Terence Blanchard Quintet
New York, Jazz Standard, 9 gennaio 2011
di Marco Losavio
Terence Blanchard -
tromba
Fabian Almazan -
piano
Joe Sanders - contrabbasso
Brice Winston - sax
Kendrick Scott - batteria
Questa sera allo Jazz Standard, si conclude la "cinque giorni" di
Terence Blanchard
e il suo quintetto. Blanchard, 5 Grammy Awards, membro dei Jazz Messenger di Blakey,
propone una musica che stravolge le aspettative e dilata gli argini espressivi.
Il primo brano è "Dare to Dream" tratto dall'album
"Introducing" di Brice Winston in cui il leader mostra una incredibile
capacità di modulare le note con impercettibili aumenti tonali fino a raggiungere
vette altissime e sempre con analoga intensità. La ritmica caleidoscopica offre
vari momenti di fluidità sui quali è proprio la tromba di Blanchard che, al contrario,
diviene ritmicamente scomposta e imprevedibile.
Kendrick Scott ha una presenza scenica decisiva, un vero driver dell'intero
corpus dinamico. Il piano esegue evoluzioni combinatorie incastrate al batterismo
di Scott e che quindi lasciano prevaricare figurazioni ritmiche su un costante movimento
armonico.
L'impatto positivo continua nel corso dell'intera serata in cui si distingue
particolarmente l'esecuzione di "Choices". Tratto dall'omonimo album, Blanchard
si avvale anche della voce recitante di Dr. Cornel West col suo pervasivo "That's
the human challenge". Una ballad in cui la tromba si presenta come un lamento,
Blanchard glissa ogni nota accarezzando l'intensa melodia. Winston esegue
un solo molto coinvolgente ma Blanchard non è da meno conducendo il trio
a gestire dinamiche elaborate, dispari, intense, pregne di pathos e grinta al tempo
stesso. Gli occhi sono comunque sempre su Scott, vero coordinatore, in spirituale
contatto col leader e tramite verso gli altri. Le trame drammatiche di "Choices"
assurgono ad un finale in cui sax, tromba, voce fuori campo e il resto della band
crescono fino a raggiungere una tale compattezza da lasciare letteralmente tutto
il pubblico silenzioso, immobile. Grande musica.
L'omaggio al passato non manca con "Autumn Leaves".
Blanchard, vero maestro delle pause, sospende frasi lasciandole nel vuoto
per una, due misure per poi riprenderle come se avesse continuato, come un giocoliere.
E' una vera e propria simbiosi tra Blanchard e Scott il quale è in grado
di staccare all'unisono nel culmine delle frasi. Almazan stenta inzialmente
nel trovare una via, un discorso che dall'"incespicato" culmina nel finale
in un grande solo.
Le composizioni dalla forma non canonica, i fraseggi obliqui che "graffiano"
l'armonia, la ritmica primaria creatrice delle atmosfere rendono il
Terence Blanchard
Quintet un combo di "visionari", di musicisti che si muovono verso direzioni
innovative offrendo un ascolto mutevole e trasmettendo la chiara percezione di una
pagina voltata.
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Data pubblicazione: 13/02/2011
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