9 marzo 2005 - Auditorium Parco della musica sala Sinopoli ore 21.00
di Marco De Masi
Stefano Di Battista
sax alto e soprano
Eric Legnini piano
Rosario Bonaccorso contrabbasso
André Ceccarelli batteria
Stefano Di Battista è senza dubbio uno dei musicisti italiani di maggior talento. Giunto ormai al quarto disco con la prestigiosa etichetta Blue Note (l'album di esordio "Volare", fu registrato invece per l'etichetta francese Label bleu) e vantando nobili collaborazioni come quella con il pianista Michel Petrucciani e il batterista Elvin Jones, il sassofonista romano, peraltro reduce della vittoria a Sanremo nella categoria gruppi con la moglie Niki Nicolai, continua a ricevere consensi sfoggiando una musicalità espressiva, sostenuta da una tecnica esaltante.
Il progetto che
Di Battista propone all'auditorium è quello di "Parker's mood": album di omaggio al grande sassofonista afroamericano portavoce dell'estetica del Be bop, uscito alla fine del 2004.
La scelta dei musicisti che lo accompagnano è tutt'altro che casuale. Le trame armoniche, sono infatti raccontate dalle complesse idee del pianista belga
Eric Legnini, già presente nei primi due dischi del sassofonista ("Volare" 1997 e "A prima vista" 1998) e nell'album "'Round about Roma" 2002, mentre l'interpretazione dei ritmi è affidata al batterista
André "Dedé" Ceccarelli e al solido e fedele contrabbassista Rosario Bonaccorso, presente in tutte le incisioni del sassofonista.
Sono le 21.00 e la sala comincia a riempirsi frettolosamente al passo un po' disorientato degli spettatori che tardano a trovare il loro posto. Finalmente le luci si spengono, e il vociare, che accompagnerà un po' tutto il concerto, si confonde tra gli applausi che festeggiano l'entrata del gruppo. La sala è stracolma; il concerto può cominciare.
I suadenti fraseggi del sax alto introducono il famoso tema scritto da Dizzy Gillespie e F. Paparelli, A Night In Tunisia che viene eseguito dal sax a un tempo molto veloce, sostenuto dalla potenza ritmica dei tamburi di
Ceccarelli, che poi nella sezione B, si abbandonano ad uno swing esaltante, accompagnando i chorus di improvvisazione del sax (1 chorus), del piano (3 chorus) ed infine del contrabbasso che si esibirà in un solo molto energico commentando le note del suo strumento con la voce e decretando con il terzo chorus la fine del pezzo.
Questo brano è indicativo dell'andamento di tutto il concerto. Nonostante l'intesa che i quattro dimostrano di avere, attraverso un interplay spesso arguto e brillante, le forze dei singoli lasciano sospettare allo spettatore un po' di stanchezza, soprattutto da parte del sassofonista, che dedicherà alle sue improvvisazioni, brevi e non sempre ispirati momenti; è indicativa a proposito, la distribuzione dei chorus di improvvisazione di A Night In Tunisia.
Passando per le note sensuali del tema di "Laura", dove è senza dubbio da sottolineare l'improvvisazione del pianista
Legnini, elegante, mossa soprattutto da una complessa trama di accordi alterati e da agili fraseggi che si intersecano arrivando a toccare soglie di grande espressività, giungiamo alla sezione finale del brano, in cui Stefano Di Battista, sostenuto dal rumoroso ma efficace drumming del francese "Dedé", si abbandona a fraseggi dal sapore orientale che, in un crescendo collettivo, si trasformano in vocalizzi tesi e liberatori vicini all'estetica del Free.
Non so se questo sia stato programmato, ma i momenti finali di "Laura" hanno creato un perfetto ponte con la composizione successiva, questa volta non pescata del repertorio parkeriano: Resolution di John Coltrane, tratta da "A love supreme", capolavoro del 1964.
Il brano, secondo momento di una suite di quattro parti, viene introdotto dal contrabbasso che, come nella registrazione originale, fa da presagio al tema esplosivo, esposto qui da
Di Battista con splendido vigore. La voce del sassofonista, trova nel soprano la sua esaltazione, espressa da un timbro e un'intonazione come sempre invidiabili. Si prosegue con una torrenziale improvvisazione del piano che, incoraggiato dalla potenza percussiva di
Ceccarelli, esplode toccando alti vertici espressivi, raggiunti, o forse anche superati, dalla sonorità mistica del soprano durante il suo seppur breve (se confrontato ai lunghi soliloqui di Coltrane) spazio improvvisativo.
L'intensità e l'energia evocativa di questo brano è sicuramente il momento più interessante della performance, sia per il coinvolgimento dimostrato da parte dei musicisti che per la travolgente risultante sonora.
Proseguendo con i toni decisamente più sommessi di "'Round Midnight",
eseguita in uno stile molto sobrio e vicino alla versione presente sul disco (in
cui è rilevante il solo "a cappella" del sax alto) giungiamo, senza perdere
altro tempo in episodi trascurabili, all'ultimo brano, Donna Lee: uno dei simboli del repertorio Be bop per la complessità e velocità di esecuzione del suo tema. Nonostante il sassofonista accenni ai rischi in cui potrebbe incorrere eseguendo questo brano dal vivo, riesce ad eseguirlo perfettamente ad un tempo molto elevato, perfettamente espresso dalla vivacità della sezione ritmica.
Alla fine del pezzo il gruppo abbandona il palco, suggerendo l'esplosione di un applauso robusto e prolungato che ha poi costretto i quattro a tornare in scena, questa volta nelle vesti di intrattenitori, imbastendo con il pubblico un divertente giochetto musicale fatto di
call and response. Il giudizio su questo concerto, come è certamente emerso da quanto sopra scritto, è buono anche se ci sono alcuni appunti che sarebbe meglio chiarire.
Il concerto è stato forse troppo breve, e sette pezzi, suonati peraltro senza eccessive dilatazioni improvvisative, sono forse una scaletta un po' magra per un quartetto di queste dimensioni. I musicisti hanno dimostrato un buon coinvolgimento anche se in alcuni episodi è mancato forse il necessario trasporto emotivo.
Il leader non ha sicuramente mostrato una forma eccellente anche se la sua qualità gli permette, anche quando non è in giornata, di mantenere standard molto alti.
Voto negativo soprattutto all'acustica della sala che ancora una volta si dimostra carente nella funzione principale che dovrebbe assolvere: permettere a tutti i presenti in sala di poter ascoltare la musica.