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Lorenzo Tucci & Luca Mannutza
Lunar
Schema Records (2012)
1.
1. Jungle & Space
2. Lunar Intro
3. Lunar
4. Moon Boots
5. The Voyager
6. Avaria
7. Jet Leg
8. Duke's Nightmare
9. Tea For Two (Youmans & Caesar)
10. Earth
11. Inception (McCoy Tyner)
Lorenzo Tucci
- drums and effects
Luca Mannutza
- piano, rhodes and hammond
Comincia in modo sfolgorante il disco, con una "Jungle & Space" tutta giocata
su un dialogo aperto fra i due musicisti con cambi di tempo, di scenario all'interno
dei nove intensi minuti di durata del brano. Il piano ha accenti tyneriani in diversi
punti, mentre la batteria è tempestosamente funky o tumultuosamente africaneggiante.
Si capisce subito, da questo inizio, che Mannutza e Tucci hanno voglia di sorprendere
e di spiazzarsi, in un certo senso, vicendevolmente. Così, ad un certo punto, il
pianoforte rimane da solo e devia su un'aria romantica, intanto che le percussioni
procedono in un solo continuo in un sottofondo avvolgente.
Si prosegue con un'"intro" sospesa e lieve ancora con Mannutza in acustico protagonista
quasi unico del pezzo. "Lunar", invece, è fortemente connotata ritmicamente con
un riff ossessivamente ripetuto dall'organo hammond e un andamento più regolare.
C'è un motivo espresso dallo strumento armonico, su cui la batteria costruisce un
accompagnamento lussureggiante, ma in tema.
"Moon boots" è probabilmente il vertice del disco. I due si danno botta e risposta
nella massima libertà riguardo al tempo e all'armonia. Non arrivano comunque a spingersi
nell'atonalità. Si mantengono ai confini, però, utilizzando artifici propri delle
esperienze legate all'avanguardia. Ci sono, infatti, momenti in cui le mani del
pianista vanno a frugare dentro la cassa armonica, manipolando le corde del pianoforte,
ad esempio. "The voyager", invece, è un ritorno ad una melodia larga su tempo lento,
dove si può apprezzare la tecnica sicura del tastierista, ma siamo su un sentiero
già battuto. Ci pensa "Avaria"a riportare i due protagonisti in avanti, ancora in
un colloquio privo di lacci o vincoli, in un'improvvisazione che si avvicina ad
un "free" bop tirato il giusto."Jet lag" procede in modo piuttosto lineare, con
una frase che si rincorre per tutto il pezzo e non riserva particolari scossoni
a chi ascolta. "Duke's nightmare" è una parafrasi di "Caravan". La composizione
di Ellington, prima celata, è poi resa in maniera un po' troppo calcata e spettacolare.
Diventa, così, una ipotetica colonna sonora di un improbabile viaggio su una nave
da crociera.
"Tea For Two", ancora con l'hammond", è una pausa di riflessione. I due eseguono
la canzone quasi letteralmente, offrendone una versione certamente non memorabile.
"Earth" ci restituisce la passione per un funky aggressivo da parte di entrambe
i partnersi con una menzione particolare per il lavoro fantasiosamente straripante
di Tucci.
Chiude "Incipit", un omaggio non dichiarato alla musica di
Jimmy
Smith: hard bop organistico parecchio energico.
"Lunar", pur con qualche leggera debolezza, è un disco che conferma le capacità
di Mannutza e Tucci di andare oltre l'ambito in cui di solito operano, peraltro
favorevolmente, per volare più in alto con coraggio, senza la paura di potersi bruciare
le ali.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 09/06/2013
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