Suoni, Parole, Ritmi del mondo V Edizione marzo-aprile 2013 - VILLA BOMBRINI - Genova Cornigliano di Gianni Montano e Andrea Gaggero foto di Carmelo Calabria
"Suoni, parole e ritmi dal mondo" resiste e prosegue anche
nel 2014 grazie alla tenacia, alla determinazione, alla costanza di Fabio Manganaro,
anima e cervello di "Jazz Lighthouse", capace di mettere in piedi quattro
appuntamenti dignitosissimi, malgrado l'attuale periodo di crisi generalizzata.
Le quattro date sono collegate dall'idea dell'omaggio a personaggi che hanno fatto
la storia della musica afroamericana.
Si comincia il primo marzo con il quartetto
di Alfredo
Ferrario con un concerto dedicato a
Benny Goodman,
Lionel Hampton
e Gene Krupa. Purtroppo manca il vibrafono di Marco Bianchi,
sostituito dalla chitarra di
Sandro Di Pisa.
L'esibizione punta forte sull'abilità del clarinettista lombardo, agile, leggero,
dotato di uno swing esplicito e di una cultura manifesta sul jazz degli anni trenta
e quaranta. I temi scelti appartengono nella quasi totalità al repertorio di
Benny Goodman e la riproposizione è affettuosa, lieve, ineccepibile. Accanto
al leader, Cervetto e Cerruti alla sezione ritmica mostrano una buona
intesa e si impegnano per star dietro agli svolazzi, alle impennate del solista
principe. Di Pisa, invece, fa il suo in maniera piuttosto routiniera e infioretta
il discorso solistico con citazioni fuori contesto o del tutto gratuite, risultando,
alla fine, l'elemento debole del gruppo. Il numeroso pubblico, ad ogni buon conto,
festeggia i quattro musicisti con ripetuti applausi. La musica, ancorché d'epoca,
che fa battere il piede, sa ancora conquistare gli spettatori di oggi.
Il 15 marzo entra in scena il duo Dimitri Grechi Espinoza
- Bob Luti per un progetto dedicato a Amiri Baraka. Grechi Espinoza ha collaborato
con il grande intellettuale nero morto recentemente, l'ultima volta a
Sant'Anna
Arresi nell'agosto scorso. Dalla registrazione del concerto di quella serata
è prevista, dopo l'estate, l'uscita di un cd del Dinamitri Jazz Folklore. Il sassofonista
di origine russa cerca di isolare alcuni spunti precisi dall'opera, dalla personalità
poliedrica di Leroi Jones per costruire una musica ricollegabile con l'universo
poetico e sociale dell'omaggiato. Così si va giù pesante con il blues rurale o modernizzato.
Si arriva al gospel con un passaggio consequenziale. Si retrocede temporalmente
ancora verso i suoni ancestrali dell'Africa in un processo di ambientazione, di
collocazione musicale della figura di Amiri Baraka. Come ciliegina sulla torta si
propone una "In A Sentimental Mood" eseguita al sax tenore, con Espinoza
clone volontario di
Archie Shepp.
Il concerto ha una sua coerenza, ma è un po' privo di energia, di calore. Non arriva
a scaldare i cuori o le menti del pubblico presente.
Bob Luti si fa apprezzare per un suono magro, asciutto, sia con la chitarra acustica
che con quella elettrica. Rimane, però, sempre in secondo piano. Comanda le operazioni
il leader del Dinamitri jazz folklore, illustrando di volta in volta le intenzioni,
le premesse prima di suonare un pezzo. I suoi interventi ai sax, pur corretti, sono
privi di quella tensione, di quel fuoco che ci si aspetta in una situazione simile.
Amiri Baraka, infatti, con lo spoken word era in grado di infiammare l'uditorio,
malgrado arrivasse a salire di tono per accumulazione progressiva. Non tutto e subito.
Gli spettatori, ad ogni modo, dimostrano di gradire la performance e applaudono
convinti i due protagonisti della serata. (G.Mont.)
Sabato 22 marzo Antonio Marangolo,
Dino Cerruti
e Rodolfo Cervetto sono i protagonisti del terzo appuntamento, mentre il
quarto ed ultimo, dedicato al grande
Jim Hall,
non viene qui recensito non avendo potuto assistere al progetto. Nonostante la buona
intenzione-intuizione degli organizzatori,
Archie Shepp,
musicista dedicatario della serata, qui c'entra nulla. La formazione è attiva da
qualche tempo, seppur in modo sporadico, e l'affiatamento e rispetto reciproci contribuiscono
alla riuscita della serata. Antonio Marangolo ha un passato anche nella musica
leggera e cantautoriale italiana: dagli arrangiamenti per Conte, Capossela e, da
ultimo, Piero Sidoti, alle collaborazioni con Ornella Vanoni, Guccini e tanti altri.
Della forma canzone conosce le più segrete pieghe e ha quale prezioso dono una vena
melodico-compositiva di prima qualità. Del tutto personale è poi quell'abilità di
saper cogliere il valore musicale di canzoni apparentemente trite o banali: non
ci stupisce così l'esecuzione di Lettera a Pinocchio in salsa afroamericana.
Poi un blues su un pedale di basso con un tema dal profumo gospel a ricordarci l'universalità
di questa forma. Una cadenza solitaria del tenore introduce il tema, questo sì memorabile,
di Se Stasera Sono Qui. Marangolo è onnivoro, musicalmente parlando, ce lo
ricorda la riproposizione di una sonata scarlattiana, la Spagna del grande cembalista
e compositore è assai vicina alla Sicilia del sassofonista. La splendida melodia
viene qui eseguita con grande fedeltà alla partitura ma con una radicale reinvenzione
di timbri e dinamiche. Il riferimento più esplicito ad un grande della storia di
questa musica può essere a
Sonny Rollins;
Come Prima diventa qui un calypso e l'analogia è favorita a dalla formazione
pianoless prediletta anche dal "Saxophone Colossus". Tintarella di Luna,
in forma AABA come migliaia di altre canzoni, dichiara nelle A il suo legame con
il blues e Antonio Marangolo sembra volerci ricordare quanto la canzone italiana
del dopoguerra sia debitrice della tradizione musicale americana. La cadenza free
d'apertura è inserita per far da contrasto con il tema, esposto come fosse una ballad,
di Ed Io Tra Di Voi, canzone indissolubilmente legata alla memoria di Charles
Aznavour. Tornano qui i riferimenti ad una Spagna arabeggiante con il contrabbasso
usato come chitarra flamenco. A seguire un brano di grande semplicità armonica e
pari efficacia e capacità seduttiva: su un pedale di basso e Cervetto impegnato
con i mallets prende forma un brano, ancora una volta memore degli influssi arabo
andalusi, sulle vicende della terra di Sicilia di sapore ellingtoniano. (An.Gagg.)