| Biagio Coppa Antagonisti Androgeni
 
 
  No Flight Records (2011)
 
 1. Goccia
 2. Antagonisti Androgeni 1
 3. Antagonisti Androgeni 2
 4. First Come, First Served
 5. One Size Fits All
 
 
 Biagio Coppa - saxNate Wooley - tromba
 Cory Smythe - pianoforte
 Trevor Dunn - contrabbasso
 Tyshawn Sorey - batteria
 
 
 Non è facile recensire un disco come questo. È jazz? Musica d'avanguardia? Ambient? 
È più facile dire cosa NON è, e sicuramente non è un disco comune. Un buon indizio 
lo danno gli stessi musicisti, nelle note di copertina: "immaginate un ascoltatore 
collegato ad una serie di macchine, che ne registrano ogni parametro -ritmo cardiaco, 
sudorazione, movimento delle pupille-. Ne otterrete qualcosa di irregolare, imprevedibile, 
VIVO.". Lo scopo quindi è riportare in musica l'irregolarità e la ricchezza 
del corpo umano, per suscitare nell'ascoltatore le stesse identiche sensazioni, 
quei "segnali di vita" che la monotonia -musicale, lavorativa, relazionale- ha annullato. 
Capire questo concetto è la base per comprendere poi l'intero album, che altrimenti 
potrebbe risultare un groviglio di suoni a casaccio, un'abominevole creatura frankensteiniana. La registrazione è avvenuta al Eastside Sound di New York, anche se il Cloud 
Gate in copertina farebbe pensare a Chicago. "Il fagiolo", come lo chiamano 
gli americani, è un'opera completamente in acciaio che riflette (e distorce)
la realtà circostante, e questo, in fondo, è uno dei temi dell'album stesso. 
Al di là dell'aspetto concettuale, il disco è stato curato anche nella forma: ogni 
brano è composto e maneggiato anche nelle parti improvvisate, quelle più free. 
Generalmente ad aprire è un'introduzione piuttosto anarchica, ancora logica nonostante 
il tempo dispari, che poi sfocia in un caos apparente. Prevalgono ambiziosi tempi 
composti, come il basso in 16/8 di "antagonisti androgeni 1", introdotto 
però da una battuta in 12/8: sicuramente non facile da decodificare.Per il resto troviamo un mix tra musica, rumori di oggetti percossi, interventi 
di sax svitato e urla disumane. Per stomaci forti.
 Tra le influenze, non è difficile scorgere la psichedelica fine anni Sessanta 
in generale, il Miles Davis di "Bitches Brew" ed i Radiohead 
più futuristici e dispotici (in fondo Coppa ci parla di macchine attaccate al corpo, 
sulla scia tematica di Ok Computer, e non è escluso che un'ipotetica macchina-uomo 
non possa essere androgina). Matteo Mosca per Jazzitalia 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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| Questa pagina è stata visitata 1.857 volte Data pubblicazione: 18/03/2012
   
 
 
 
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