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Biagio Coppa, Gabriele Orsi, Francesco Di Lenge Feat. John Patitucci
Monk's Mind
music center (2011)
1. Brilliant Corners (T. Monk) 7:32
2. Ipotesi Monk (B. Coppa) 5:52
3. Mon'Key (F. Di Lenge) 5:39
4. Think of One (T. Monk) 7:55
5. Know (G.Orsi) 7:30
6. Ugly Beauty (T. Monk) 5:48
Biagio Coppa - sax
Gabriele Orsi - guitar
Francesco Di Lenge - drums
Featuring
John Patitucci
- double bass
"Monk's Mind" è l'album registrato a New York da tre
musicisti jazz italiani,
Biagio Coppa ai sax, Gabriele Orsi alla chitarra elettrica e Francesco
Di Lenge alla batteria, che in questo disco sono affiancati da un contrabbassista
il cui nome parla da solo:
John
Patitucci.
I Nostri non sono nuovi a progetti come questo, dove traggono ispirazione dalle
composizioni di grandi autori, contaminando i generi e reinterpretando i brani con
ispirata freschezza molto attuale che è stata giustamente apprezzata anche oltre
oceano.
In questo album oltre a tre composizioni di Monk ("Brilliant Corners", "Think of One"
e "Ugly Beauty"), ascoltiamo anche tre brani originali, uno per ciascuno dei tre musicisti
italiani.
Il disco si dimostra stilisticamente coerente dall'inizio alla fine. Che l'autore
dei brani sia Monk o uno dei tre musicisti italiani, all'ascolto percepiamo inequivocabilmente
l'ispirazione che c'è alla base di questo progetto. Gli "errori sbagliati"
di Monk, la celebre frase a lui attribuita dopo un'improvvisazione che qualcuno
trovò "discutibile", vengono volutamente citati sulla copertina del disco immediatamente
sotto al titolo, a conferma della volontà degli artisti di restare fedeli alla visuale
monkiana nell'approccio ai brani, sia nei temi sia nelle improvvisazioni.
La caratteristica peculiare che cogliamo in tutto l'album è infatti quel fraseggio
spigoloso e difficilissimo, tipico di Monk, e quell'alternanza di swing e sezioni
in cui si vanno ad incastrare idee melodiche impreviste, note e pause che non cadono
mai quando ce le aspetteremmo, e che ci riporta immediatamente col pensiero ad uno
dei suoi pezzi più celebri e più ostici da eseguire, "Evidence".
Questo album non ha mai momenti di cedimento, tutti i brani sono prove impegnative
nelle quali i musicisti danno sempre il massimo, con grande concentrazione ed ispirazione.
Le sonorità a volte ci sorprendono per via della chitarra elettrica che modernizza
il sound monkiano, sempre comunque riconoscibile in tutto l'album. Ma si tratta
di una questione timbrica, più che stilistica, perché l'approccio è sempre decisamente
jazzistico.
La ritmica è molto coinvolgente, in un susseguirsi di idee in continua evoluzione,
ma anche passando attraverso momenti di swing teso e di grande effetto.
Tutti gli strumenti trovano spazi adeguati per esprimersi, in un'alternanza di proposte
e suggerimenti che sono sempre caratterizzati da grande equilibrio e varietà d'idee.
Il contrabbasso di Patitucci svolge un ruolo importante, anche con bellissimi momenti
solistici, come ad esempio nell'introduzione del sesto brano, "Ugly Beauty", suonato
con l'arco.
E' notevole la capacità di questi artisti nel rivisitare e fare proprio, modernizzandolo,
lo stile di Monk, pur senza snaturarlo minimamente. Infatti anche nelle composizioni
originali aleggia sempre la presenza Monkiana, a dimostrazione di quanto il suo
stile sia stato interiorizzato da questi musicisti, divenendo un elemento del loro
stesso linguaggio, ma con tutti i verbi coniugati al futuro.
Rossella del Grande per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 08/04/2012
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