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Diego Ruvidotti
Time To Change
1. Getto forte 5.40
2. Col Medicante 7.23
3. Time to Change 5.18
4. Venti di Aprile 5.31
5. Lighea 7.14
6. 12 Watt 5.38
7. Elena 5.15
8. Villaga – Mali 4.47
9. Moto alternato 7.33
10. Half Century 4.45
Diego Ruvidotti - fluegelhorn
Antonio Zambrini
- electric piano
Roberto Piccolo - bass
Massimo Pintori - drums
Fa piacere presentare album jazz made in Italy, perchè il nostro Paese possiede
molti grandi musicisti che meritano di essere ascoltati ed apprezzati. Uno di questi
è Diego Ruvidotti, trombettista, flicornista e compositore bolzanino, milanese
d'adozione, che è anche l'autore di tutti i brani contenuti in questo nuovo cd intitolato
"Time to Change", registrato a Milano presso i Lab Service Studios e mixato da Stefano
Spina.
Ma è fin dagli anni '70 che Ruvidotti collabora con diversi jazzisti italiani
e stranieri e partecipando all'incisione di molti album ed intervenendo anche come
solista nelle colonne sonore per alcuni film. Negli ultimi vent'anni Ruvidotti ha
intensificato la propria attività di compositore di musiche di scena per il teatro,
la danza e video in campo pubblicitario. Attualmente suona in diverse formazioni
jazz (Terra che Brucia, Jazz Standards Quintet, Latin Jazz Ensemble e Triopiù).
La formazione presente in questo nuovo album comprende jazzisti di primo piano dell'area
milanese e non solo:
Antonio Zambrini,
qui al piano elettrico, da molti anni è un apprezzato pianista, compositore e didatta
che ha al proprio attivo numerosi album a proprio nome e che vanta anche molte collaborazioni
a livello internazionale con grossi nomi del jazz (uno per tutti:
Lee Konitz). Zambrini inoltre collabora stabilmente con la Cineteca Italiana
di Milano per la sonorizzazione improvvisata dal vivo nelle rassegne dedicate ai
capolavori del cinema muto restaurati.
Roberto Piccolo, contrabbassista con solida formazione classica e buona tecnica,
dotato anche di un profondo senso armonico, vanta anch'egli numerosissime collaborazioni
con musicisti di primo piano a livello internazionale. Ha partecipato a numerosi
Jazz Festivals e tours che gli hanno permesso negli anni di suonare con musicisti
del calibro di Don Friedman,
Lee Konitz,
Paul Jeffrey,
Tom Kirkpatrick. Attualmente suona in diversi gruppi e con il sestetto di
Paul Jeffrey
ha realizzato anche un album ed un tour negli USA.
Massimo Pintori, batterista e percussionista, ha studiato batteria presso
la Scuola del Capolinea di Milano e percussioni presso la scuola di Musica di Sesto
San Giovanni. E' uno fra i batteristi più contesi del panorama jazz italiano grazie
alla sua capacità di spaziare dal mainstream all'avanguardia, sempre con ottima
padronanza e grande gusto. Anche Pintori ha al proprio attivo numerosissime collaborazioni
e registrazioni di album con artisti sia italiani che stranieri. Per ricordarne
alcuni: Tom Harrell,
Lee Konitz, Markus Stockhausen,
Paul Jeffrey
(con quest'ultimo ha anch'egli effettuato un tour negli USA). Numerose sono anche
le sue partecipazioni a jazz festivals sia in Italia che all'estero. Attualmente
collabora stabilmente con diverse formazioni (il trio di
Piero Bassini,
il trio di
Michele Franzini con Tito Mangialajo, il trio di Gaetano Liguori, il quartetto
di Massimo Minardi
con Roberto Piccolo, quelli di
Tullio Ricci
e di Lucia Segala).
Ruvidotti, Zambrini, Piccolo e Pintori si sono bene
amalgamati nella realizzazione di questo nuovo cd i cui brani, ci spiega Diego,
sono stati originariamente da lui composti per formazioni più allargate. Successivamente
l'autore ha però optato per il quartetto, trovando nei musicisti di cui sopra dei
collaboratori ideali, jazzisti di grande esperienza e sensibilità con i quali ha
quindi deciso di registrare il disco.
Ogni pezzo è un piccolo affresco, una breve storia da raccontare, il ricordo di
un viaggio, o una riflessione personale dell'autore. L'intero album è caratterizzato
dal timbro inconfondibile del piano elettrico, uno strumento che in questi anni
sta vivendo di nuovo un periodo di celebrità, dopo i fulgidi anni in cui venne reso
famoso da artisti come
Herbie
Hancock o Chick
Corea, con la nascita del jazz elettrico, del funky, della fusion.
Ritroviamo in parte quelle sonorità anche in questo album che ci offre però anche
scenari diversi. Talvolta troviamo ritmiche funky o latin ma sempre fresche ed attualissime.
Altre volte ascoltiamo atmosfere più aperte e sospese che si sposano sempre in modo
molto gradevole con le originali idee melodiche di Diego, lasciando poi ampi spazi
all'improvvisazione, prevalentemente ad opera del flicorno e del piano elettrico,
ma anche dell'ottimo contrabbasso di Piccolo e della batteria di Pintori. Nel quartet
si innescano bei dialoghi, talvolta sotto forma di domande e risposte fra i solisti,
molto piacevoli e sempre molto equilibrate.
Le composizioni di Ruvidotti sono state spesso ispirate dalla Natura con la quale
l'artista ha un rapporto molto profondo e mistico derivato dalla fede buddista.
"Getto forte" venne composto tutto d'un fiato da Ruvidotti, al rientro da
un'escursione ad una cascata sull'Appennino Ligure. "Col Melicante"
è invece il nome di un monte che si erge alla biforcazione di una valle tra
Belluno e Treviso, sul quale Diego Ruvidotti ama recarsi per "far volare" le note del suo flicorno,
come scrive egli stesso nelle liner notes di questo cd. "Time To Change",
title track, rappresenta il processo di continuo sviluppo e di crescita di un cambiamento,
che è sempre una decisione con radici profonde nell'individuo e che ha bisogno,
al pari di una pianta, di essere nutrito e curato giornalmente, per poter finalmente
realizzarsi nella sua completezza e dare buoni frutti. I "Venti di Aprile"
soffiano via le ultime nubi invernali, invitando a spalancare le finestre alla primavera.
Non manca l'ispirazione letteraria: "Lighea"
è il nome della sirena della novella di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. "12 Watt"
a differenza di quanto sarebbe facile immaginare, invece non ha nulla a che fare
con la potenza degli amplificatori…È semplicemente l'indirizzo milanese di Diego,
il "suo" luogo dove fare musica, il luogo dove è nato anche questo album, il luogo
dove suona con il quartet, ma anche il posto accogliente dove poter stare bene,
in armonia con gli amici, davanti ad un piatto di spaghetti ed un buon bicchiere
di vino. "Elena"…è dedicato a "lei", sua moglie. "Villaga – Mali"
invece è stato composto a Villaga, una frazione di Feltre ma si ispira ad un canto
tradizionale del Mali. "Moto Alternato", dedicato alla mamma di Elena, descrive
l'avvicendarsi naturale di notte e giorno, luce ed oscurità, ma anche del bene e
del male, della vita e della morte, di incontri ed addii. Elementi che si susseguono
in continuazione come in una danza. Infine "Half Century" ci svela l'età
anagrafica di Diego. Brano composto proprio in occasione del suo cinquantesimo compleanno
e dedicato a tutti quelli che, come lui, non invecchieranno mai.
Al pari di
Herbie
Hancock e
Wayne
Shorter, grandissimi artisti che per Diego rappresentano delle pietre miliari,
egli stesso si è accostato al buddismo, in un percorso di vita che attraverso la
musica gli ha permesso di trovare la propria profonda dimensione umana e spirituale.
Nelle liner notes di "Time to Change" Diego cita il proprio mentore, Daisaku Ikeda,
presidente e leader di "Soka Gakkai International", e lo ringrazia per il continuo
incoraggiamento ed insegnamento per riuscire a rinnovarsi ogni giorno e per trovare
il coraggio e la forza di spingersi al di là dei propri limiti, nella convinzione
che ogni meta raggiunta possa contribuire a risvegliare la più profonda dignità
della vita in ciascuno di noi.
Rossella Del Grande per Jazzitalia
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COMMENTI | Inserito il 3/12/2020 alle 18:44:45 da "bassaniaraldo" Commento: Diego Ruvidotti Quartet: "MAESTRALE". Questo primo disco lo dedico ai miei genitori. Sto ascoltando questa straordinaria musica in casa da mio figlio a Buccinasco. Sei uno straordinario personaggio ed un musicista da brividi. Eri mio collega in una scuola di Rozzano, credo. Sono passati parecchi decenni da quando ci siamo visti l'ultima volta. Non so se mi spiego ma il sentire questa musica mi causa uno strano rimestolamento di emozioni che mi portano a ricordare un periodo felice perchè ho avuto modo di conoscere personaggi notevoli come te. Sollecitato dalla tua musica mi piacerebbe scrivere qualcosa di interessante, nonostante l'età e le meningi che vanno a poco a poco a corrodersi. non so se ... ma sono felice di constatare che hai fatto un sacco di musica, sicuramente straordinaria come il primo disco. Un CIAO maiuscolo. Araldo Bassani. | |
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Data pubblicazione: 20/02/2011
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