Al primo ascolto ho maturato una decisione e dato un giudizio: ecco un
vero professionista del live. Eldar Djangirov (in arte solo Eldar) è dotato
di un carisma pianistico poco comune. In un raro processo alchemico, fonde vigore
e poesia tanto da lasciare inesorabilmente stupiti. Il tutto arricchito dall'atmosfera
che può creare l'incontrastato tempio del jazz: il
Blue Note
di New York. Qui Eldar si esibisce in trio, elegantemente implementato, in
due scoppiettanti jam, da Chris Botti e Roy Hargrove, e registra
anche questo live per la major Sony.
Il suo linguaggio energico, il suo flusso sonoro è sorretto – con pari
maestria e competenza – da
Marco Panascia
al contrabbasso e Tod Strait alla batteria.
Alla vena rilassata, che si riallaccia alla tradizione, di
What is this thing called love di Cole Porter,
fa seguito Someday, a firma del Nostro.
L'eloquio armonico-melodico profuma di Petrucciani, grazie anche
all'atmosfera di eccitata partecipazione della ritmica. Gustosa la rilettura di
You don't know what love is, in cui le melodie
sono ben sottolineate dalla tromba di Botti.
Nell'alternarsi di standards e brani originali, spicca
Daily Leaving per i suoi lacerti di classicismo
che, con tutta evidenza, costituisce parte del bagaglio culturale di Eldar.
Il ride di Dat Dere, ritmicamente
intensa e ben arrangiata, prelude ad un'esecuzione un po' troppo melensa di
Besame Mucho (oramai, incontrovertibilmente,
d'obbligo).
Di tutt'altra fattura Straight, no chaser,
impreziosita dal tocco graffiante di Roy Hargrove e dalla punteggiatura
magistralmente dettata da
Panascia.
Rivestito da frasi elastiche è Sincerely.
Un brano denso, forbito, per una solo performance di Eldar ineccepibile.
L'artista colombiano, dal punto di vista esecutivo e compositivo, è tricuspide.
Chronicle è un modern mainstream ben ideato
e limpidamente costruito ed evidenza una rara competenza del pianista nel gestire
il suono, sempre ben sorretto dal drumming lineare di Todd Strait.
Una gran bella scoperta. Ancor più quando esegue i brani da lui composti.
Speriamo solo che non diventi "uno dei segreti meglio custoditi della scena newyorchese".
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
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Data pubblicazione: 22/10/2007
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