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Intervista a Peter Guidi
Jazzmania Big Band al Divino Jazz Festival
19 settembre ‘08
Testo e foto di Massimiliano Cerreto

Un incontro imprevisto, un'intervista "pirata" e un ricordo da condividere con gli amici di Jazzitalia. Ma incominciamo dal principio. Collaborando (tra gli altri) con un'agenzia fotogiornalistica, avevo deciso di seguire il concerto degli Avion Travel, ospiti della rassegna DiVino Jazz Festival (18-21 settembre ‘08), che si è tenuta il 19 settembre presso il cinema teatro Corallo di Torre Del Greco (Napoli). Superfluo aggiungere che la loro esibizione è stata a dir poco straordinaria, e colgo l'occasione per ringraziare dell'invito l'amico Mimì Ciaramella, il loro batterista. Evento (per me) del tutto inaspettato, invece, lo spettacolo della big band olandese Jazzmania, che si è tenuto al termine di quello della "piccola orchestra". Grazie alla collaborazione con il consolato d'Olanda, è stato possibile invitare questo incredibile ensemble di 18 musicisti, con la direzione del flautista e compositore italo/scozzese Peter Guidi.



(Peter Guidi e la Jazzmania Big Band)
Nato in Scozia da genitori toscani, il M°Peter Guidi tiene corsi di flauto, sax, musica d'insieme e big band presso il Conservatorio e la Scuola di Musica di Amsterdam (Muziekschool), quest'ultima aperta a studenti di giovanissima età. Al di là dei meriti artistici e del prestigioso curriculum, è considerato uno dei pionieri del sistema educativo musicale in Europa. Ne è espressione diretta la Jazzmania Big Band, che celebrerà il suo ventesimo glorioso anniversario il prossimo 19 ottobre suonando presso lo storico locale BIM Huis, tempio del jazz olandese. Vincitrice di decine e decine di premi nazionali ed internazionali (e mai un terzo posto, come orgogliosamente sottolinea lo stesso Peter Guidi, nda), tra cui il primo posto (per la quinta volta consecutiva) nell'ambito del Concorso Nazionale delle big band, la grande orchestra diretta dal M°Guidi porta in scena un repertorio in grado di raccontare al pubblico i momenti più importanti della storia del jazz, da Duke Ellington sino ai nostri giorni. Da sottolineare anche la difficoltà esecutiva di alcuni brani, soprattutto in relazione all'età dei musicisti, talvolta inferiore ai 13 anni.

(L'intervista "pirata") Se "indossi" un'attrezzatura fotografica professionale, difficilmente chi ti osserva può immaginare che tu sia anche (e soprattutto) un giornalista, nonostante il pass riportasse la scritta press. Così, per catturare l'attenzione del M°Peter Guidi gli ho proposto una foto di gruppo, alla quale si sono aggiunte tutte le persone che lavorano per la cooperativa La Bazzarra. Pochi minuti dopo, e fatte le debite presentazioni di rito, il maestro m'invita a raggiungerli nel loro albergo per una "breve" intervista. Per fortuna, non sapeva che le mie interviste non sono mai brevi!

Napoli è stata recentemente oggetto di attenzione da parte dei media nazionali ed esteri a causa del disastroso problema dello smaltimento dei rifiuti; che immagine ha avuto della città e quale ricordo pensa che porteranno con loro i suoi "ragazzi"?

Quando ho detto ai miei allievi che saremmo venuti a Napoli, oltre ad aver raccontato loro delle sue bellezze paesaggistiche e della sua storia (è orgoglioso delle proprie origini italiane e ha una conoscenza della storia dell'arte invidiabile, Nda), li ho anche informati che avrebbero potuto mangiare le migliori pizze del mondo, i migliori gelati e bere un vero caffè! A parte scherzi, abbiamo visitato il centro storico e siamo rimasti incantati dalla statua del Cristo Velato (visitabile presso la Cappella San Severo, nei pressi di Piazza San Domenico, Nda). Credo che Napoli sia una città bellissima e spero i miei musicisti la ricorderanno per questa ragione. Più in generale, mi piace molto l'Italia, non solo per le mie origini, ma anche perché ho vissuto a Milano per ben dieci anni!

Perché non ci racconta del suo periodo italiano?

Dal 1973 al 1983 ho avuto la fortuna di poter vivere uno dei momenti più felici per il jazz italiano. La mia casa era lo storico "Capolinea", di Giorgio Vanni. Noi artisti più giovani eravamo spesso pagati con un piatto di pasta, un bicchiere di vino, e una volta ho anche aiutato a dipingere le pareti del locale! Ma il vero compenso era poter suonare tutte le sere e respirare il jazz più autentico. Ricordo Larry Nocella, Massimo Urbani, Tullio De Piscopo, con cui ho inciso il suo primo album (Sotto e 'n coppa, Carosello), Luigi Bonafede, Franco D'andrea e tantissimi altri. E' stato bello anche poter suonare al Club 2 di Brera, dove venivano alcuni degli artisti più importanti dell'epoca. Poi, ad un certo punto, Milano è diventata la città degli affari e della moda. Nel tentativo di "ripulirla", sono riusciti solo a mandare via le persone perbene e molti artisti. Così, ho deciso di andare a Londra e, successivamente, mi sono trasferito ad Amsterdam. La capitale olandese è fantastica perché essendo una città relativamente piccola, riesci a sentirla davvero tua.

Il jazz olandese è più vicino alla corrente culturale nordeuropea, ad esempio alla musica proposta dall'etichetta ECM, oppure ha dei legami con la cultura mediterranea?

Le principali influenze stilistiche sono quelle provenienti da New York. Infatti, c'è un gemellaggio artistico tra il Conservatorio di Amsterdam e la Manhattan School of Music. Nei nostri clubs si ascolta moltissimo hard-bop e modern jazz, e c'è anche una piccola corrente di free jazz.

Tutti i jazzisti italiani che ho incontrato nel corso degli anni lamentano la mancanza di luoghi dove poter suonare. Com'è essere un jazzista in Olanda?

Difficile, come credo ovunque. Non solo perché sono pochi i locali che investono in una programmazione jazz, ma perché anche nell'ambito dei festival vengono scelti artisti che poco hanno a che fare con questo genere. Un rapper può essere invitato ad un festival jazz, ma un jazzista può essere invitato ad un festival rap? E' vero che i confini del jazz sono molto ampi, ma esistono (si sofferma molto sul carattere improvvisativo del jazz, Nda). Stiamo tutti rischiando di perdere la nostra identità e, anche se non sono un conservatore, credo di essere una persona dotata di buon senso! Dizzy Gillespie diceva: "everybody comes from somewhere". Perdendo le nostre radici, perdiamo anche la sincerità della musica, e il pubblico lo avverte.

Ma il jazz è ancora vivo?

Credo che tutti i sogni si possano realizzare, a condizione che ci siano i soldi per farlo! Il jazz deve essere suonato dal vivo per rimanere vivo (dice: "Jazz must be played live to keep it alive", Nda). I miei allievi, e qualcuno incomincia a studiare con me sin dall'età di 9/10 anni, seguono un percorso formativo molto duro. Mi spiace pensare che, una volta completato, dovranno contendersi la possibilità di suonare in qualche piccolo club. Sino a quando sono nella big band, grazie ai loro sacrifici, calcano palcoscenici internazionali, vincono premi e vedono riconosciuto il loro talento. Ma dopo? Ogni governo ha una precisa responsabilità sia nella formazione sia nell'offrire opportunità ai giovani.

Ogni volta che incontro uno straniero, mi riesce davvero difficile spiegargli la situazione politica in Italia…

…eppure l'Italia ha una grande responsabilità in campo culturale e artistico. Il 73% del patrimonio artistico è nel vostro Paese, senza contare le vostre opere esposte nei musei stranieri. Quando le persone vanno in un museo, cosa vedono? Le opere degli artisti oppure i nomi dei burocrati di ogni tempo e latitudine? Non dimentichiamo che l'italiano Guido d'Arezzo (monaco benedettino nato nel 991 d.c.) è stato l'inventore del sistema di notazione musicale ancora oggi in uso: Ut queant laxis Resonare fibris Mira gestorum Famuli quorum Solve polputi Labii reatum Sancte Iohannes (Affinché i tuoi servi possano cantare con voci libere le meraviglie delle tue azioni, cancella il peccato del loro labbro contaminato, oh san Giovanni). E' l'arte a definire una cultura, non dimentichiamolo! Adesso ti devo lasciare perché devo tornare dai miei ragazzi. A presto!

Il maestro torna dai giovani musicisti, tutti seduti nel giardino dell'albergo intenti a "smaltire" l'adrenalina del concerto. Continueranno ad essere musicisti per il resto delle loro vite? Quante volte cambieranno idea nel corso degli anni? Certo è che crescere con la musica, e grazie alla musica, così come imparare il senso dello stare in gruppo, sono cose che hanno un valore enorme!

Per maggiori informazioni:
www.peterguidi.com
www.jazzmania.nl

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COMMENTI
Inserito il 26/11/2008 alle 20.29.36 da "info"
Commento:
Grande Peter, bellissime le tue risposte all'intervista.
Spero di incontrarti presto.
Con stima
Max Ionata
 


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Data pubblicazione: 23/11/2008

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