di Antonio Terzo
Anche quest'anno la
rassegna umbra del jazz ha dato fondo a tutte le proprie risorse per metter su il consueto appuntamento estivo che si prefigge di promuovere la cultura jazzistica italiana e mondiale in Italia e nel mondo.
Così per chi riesca ad organizzarsi e recarsi in Perugia, per l'occasione tutta allestita con palchi per strada nelle due principali piazze del comune medioevale, l'impatto è di quelli che non si dimenticano e l'atmosfera trasuda musica da ogni singola pietra, mattone e sanpietrino del capoluogo umbro.
È possibile ascoltare musica nelle streeet parades con The Funky Seven Brass Band of New Orleans, seguire o fermarsi a sorseggiare o addirittura a pranzare ad uno dei tavolini dei bar-snack bar-restaurant all'aperto, sotto gli ombrelloni, unica difesa dal caldo estivo e ristoro per chi abbia già presenziato in piedi ad altri concerti, e qui assistere alle performance di Mitch Wood & his racket 88's, del quintetto di Donald Harrison o del divertente
Ray Gelato che rispolvera vecchi successi dal nostalgico sapore italo-americano, da
. In serata, da un lato un buon concerto gospel con Bobby Jone & The Nashville Super Choir e sull'altro versante a tenere ancora banco Ray Gelato & Co.
Chi voglia invece beneficiare di "vero", sano, puro buon jazz deve allora fornirsi di regolare biglietto (sempre che ne trovi, di biglietti) e così accedere ad uno dei luoghi sacri del jazz locale, il Teatro Pavone, "resident" Francesco Cafiso with James Williams Trio
(sostituito poi per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute), il Teatro Morlacchi, che a mezzogiorno – in orario in effetti scomodo per chiunque abbia potuto assistere alle jam estemporanee fino all'alba e si prepari ad altre notti di furori musicali – mette in scena le ultime novità della etichetta discografica di casa, l'Egea Records, mentre il pomeriggio propone il Jason Moran Bandwagon Trio o il duo
Fresu-Caine, o votare il pasto all'ascolto del pregevole Renato Sellani Trio con Barbara Casini o con Gianni Basso, ovvero intraprendere la discesa fino all'Arena di Santa Giuliana e godere di uno dei concerti che la grande kermesse presenta per le sue soirée di punta (in questo caso con jazzisti quasi tutti "D.O.C.": dal mitico trio Keith Jarrett-Gary Pecock-Jack DeJohnette agli inossidabili Manhattan Transfer e la Count Basie Orchestra, da Dee Dee Bridgewater a Bart Bacharach, dal duo Charlie Haden-Carla Bley con la Liberation Music Orchestra al fantastico quartetto Hancock-Shorter-Holland-Blade, fino a Michael Bublé, Giorgia, Milva, B. B. King,
George Clinton, James Brown, Alicia Keys, ancora piuttosto fuori le righe). Tutto ciò, però, rigorosamente a pagamento e con biglietti esauriti già da settimane: da evitare per gli avventori ed avventurieri che credendo nella vocazione divulgativa della nove-giorni jazzistica si presentino all'ultimo momento convinti di venire edotti su questo genere musicale, esimio sconosciuto.
Per i palati più raffinati ed esigenti, comunque, appuntamento immancabile è senza dubbio costituito dalle esibizioni notturne del "ciclo" 'Round Midnight, dove a calcare le assi dei teatri coinvolti (il già citato Morlacchi, il Pavone, il Club Zibaldone) sono John Scofield con Steve Swallow e Bill Stewart, Rosa Passos Quintet, Michel Camilo, Jackie McLean Quintet, Joe Lovano Quartet con Hank Jones, Kurt Rosenwinkel con Brad Mehldau e Joshua Redman,
The Bad Plus, Nicola Conte e Paolo Fresu in sestetto.
Quindi musica ad ampio respiro, con spiccate sporgenze verso generi diversi dal jazz, sebbene qualche fruitore più smaliziato affermi che, nonostante gli ingenti investimenti e le grandi sponsorizzazioni – il verde-heineken imperversa ad ogni angolo della ridente cittadina – i concerti gratuiti restino troppo poco jazzistici per una manifestazione considerata paladina della promozione del jazz in Italia e fuori d'Italia. Nondimeno, i più informati sanno anche che al patron perugino è stata già offerta l'organizzazione di un'analoga rassegna a Melbourne: chissà che birra bevono in Australia!
Preferendo infine glissare su alcune defaillances – forse inevitabili per la mastodontica macchina organizzativa – che hanno condizionato non poco operatori ed addetti ai lavori nel seguire e dar facilmente conto di quanto musicalmente accadeva, si ringraziano l'organizzazione, l'ufficio stampa e le gentilissime addette per la loro disponibilità e cortesia.