Prodotto da Mediasonus Distribuzione: www.lingala.it Registrato presso Eyesound (Alatri) da Mark Wolves Missato da Mark Wolves, Azeglio Izzizzari e Filiberto Palermini Editing addizionale: Azeglio Izzizzari, Filiberto Palermini Masterizzato presso Eyesound (Alatri) da Mark Wolves Codice: MDS1105
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Lingala
12h
1. Tribe (A. Izzizzari) 6.45
2. La quiete (A. Izzizzari) 7.16
3. Afromania (A. Izzizzari) 7.34
4. Choruba (A. Izzizzari) 1.41
5. Fiessentera (F. Palermini) 5.02
6. Ebano (F. Palermini) 3.49
7. Warm (A. Izzizzari) 6.58
8. Mandingo (A. Izzizzari) 4.51
9. The words I'll never say (F. Carlesi, G. Blasi) 5.22
Azeglio Izzizzari -
batteria, percussioni, voce
Marco Massimi - basso
Filiberto Palermini - sax, tastiere
Francesco Carlesi - piano, tastiere
e voce in
"The words I'll never say"
Featuring:
Giovannimparato -
percussioni
Gerardo Iacoucci - fisarmonica
Eugenio Colombo - flauto
Rocco Zifarelli
- chitarre
Alessandro Tomei
- sax
Franco Santodonato - tromba
Lucky Man - percussioni
Massimo Izzizzari - chitarre
Lysette Ngo Mbock - voce
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La grande madre Africa
Ma quanto è realmente jazz "12th",
il primo album dei Lingala? Moltissimo. Seppure le forme delle composizioni,
tutte originali, possono apparire lontane da esso, a volte.
"Il progetto Lingala (nome di una lingua Bantù) nasce nel 2003. L'idea di
base parte da alcuni punti "chiave" che sono: l'Africa, intesa come istinto primordiale
e punto di riferimento costante; i tamburi, che sono l'espressione più pura di quella
matrice; il groove, come obbiettivo imprescindibile; la voce, da utilizzare sia
come strumento aggiuntivo sia come linea di arrangiamento e orchestrazione. Da qui,
il nostro viaggio verso il jazz. Quel jazz modale che, da John Coltrane a
Miles Davis, tanto ci ha influenzato. Durante il viaggio, incontriamo anche
la musica cubana, il rock, la fusion e il pop. Tra le principali matrici ispirative
di questo disco, anche quelle provenienti dalla musica dei Weather Report,
di Joe Zawinul e del Pat Metheny Group". (Azeglio Izzizzari)
Nelle parole di Azeglio Izzizzari, band leader dei Lingala
nonché ottimo batterista e compositore dotato di grande creatività, c'è tutto
il senso di "12th". E si comprende anche la ragione per cui è giusto sostenere che
tutte le forme dei brani sono comunque sempre riconducibili ad una radice comune:
la grande madre Africa. Ma c'è una cosa che è necessario aggiungere. Se questo disco,
caratterizzato anche dalla sorprendente qualità delle registrazioni, fosse stato
inciso negli ani '70
sarebbe stato immediato pensare ad esso come ad un concept album. Infatti, quello
che Azeglio Izzizzari non dice, probabilmente per la modestia che lo contraddistingue,
è che, se è vero che ci troviamo di fronte ad un viaggio attraverso la musica suddiviso
in nove momenti (apparentemente) distinti, è altrettanto vero che questo viaggio
ha anche lo scopo di raccontare del nostro piccolo grande mondo. A questo punto,
occorre fare un'altra riflessione. Si sa, tutte le cose assumono un significato
diverso a seconda della prospettiva da cui le guardiamo. E, allora, qual è il punto
di osservazione scelto dai musicisti dei Lingala? La risposta è nei versi
recitati da Lysette Ngo Mbock in
Ebano: poesia del poeta
del Camerun Ndjock Ngana, originariamente intitolata "Colore".
Spoglia l'uomo
dal colore della pelle
dal colore degli occhi
e vedrai il colore della mente
il vero colore dell'uomo
Aggiungere altro sarebbe superfluo. Ingiusto, invece, non accennare all'eccellente
lavoro di tutti i musicisti. In
Tribe, che è un
rito ancestrale scandito da un crescendo ritmico, è opportuno sottolineare il contributo
del percussionista Govannimparato. Il piano di Francesco Carlesi è
tra le sonorità più evidenti in
La Quiete, che lo stesso
Azeglio Izzizzari descrive così: "E' forse, il brano più intimo
e anche quello con sonorità più moderne. Abbiamo curato molto il suo arrangiamento,
tanto che abbiamo missato ben 65 tracce!"
Quella poliritmia tipica dei musicisti africani e il caldissimo sax di
Filiberto Palermini: ecco cosa emerge in
Afromania. Ancora più istintuale
è Choruba.
Il titolo è una crasi delle parole Ciociaria (luogo d'origine di Azeglio
Izzizzari) e Yoruba, la tradizione culturale di un'etnia originaria della Nigeria
(stanziatasi a Cuba in seguito alle deportazioni degli schiavi) e di cui il partenopeo
Giovannimparato è uno dei più grandi conoscitori. Con
Fiessentera (la
festa), si celebra un omaggio alla musica Cubana, nella sua accezione più afro.
Davvero micidiale il binomio Marco Massimi (basso) e Massimo Izzizzari
(chitarra), per non parlare della straordinaria sezione fiati: il brano più
complesso di tutto il disco.
Seguono la già citata
Ebano e
Warm, che è un momento
di magia pura, con uno special dal sapore tipicamente swing. Qui, Francesco Carlesi
suona (benissimo) anche l'organo Hammond. Altra special guest dell'album è
Rocco Zifarelli.
Bellissimo il dialogo a due voci tra la sua chitarra e il sax di Filiberto Palermini,
cui segue un altro dialogo non meno interessante: quello tra Azeglio Izzizzari
e Giovannimparato. Infine, c'è
The words I'll never say:
il testo è di Francesco Carlesi e merita di essere sottolineato anche l'ottimo
lavoro del fisarmonicista Gerardo Iacoucci.
In conclusione, ci troviamo di fronte ad un album che va oltre le rigide
(quanto inutili) distinzioni di genere e che rappresenta, per le capacità strumentali
dei musicisti, l'estrema cura degli arrangiamenti e l'enorme carica emozionale contenuta,
uno dei momenti più alti della produzione discografica recente.
Massimiliano Cerreto per Jazzitalia
Per maggiori informazioni e ordinare il disco:
www.lingala.it
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Data pubblicazione: 21/06/2006
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