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Biagio Coppa Flight Band
S-Compagine Musicale Vol. 1
No Flight Records (2014)
1. Nefertiti 2 (Coppa)
2. Nefertiti (Shorter)
3. Skippy (Monk)
4. What Am I Here For? (Ellington)
5. Mercy, Mercy, Mercy (Zawinul)
6. Better Git It In Your Soul (Mingus)
7. Misterioso (Monk)
8. Bluesmaker (Coppa)
Maurizio Modica - tromba Angelo Contini - trombone Aldo Mariani - sax soprano Riccardo Mestroni - sax alto Paolo Branzaglia - sax tenore Renato Di Nubila - sax baritono Gianfranco Pascale - clarinetto basso Mario Toscano - fisarmonica Stefano Mansueto - chitarra Giuseppe Fiorito - pianoforte e tastiere Franco Pandini - contrabbasso Francesco Carrara - basso elettrico Gino Emanuele Natalicchio - batteria
Un album che ripercorre la storia del jazz, lo si capisce dai grandi nomi che popolano
la track-list, una storia illustre, formalmente raffinata, cui Biagio Coppa, con
la sua Flight Band, infonde una notevole carica di eclettismo contemporaneo, rileggendo
i brani e a suo modo distorcendoli con un colorismo sonoro che trova pochi eguali.
La scelta della big band può apparire convenzionale, ma l'idea sfuma subito sin
dalle prime note del brano d'apertura Nefertiti 2 (l'omonimo omaggio di Coppa
a Shorter e Davis), che introduce in un jazz dinamico, dove una batteria che guarda
decisamente alla dance "tattile", supportata dal basso elettrico, si affianca a
una linea di sax che ricorda gli anni di Broadway. Interessanti (come del resto
negli altri brani), i cambi d'atmosfera, raffinatamente onirici, con le partiture
dei fiati che aprono squarci di vuoto surrealista su un'ideale architettura sonora.
Un jazz a tratti fluido, sperimentale, che sconfina nella forma della suite sull'esempio
dei Pink Floyd. Sorprende infine la chitarra decisamente rock di Mansueto, che sembra
uscire direttamente da un garage di Seattle, dal suono splendidamente ruvido, con
insistiti feed-back e scale dal grave all'acuto. Analoghe atmosfere un po' noir
nell'originale di Shorter, arricchito da interessanti fraseggi di tromba in stile
manouche. Tutto l'album, comunque, procede sul fil rouge di un jazz che si permette argute voci fuori copione, come la bella intro di Mercy,
Mercy, Mercy, che la trasforma in un travolgente brano di jazz-rock,
a metà fra la ballad e la marching-band. Qui spiccano anche le frasi
sincopate dei fiati, alternate a fraseggi più articolati. Altra importante aggiunta
dell'orchestra, la discreta fisarmonica di Toscano, che fa capolino in What Am
I Here For? - un omaggio a Duke Ellington -, arricchito però da un tappeto sonoro
che da lento e introspettivo, scivola nello swing nella sua parte centrale.
Coppa assembla e dirige una big band particolarmente versatile, che interpreta ogni
singolo brano come fosse un racconto suddiviso in molteplici capitoli, ognuno dei
quali forgiato dall'inventiva profusa negli arrangiamenti. Un album colto e ironico
insieme, che invoglia sia alle atmosfere solitarie e meditative à la Miles
Davis, sia alle raffinate atmosfere notturne newyorkesi, sia, infine, alle luci
dei club della Broadway degli anni d'oro, il cui scintillio ci viene sapientemente
suggerito dalle lunghe e articolate partiture per i sax, le trombe e i tromboni.
Jazz creativo, jazz d'autore, jazz classico e contemporaneo insieme; l'album è questo
è molto altro, e svela il lato simpatico e il lato intellettuale della "musica del
diavolo".
Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 23/08/2015
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