
accompagna con arpeggi in diverse tonalità.
Il concerto "prende luce" all'ingresso di McBride e Sanchez.
E' So may it secretly begin il primo brano in cui Metheny si distingue per virtuosismi, evoluzioni solistiche ed accordi intercalati con naturale continuità sulla grintosa ritmica dei partners.
Immediato l'impatto sonoro del trio su brani resi famosi dal Pat Metheny Group, caratterizzati dagli arrangiamenti orchestrali e vocali e dalle tastiere di Lyle Mays; la versione
naked offre la chiara lettura dei singoli componenti il gruppo ed i virtuosismi di ciascuno, in grado di interagire con disinvoltura, equilibrio e naturalezza.
L'intensità del concerto cresce con la sequenza di brani famosi come
Always and forever; si delinea la precisione e bravura di Sanchez che incalza i solo vertiginosi di Metheny e la superlativa esecuzione al contrabbasso di McBride.
Molto armoniosa e delicata
James, in cui il contrabbasso esegue la melodia accompagnato dalla chitarra.
Il concerto raggiunge momenti di vibrante tensione con la superba
esecuzione di Lonely woman di Horace Silver in cui Metheny esprime il massimo della creatività e melodia accarezzando le corde della chitarra con delicati accordi, entrate solistiche ed assonanze.
Autografa il concerto un lungo assolo al guitar synthesizers, che riempie la piazza con l'inconfondibile e forte suono della chitarra.
Dee Dee Bridgewater propone brani tratti dalla tradizione latina nel suo "Latin Landscapes".
L'inizio non è molto convincente e nei primi brani non è percepibile il carattere e la bravura della cantante, nota per la sua grinta, le sue variazioni tonali e l'originalità dei vocalizzi.
Il pezzo di inizio e " Let me", di Baden Powell in cui
Sanchez si lancia nel primo solo su una bella base percussiva mentre il pianista
Edsel Gomez, molto pulito scandisce note ed accordi tipicamente latini.
Il secondo è un brano spagnolo di Pedro Flores, una storia d'amore dal titolo "Obsesion".
Si fa notare Minino Garay che alle percussioni duetta con il batterista Ignacio Berroa, bello il fraseggio di
Sanchez e la ritmica in contrapposizione al cantato in una struttura molto semplice.
Vera Cruz è di Milton Nascimento e qui l'impatto sonoro è subito piacevole; dopo l'inizio soft, la cantante vocalizza in un ritmo veloce incalzata dal sax.
La belle vie di Sacha Distel, dedicata agli scomparsi Ray Charles, Elvin Jones e Steve Lacy, regala il momento di maggiore intensità.
Il brano francese è molto famoso e l'arrangiamento esalta le qualità tecniche di
Dee Dee Bridgewater che la interpreta con straordinaria verve e carica emotiva.
Prayer for peace è un brano scritto da
Sanchez in cui la Bridgewater è autrice dei testi, mentre
Adoracion,
di Eddie Palmieri, è il penultimo brano; al ritmo di samba presenta piacevoli stacchi, una bella interpretazione di Gomez e Sanchez ed una divertente variazione ritmica a scandire l'entrata dei diversi solisti; Dee Dee sfoggia le sue qualità di vocalist doppiando i solo del sax.
Pregevole ed originale l'ultimo pezzo, la celeberrima
My favourite things; accattivante l'arrangiamento di Gomez caratterizzato da una vivace e ricca base di percussioni.
La serata si conclude con il concerto del senegalese Cheikn Lo.
Il 10 luglio
è il chitarrista Jimmy Dludlu
ad aprire la serata.
Ai più sconosciuto, è stato invitato per sottolineare i 10 anni dalla fine del regime dell'apartheid e il ritorno alla democrazia.
Si tratta infatti di un artista conosciuto ed apprezzato in Sud Africa, per anni confinato nel suo paese, la cui espressione musicale evidenzia particolare attenzione alle culture musicali europea ed americana.
Spiccata comunicativa e grande volontà di imporsi, ha divertito il pubblico di piazza riforma, coinvolgendolo in cori e ritmici battimano.
Unico leader della band composta da abili gregari, il chitarrista è stata la piacevole rivelazione della serata.
La sua band è composta da Camillo Lombard al piano, Frank Paco
alla batteria, Tony Paco alle percussioni, Seredeal Scheepers alle tastiere,
Alvin Hendrickse al basso e Moreira Chonguica al sax.
Nella sua musica traspare l'influenza dei guitars players contemporanei George Benson, Pat Metheny, Wes Montgomery e Santana, spaziando dalla bossa al samba, dal funky al new wave con richiami alla musica etnica.
Buoni gli interventi dell'organo, del sax soprano e delle congas che hanno supportato il carattere irruente del leader.
McFerrin è l'ospite prestigioso della serata ed è atteso con la sua Voicestra, un'orchestra di sole voci composta da dodici vocalist, fondata nel 1986. McFerrin torna a Lugano dopo
il notevole concerto del 1985, in cui fu unico protagonista della performance tenuta fra il pubblico della piazza. Vocalist incredibile e caratterizzato dalla particolare duttilità vocale che gli consente di modulare dai bassi al falsetto con spontaneità, appoggia il microfono al petto per catturare il suono della voce ed il ritmo della percussione della mano destra sul petto.
La proposta musicale con Voicestra è una sorta di esperienza mistica collettiva, in cui ciascuno dei componenti è in simbiosi con il leader. Bobby la definisce un sogno inseguito per anni che si è realizzato con cantanti dal background classico, Jazz e teatrale; lo spirito del gruppo è produrre nuovo repertorio per gruppi vocali. Il repertorio di Voicestra esplora la world music, i canti africani ed indiani, i cantastorie e nuove canzoni basate sull'alfabeto e le composizioni vocali contemporanee.
Molto suggestiva l'immagine del gruppo sullo stage: dodici cantanti disposti in semicerchio con il leader al centro.
Sotto la sua guida creativa, McFerrin porta il gruppo in performance completamente improvvisate, dove ogni battuta è nuova e libera da preconcetti.
L'ascolto richiede attenzione e non si tratta di un genere easy.
A volte ripetitivo e monotono, con cantilene prolungate.
Sono gli slanci delle soliste a regalare i momenti di maggiore intensità con un paio di interventi mozzafiato.
McFerrin introduce alcuni brani con precisa e straordinaria tecnica, lasciando spazio alle improvvisazioni del gruppo che con incredibile abilità, ed in sporadici interventi, ha entusiasmato il pubblico riproducendo una sezione ritmica per sole voci.
Sarà il gruppo cubano dei Los Van Van, inventore del ritmo "songo", a chiudere la ventiseiesima edizione trascinando il pubblico di piazza della riforma in un lungo percorso sonoro alle prime ore del mattino.
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Data pubblicazione: 06/11/2004
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