C'è un punto di confine tra la musica colta e quella di facile ascolto,
tra la musica per intenditori e quella che si rivolge ad un pubblico più ampio:
questo disco si pone a cavallo di tale frontiera, attingendo di volta in volta da
elementi dell'uno e dell'altro versante. Si tratta di Funk
That Jazz, secondo lavoro solista del chitarrista partenopeo
Mimmo Langella.
Dal jazz al pop, dal funk alla musica tribale, diversi generi sono fusi insieme,
amalgamati, in otto brani accomunati tutti dalla stessa matrice: il ritmo, il groove.
Squadra vincente non
si cambia e questo deve saperlo bene
Langella,
visto che impianta la sezione ritmica su Guido Russo al basso e Pasquale
De Paola alla batteria, affiancati questa volta da Antonio Fresa alle
tastiere e da tre special guest: Marcello Coleman alla voce, Giovanni
Imparato, voce e congas e, udite udite, il chitarrista americano
Scott
Henderson!
Il disco inizia con Follow Me e fin
dalle prime note emerge il suono secco, dal gusto retrò, che caratterizza l'intero
lavoro. Gli effetti di ambiente qui sono banditi ed il disco ci restituisce un suono
chiaro, intelligibile e naturale. All'inizio la chitarra di
Langella
s'intreccia con lo scat ipnotico di Imparato per poi prodursi in un solo
che mostra un linguaggio articolato ed un fraseggio fluido.
E' la volta di Scò e le sue sfumature
lounge; l'atmosfera è rilassante e viene voglia di sorseggiare un long drink mentre
la chitarra disegna linee jazzy impregnate di blues. Il suono è grosso, tinto di
una leggera saturazione e si fa più sporco all'aumentare della dinamica, mettendo
in risalto tutte le nuances espressive proprie dello stile di Mimmo.
In Up Two il ritmo si fa più serrato
e carico di tensione anche grazie alle linee sghembe del tema suonato all'unisono
dalle chitarre di
Langella
ed Henderson.
Il chitarrista partenopeo sfoggia il suo fraseggio che concilia elementi idiomatici
legati alla tradizione ad uno stile personale e poco convenzionale. Il solo si fa
sempre più incalzante e frenetico mentre punteggiature out creano elementi d'interesse
che espandono il contesto armonico. Il suo collega d'oltreoceano con suono sporco
ed aggressivo dipinge atmosfere di volta in volta diverse ora colorando le note
con la leva del vibrato a la Jeff Beck, ora variando il senso armonico
con l'uso di scale ed arpeggi sempre differenti, oppure soffermandosi a scandire
il groove funky insieme a Mimmo.
In The Gig_Una Razza fa il suo ingresso
Marcello Coleman: si tratta di uno dei pezzi più belli e riusciti dell'album.
La sezione ritmica segna il ritmo funky shuffle mentre la chitarra filtrata dal
wah suona il tema strumentale. Molto bello il testo per la ricchezza d'immagini
poetiche ed il messaggio di uguaglianza. La voce registrata in duplicato riempie
l'ambiente stereofonico insieme ad interventi corali cantati dallo stesso Coleman,
autore anche dei testi.
The Harmony Of Soul è un bel blues minore
strumentale. La chitarra di
Langella
raggiunge il momento lirico più alto riducendo il fraseggio all'essenziale, a poche
note cariche di feel e ricche di energia. E' uno stile privo di ogni sovrastruttura,
un ritorno alle radici, dove ogni singola nota vibrata, glissata o legata si tinge
di un colore intenso e di un messaggio melodico forte. Il fraseggio di
Henderson
è variegato, sempre energico e carico di tensione, a tratti malinconico, in alcuni
momenti rabbioso, in altri commovente. Da segnalare l'ottimo lavoro di Pasquale
De Paola alla batteria che nell'esecuzione di un accompagnamento raffinato e
discreto ci regala interessanti punteggiature di colore.
Un groove ipnotico accompagna le note di In The
Air, un pezzo dal sound accattivante e moderno. Ancora una volta bello
il testo di Coleman, misto d'inglese e napoletano. Il pezzo è ben concepito,
in un crescendo che vede la chitarra e la voce duettare sul ritmo ipnotico costruito
da basso e batteria.
Come On è un funk dal suono vintage a cui
la voce di Coleman conferisce un'aria moderna e pop. La voglia di muoversi
ed assecondare con il proprio corpo il ritmo del brano è forte già dalle prime battute,
mentre l'orecchio rimane imbrigliato dalle note della chitarra di Mimmo che, senza
strafare, mostra tutto il suo bagaglio di artista navigato.
L'album si chiude con le atmosfere inquietanti di
Jean Paul. Molto belli i cambi di ritmo tra il
tema iniziale, la parte degli assoli ed il tema finale; la band dà dimostrazione
di saperla lunga in fatto di groove. Il solo di
Langella
si avvale di un interessante uso del wah che non si limita a colorare, ma gli permette
di fraseggiare e creare linee su una singola nota lunga, modulandone l'intenzione.
Funk That Jazz è un album costituito da brani diversi, ognuno con il proprio
marchio, ma che costituiscono delle parentesi di un discorso omogeneo che li tiene
tutti legati da un filo rosso;
Mimmo Langella
si presenta qui come un artista maturo e consumato, che non ci propone il solito
album di chitarra, ma fa del suo strumento un mezzo per valorizzare le proprie composizioni.
La partecipazione di
Scott
Henderson conferisce sicuramente un valore aggiunto al disco, ma non
rappresenta altro che la ciliegina su di una torta di per sé già gustosa; il suono
essenziale e raffinato di questo disco lo renderà di certo sempre attuale anche
a distanza di tempo.
Emanuele Capasso per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 16/03/2008
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