Antonio Faraò American Quartet Teatro Lauro Rossi Macerata - Giovedi 14 novembre 2013 di Viviana Falcioni
foto di Andrea Feliziani
Joe Lovano - sax soprano, tenore Antonio Faraò
- piano
Ira Coleman - contrabbasso
Billy Hart - batteria
L'apertura della nuova stagione jazz maceratese è affidata all'eccellente formazione
dell'American Quartet di Antonio Faraò.
Con il leader Faraò, il sassofonista dal suono aspro e personalissimo
Joe Lovano, un elegante e grintoso Ira Colemanal contrabbasso
e alla batteria torna nelle Marche dopo un fantastico tour estivo con "The Coockers",
il leggendario Billy Hart. Al Teatro Lauro Rossi di Macerata il
quartetto ci presenta "Evan", progetto discografico con le suggestive composizioni
di Antonio Faraò
tratte appunto dall'omonimo cd uscito recentemente su etichetta Cristal Record.
Un entusiasmante inizio di programma per il cartellone
Jazz TLR 2013-2014 e, per il nuovo anno, sono previsti una serie di concerti
dedicati ai Jazz Singer. Anche se i nomi non sono stati ancora resi noti,
si consiglia di rimanere sintonizzati perchè ci saranno delle belle sorprese. Grazie
all'associazione Musicamdo e al suo direttore Daniele Massimi, il
13 novembre, c'è stata una interessante appendice: il pianista Giovanni Ceccarelli
e il bandoneonista
Daniele
Di Bonaventura si sono ritrovati nella città di Camerino, poco distante
da Macerata, per la registrazione di un album che uscirà per la "Musicamdo production".
Il concerto, alla presenza di un pubblico particolarmente attento, si è svolto
nel bellissimo Teatro Marchetti, sede ormai conclamata del prestigioso P.I.M.U.
Ma torniamo al quartetto americano di Faraò: il pianista romano ma Milanese
di adozione, che ha all'attivo undici album da leader con prestigiose etichette
discografiche quali Enja, Cam e Cristal, abbina uno stile jazz afro-americano
post bop con un tocco contemporaneo estremamente personale. I brani originali e
incredibilmente variegati e un paio di cover d'ampio effetto che troviamo anche
nell'album "Evan", offrono notevoli spunti d'interesse all'ascolto,
Faraò oltre ad essere uno dei pianisti di spicco più famosi a livello internazionale,
è l'espressione di un grande talento compositivo.
L'inizio del concerto slitta di una ventina di minuti ma comprensibilmente dato
che per il sassofonista italoamericano è stata una giornata piena di appuntamenti:
già dalle prime ore del pomeriggio Joe Lovano ha visitato il laboratorio
Borgani che ha la sua sede storica a Macerata, per visionare i sassofoni
di cui il famoso jazzista è endorser. Il suono di Lovano, immediatamente
riconoscibile, ha quella sua particolare sonorità scura che il Borgani tende
ad evidenziare. Il sassofonista italo-americano ha inoltre risposto alle domande
dei giornalisti presenti alla conferenza stampa, con un lungo e appassionato racconto
attraverso la storia e i ricordi della sua attività artistica.
Il concerto inizia sulle note di "Another Way", un ritmo libero e swingante
nel complesso linguaggio del bebop. C'è anche un free approach in audaci
fraseggi creativi e interessanti invenzioni di dialoghi tra i componenti del gruppo.
Billy Hart, che è parte del quartetto in questo tour al posto di
Jack DeJohnettepresente invece nell'album Evan, contribuisce con superbe creazioni e
rullate ad effetto. Il fuoriclasse della batteria, già protagonista con Lovano
del progetto "Saxophone Summit" dedicato a
John Coltrane,
esibisce una carica ritmica esaltante.
I brani veloci sono spesso arricchiti da un robusto groove ritmico e estrosi disegni
sonori che esplodono dalle ance di Joe Lovano. In "Giant Steps"
ne emerge una foggia contemporanea capace di fondere l'hard bop modale con esplorazioni
timbriche e dinamiche di un jazz più contemporaneo, padroneggiando un lessico musicale
aperto a nuovi ritmi.
"Evan" è una dolce ballata, un ostinato del piano ove sussurrano le note
lunghe e chiare del soprano. Grande imprevedibilità del tema nel raffinato "solo"
al contrabbasso di Ira Coleman. Il brano lascia ampie possibilità di interazione
tra i quattro musicisti e si evince l'importanza di una condivisione e intesa alla
base di un lavoro progettuale, tanto è vero che i quattro musicisti hanno alle spalle
notevoli scambi e collaborazioni.
Lovano torna al tenore in "So Near" dimostrando una grande cura per
il suono e nello sviluppo della melodia. I suoi soli sono squarci di luce e atmosfere
graffianti, c'è in lui un' innata ricerca musicale attenta ai molteplici linguaggi
sonori. Faraò è l'artefice di invenzioni armoniche e melodiche di pregevole
eleganza, i suoi brani, caratterizzati da uno swing permeante, lasciano arguire
una ricerca volta al contemporaneo senza mai perdere di vista una personalità e
coerenza ben definita.
"Riflessioni" rivela in filigrana la sottile sensibilità dell'autore e, dalle
immaginifiche composizioni, emergono nuove atmosfere e nuovi intenti.
Antonio Faraò
ha un impeccabile tocco e ad ogni finale c'è un'incredibile sensazione: le note
sembrano abbandonare i tasti del pianoforte lievitando fino a scomparire lasciando
l'ascoltatore con il fiato sospeso prima dell'applauso.
Ancora ballad e ancora un lavoro di cesello per tirar fuori sempre nuove idee.
"Per caso" scivola via dolcemente, l'esplorazione sonora è per il solo trio
e il contrabbasso di Ira Coleman sa dosare sicurezza con un superbo tocco di classe.
Una grande prova per il quartetto americano che ci regala un "Roma non fa la
stupida stasera" come bis prima di proseguire il breve tour italiano, solo cinque
tappe per un supergruppo di tale levatura ci sembrano davvero poche!