Ecco un prodotto fresco, innovativo e ben eseguito. Massimo Colombo, pianista e tastierista milanese, ha costruito un lavoro d'impatto immediato ma non semplicistico, illuminato dalle percussioni di
Francesco Sotgiu e dalle dense ed ordinate cavate di Marco Micheli.
Come si può leggere nelle liner notes del booklet interno, scritte dallo stesso
Colombo, la prima esperienza discografica del trio risale al 1989. Successivamente
Colombo ha sperimentato varie formazioni e varie sonorità oscillanti tra l'elettronica, la classica ed il rock.
La ricomposizione dell'ensemble è stato un atto dovuto che ha dato luogo a questo intenso lavoro. Le esperienze maturate dal leader si sentono tutte: le composizioni sono ricche d'influenze policrome.
Tredici tracce in totale: è un lavoro che porta verso diversi orizzonti, un "border line" con accenni alla vitalità etnica, a tratti tribale (come nel caso di Rumori molesti). Il garbo e l'eleganza stilistica si evidenziano in Conscious, lì dove emerge il pianismo armonico di
Colombo, così come è ben tratteggiata in Anjo Azul.
Il susseguirsi di rumori sonanti, in assenza di armonie, caratterizza il brano L'Ozio Armonico, ma anche alcuni temi di altre tracce.
Il gioco del suono tra lucidità compositiva ed improvvisazione, pervade questo lavoro, complesso e suggestivo.
La ruvida track
introduttiva, Viva Marco (dedicata al
contrabbassistta Marco Micheli) non deve far pensare ad un lavoro eccessivo, seppur il brano sia legato a degli schemi sonori di un certo spessore.
La "rocciosità" è presente in tutte le composizioni, sempre cantabili, ma mai con facilità disarmante, così come appare evidente in Senza peccato e SW4, che non danno spazio a suoni omologati od a schemi precostituiti.
L'imprinting "marino" della foto di copertina nonché di quelle interne al booklet, sono in simbiosi con il sound del trio che alterna la dolcezza alla scomposizione archetipa delle note, intervallata da fraseggi ribelli alla stregua delle onde del mare.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia