John Coltrane
Hamlet, North Carolina
23 set 1926 - New York, 17 lug 1967
di
Marco De Masi
Nato il 23 Settembre del
1926, muove i primi passi
da professionista in numerose formazioni di R&B. Solo ventitreenne, viene ingaggiato
nell'orchestra di Dizzy Gillespie nella quale ha la possibilità di accostarsi
allo stile del Be bop.
Nel '55 la sua voce, tutt'altro che definita,
trova l'attenzione del grande Miles Davis che lo vuole nel suo quintetto.
L'esperienza con il celebre trombettista gli permette di arricchire il suo fraseggio
che trova il momento di maggiore maturità negli anni tra il
'59 e il '61.
Con "Giant Steps" e "My
Favourite Things", concepiti a distanza di pochi mesi, si afferma definitivamente
come prodigioso interprete dei sassofoni tenore e soprano; ma il suo "viaggio" non
si ferma qui. L'interesse per la musica indiana e una forte spiritualità lo costringono
ad una ricerca verso sonorità mistiche e ultraterrene che si "concretizzano" nei
capolavori "A love supreme"
e "Ascension" concepiti
nel biennio '64/'65.
Illuminanti sono le parole del musicologo Jean-Luis Comolli a riguardo:
«...senza dubbio il jazz non è stato mai portato a un tal punto di esaltazione,
l'improvvisazione così vicino al delirio e la bellezza tanto vicino alla mostrousità,
che è la perfezione superumana. Musica non celeste ma infernale, in cui l'amore
di Dio è la morte dell'uomo».
L'estetica della sua musica, caratterizzata d'ora in poi più fortemente dagli
stilemi del Free jazz, sarà rappresentativa di una fase di ulteriore sperimentazione
che vede nel già citato "Ascension" l'iniziazione. L'universo, astratto ed
incosistente, si specchia nelle musiche di "Interstellar
space" e "Expression":
tappe di una sperimentazione che vede la fine il 17 luglio del
'67, giorno in cui John Coltrane muore.
Da avere
assolutamente...
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New York, 1 aprile 1959
New York, 5 maggio 1959
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1
Giant Steps
2 Cousin Mary
3 Countdown
4 Spiral
5 Syeeda's Song Flute
6 Naima |
7 Mr. P.C.
8 Giant Steps [at]
9 Naima [at]
10 Cousin Mary [at]
11 Countdown [at]
12 Syeeda's Song Flute [at] |
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Giant Steps
1960 Atlantic
E`' l'album che lo fa brillare agli occhi del pubblico e della critica
fino ad allora parzialmente scettica. Accompagnato dai superbi Tommy
Flanagan, Wynton Kelly e
Cedar
Walton al piano, Paul Chambers al contrabasso e Jimmy
Cobb, Lex Humphries, Art Taylor alla batteria, il sassofonista,
firma una delle pagine più brillanti della sua carriera. Autore di tutti
i brani incisi, opta per un cambiamento degli elementi che sino ad allora
avevano caratterizzato lo stile dell'Hard bop: il tessuto armonico si infittisce
prescindendo spesso dal blues ed i temi, potenti ed ispirati, sono funzionali
alla potenza degli assoli come nella title track
Giant Steps e nel brano di chiusura
Mr P.C. (dedicato
a Paul Chambers, ndr). Di diversa matrice è
Naima. La toccante
ballad dedicata alla moglie, si articola in una lunga esposizione del tema
da parte del sax, un periodo centrale, lasciato al minimale dialogo sonoro
del piano con la sezione ritmica e la ripresa del tema. La melodia semplice
e profonda regala al disco un intenso respiro che attenua la dirompenza
sonora espressa da tutti gli altri pezzi.
Paul Chambers (b),
Jimmy Cobb (d), John Coltrane (ts), Tommy Flanagan (p), Lex Humphries (d),
Wynton Kelly (p), Art Taylor (d), Cedar Walton (p) |
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A love supreme
1964
Impulse
Il crescente interesse per la spiritualità e la continua ricerca
sonora portano il sassofonista alla composizione di un'opera che rimarrà
nella storia della musica Afro-americana per il valore della sua innovatività
e la trascendente "bellezza" dei suoi contenuti. Seguito dai fedeli
McCoy
Tyner (piano), Jimmy Garrison (basso) e Elvin Jones
(batteria), Coltrane, articola la musica in quattro movimenti che si susseguono
suscitando nell'animo dell'ascoltatore sentimenti forti e contrastanti.
L'astratto dialogo che il sassofonosta intrattiene con l'infinito,
passa da momenti di rinfrancata rilassatezza a situazioni di panico e terrore
palesati dal suo fraseggiare irrequieto, articolato con straordinaria espressività
sia sul registro acuto che su quello grave.
L'ariosità espressa dall'incedere di Jones sul ride e gli accordi "aperti"
suonati da Tyner fanno da cornice ai momenti più emozionanti di una musica
intensa, libera da ogni schema.
John Coltrane (s),
Jimmy Garrison (b), Elvin Jones (d), McCoy Tyner (p)
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New Jersey, 15 settembre 1957
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1
Blue Train
2 Moment's Notice
3 Locomotion
4 I'm Old Fashioned
5 Lazy Bird |
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Blue train
1957 Blue Note
Siamo alla fine del periodo Hard bop. La popolazione "Africana-Americana"
è in lotta per l'affermazione dei propri diritti e il jazz, caratterizzato
fortemente dal blues, vive di una musicalità aggressiva di risposta alla
passata esperienza del Cool jazz. In un'indefinita linea di confine fra
questo scenario e le imminenti innovazioni che porteranno di li a poco al
jazz modale e al Free, troviamo "Blue train", un disco che segna
la maturità del sassofonista. All'esordio con l'etichetta Blue Note,
Coltrane, è accompagnato da Lee Morgan (tromba), Curtis
Fuller (trombone), Kenny Drew (piano) e "Philly" Joe Jones
(batteria) in un album dalle forti tinte blues.
Emblematica è la title track
Blue train che
apre con un imponente tema cantato all'unisono dalla tromba e dal sax ai
quali si aggiunge il trombone nel secondo giro strofico aumentandone la
robustezza. Con altrettanto vigore il sax di Coltrane irrompe nella scena
dando vita ad un assolo memorabile succeduto dal feeling blues della tromba
di Morgan e dal groove del trombone di Fuller.
Paul Chambers (b),
John Coltrane (ts), Kenny Drew (p), Curtis Fuller (tb), Jo Jones (d), Philly
Joe Jones (d), Lee Morgan (tp) |
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New York, 24 ottobre 1960
New York, 26 ottobre 1960
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1
My Favorite Things
2 Ev'ry Time We Say Goodbye
3 Summertime
4 But Not for Me |
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My Favorite Things
1960 Atlantic
Rappresenta l'esordio di Coltrane al sax soprano ma non solo. A pochi
mesi da "Giant Steps", cambia la formazione
e riscrive alcuni brani della tradizione americana, minimalizzando i temi
per dilatarli e rimpastarli nell'ampio tessuto ritmico-armonico disegnato
da McCoy
Tyner (piano), Steve Davis (basso) e Elvin Jones
(batteria). Il brano d'apertura è My Favourite
Things, un waltz dalla melodia garbata che vede nel lungo ed
estenuante assolo il suo stravolgimento. Guidato dalla sapiente e ariosa
azione sul "ride" di Jones e dalle continue progressioni armoniche
del piano, il sassofonista esplora a fondo l'estensione del suo strumento
regalandoci vertiginose frasi dal vago sapore orientale. Sconvolgenti sono
anche i cambiamenti apportati in termini di interpretazione a
Summertime. Coltrane, imbracciando questa
volta il tenore, da vita ad una rilettura tutt'altro che romantica. Guidato
da un tempo veloce aggredisce il tema che, fedele melodicamente all'originale,
assume connotati aspri e inconsueti che si risolvono anche qui in un'ampia
e visionaria improvvisazione.
John Coltrane (ss,
ts), Steve Davis (b), Jimmy Garrison (b), Elvin Jones (d), McCoy Tyner (p) |
Maneggiare
con cautela...
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New York, 1 - 5 novembre 1961
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1
India
2 Chasin' the Trane
3 Impressions
4 Spiritual
5 Miles' Mode
6 Naima |
7 Brazilia
8 Chasin' Another Trane
9 India
10 Spiritual
11 Softly, As in a Morning Sunrise
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12
Chasin' the Trane
13 Greensleeves
14 Impressions
15 Spiritual
16 Naima
17 Impressions |
18
India
19 Greensleeves
20 Miles' Mode
21 India
22 Spiritual |
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The complete Village Vanguard
1961
Impulse
I quattro cd che testimoniano l'evento sono un documento di particolare
interesse che permette di cogliere gli umori dei musicisti attraverso le
molteplici interpretazioni dei brani durante le quattro serate nel club
newyorkese. Coltrane prosegue il percorso iniziato con il precedente "Africa/brass
session". Le possibilità di espressione consentitegli dal nuovo
approccio modale e dalle divagazioni di origine Free, gli permettono un'ampia
libertà improvvisativa che spesso gioca a sfavore di una rilassata audibilità.
Attingendo dal proprio repertorio originale, fatta eccezione per un motivo
tradizionale Inglese Greenslaves,
il sassofonista, riduce i temi all'osso per abbandonarsi alle lunghe improvvisazioni
sostenute dai soliti Elvin Jones, Jimmy Garrison e
McCoy
Tyner più alcune special guest tra cui il mitico Eric Dolphy
e il contrabassista Ahmed Abdul-Malik questa volta però in veste
di "ouddista". Da segnalare le stralunate versioni di
India e
Spiritual.
Ahmed Abdul-Malik (oud),
Garvin Bushell (o), John Coltrane (ss, ts), Eric Dolphy (bc, as), Jimmy
Garrison (b), Roy Haynes (d), Elvin Jones (d), McCoy Tyner (p), Reggie Workman
(b) |
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New Jersey, 28 giugno 1965
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1
Ascension
2 Ascension |
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Ascension
1965 Impulse
E' il disco che vede Coltrane aderire completamente all'estetica del
free jazz. Riunisce attorno a se per l'occasione i musicisti più attivi
nell'ambito dell'avanguardia quali Eric Dolphy, Freddie Hubbard,
Archie
Shepp e molti altri. L'ampiezza del collettivo conferisce una
robusta espressività manifestata dalle singole voci che intersecandosi danno
vita a una dirompente realtà sonora ordinata solamente da sporadici raccordi
prestabiliti. L'urlo collettivo e la tensione scaturita dal contrasto fra
tonale e atonale contribuiscono a creare un energia evidente per l'ascoltatore
che, coraggioso, compirà il viaggio in un universo di suoni magnifici e
terrificanti.
Marion Brown (as),
John Coltrane (ts), Art Davis (b), Jimmy Garrison (b), Freddie Hubbard (tp),
Dewey Johnson (tp), Elvin Jones (d), Pharoah Sanders (ts), Archie Shepp
(ts), John Tchicai (as), McCoy Tyner (p) |
Solo
per fan ossessivi...
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The Olatunji
concert: the last live recording
1967
Impulse
Siamo all'Olatunji Center of Africa Culture nella serata di inaugurazione
della rassegna "Roots of Africa". Pensato per promuovere e rivalutare
la cultura del grande continente, il centro, si vede testimone dell'ultima
esecuzione dal vivo di John Coltrane. Avendo anch'egli "investito"
nel progetto, onora l'impegno preso partecipando all'evento con la stessa
formazione presente nei due dischi ricavati dalle ultime sedute in studio:
Expression e
Stellar region
entrambi editi dall'Impulse. Con Pharoa Sanders al sax tenore,
Alice Coltrane al piano, Jimmy Garrison al contrabasso, i
batteristi Rashied Ali, Jumma Santos e Algie De Witt
al tamburo Batà, il sassofonista descrive, nelle due lunghe composizioni
suonate, una musica ampia e vibrante che purtroppo, per via della sua malattia,
non lo vede presente come in passato. L'ormai designato discepolo Pharoa
Sanders accompagna il maestro nell'ultimo grido attraverso i ventotto
minuti di Ogunde
e i trentaquattro di una versione quantomai stravolta di
My Favourite Things. Attraverso il rituale
sonoro culminante nella perdita del se, i musicisti entrano in contatto
con un'incompresibile realtà di suoni che ha come fine il contatto con Dio.
L'Africa è l'ultima "tappa" del viaggio terreno di John Coltrane
che morirà solo pochi mesi dopo.
Rashied Ali (d), Alice
Coltrane (p), John Coltrane (ss, ts), Jimmy Garrison (b), Pharoah Sanders
(ts), Jumma Santos (pc), Billy Taylor (intro) |
Links:
www.johncoltrane.com
www.allaboutjazz.com/coltrane
www.john-coltrane.com/
www.saintjohncoltrane.org
www.vervemusicgroup.com/impulse/artist.asp?aid=2660
http://www.sanderso.org/coltrane.html
members.aol.com/ishorst/love/disccoltrane.html
coltrane.room34.com
home.att.net/~dawild/john_coltrane.htm
www.geocities.com/BourbonStreet/5066/trane.htm
www.siba.fi/~eonttone/trane.html
www.bbc.co.uk/music/profiles/coltranejohn.shtml
25/03/2010 | Hal McKusick si racconta. Il jazz degli anni '40-'50 visti da un protagonista forse non così noto, ma presente e determinante come pochi. "Pochi altosassofonisti viventi hanno vissuto e suonato tanto jazz quanto Hal Mckusick. Il suo primo impiego retribuito risale al 1939 all'età di 15 anni. Poi, a partire dal 1943, ha suonato in diverse tra le più interessanti orchestre dell'epoca: Les Brown, Woody Herman, Boyd Reaburn, Claude Thornill e Elliot Lawrence. Ha suonato praticamente con tutti i grandi jazzisti tra i quali Art Farmer, Al Cohn, Bill Evans, Eddie Costa, Paul Chambers, Connie Kay, Barry Galbraith e John Coltrane." (Marc Myers) |
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Data pubblicazione: 12/03/2005
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