Cari Amici,
In questa lezione parliamo di Giovani e Flauto Jazz.
Ho pensato di dare spazio a cinque musicisti che rappresentano al meglio la nuova
generazione chiamata a portare avanti la storia del flauto jazz italiano.
Sono sicuro che le loro parole saranno di grande ispirazione per tutti i lettori
(specialmente per i giovanissimi studenti di flauto), e sono altrettanto certo che
questo articolo servirà agli addetti ai lavori per scoprire l'entusiasmo, i progetti
e l'originalità di ciascuno di questi giovani musicisti, che meritano il meglio
per il loro futuro musicale.
Lascio quindi spazio, in ordine rigorosamente alfabetico, ad Edoardo Casu, Filippo
Perelli, Nicola Rizzo, Matteo Diego Scarcella (il più giovane, classe
1999) e Marco Severa.
EDOARDO CASU
Nato a L'Aquila nel 1990,
studio nel Conservatorio "A.Casella"di L'Aquila sotto la guida del M° Luigi Tufano.
Durante gli anni di studio (in cui mi sono formato con i Maestri Roberto Fabbriciani,
Andrea Oliva, Francesco Loi, Michele Marasco), ho avuto modo di partecipare con
successo a prestigiosi concorsi nazionali (Syrinx giovani, Syrinx, Krakamp, Arte
è Pace), ed in seguito ho fatto parte di orchestre importanti quali l'Orchestra
Nazionale dei Conservatori, l'Orchestra Sinfonica Abruzzese, l'Orchestra Teatro
Goldoni di Livorno, L'Orchestra Nazionale Jazz e la Verdi Jazz Orchestra. Con il
gruppo "Deltensemble" ho effettuato due apprezzate tournée negli USA, nel
2010 e nel 2013.
Quando è nata la tua passione per la musica e perché hai
scelto il flauto ?
Sono nato in una famiglia di musicisti, mio padre violinista mi ha introdotto allo
studio del violino all'età di 4 anni. Poi però a 9 anni mi capitò sotto mano il
cd di "Aqualung" dei Jethro Tull... per me fu una vera epifania, poiché non pensavo
che uno strumento come il flauto potesse fare quelle cose. Da allora decisi di diventare
un flautista, per emulare Ian Anderson.
Che percorso di studi hai fatto ?
Mi sono diplomato (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti in Flauto Traverso
presso il Conservatorio dell'Aquila, in seguito mi sono perfezionato con il M° Roberto
Fabbriciani. Dopo anni di lavoro presso orchestre e formazioni cameristiche classiche,
mi sono iscritto alla classe di Composizione Jazz del M° Pino Jodice al Conservatorio
di Milano, conseguendo la laurea triennale lo scorso maggio con la votazione di
110 e lode.
Ci sono dei flautisti che ti hanno particolarmente ispirato
? Quali altri musicisti o compositori sono stati importanti nel tuo percorso ?
Oltre al sopra citato Ian Anderson, approfondendo lo studio del flauto sono stato
in seguito ispirato da mostri sacri come Herbie Mann, Dave Valentine, Hermeto Pascoal,
Orlando "Maraca" Valle. Il mio stile improvvisativo e compositivo è influenzato
anche da diversi musicisti non flautisti, come ad esempio Frank Zappa, Victor Wooten,
Charles Mingus,
Mike Stern, gli Area, i Brecker Brothers e anche compositori classici
come Béla Bartók e Aram Khachaturian.
Hai al tuo attivo collaborazioni con musicisti di fama
internazionale; c'è qualche incontro che ricordi come particolarmente significativo
?
Grazie soprattutto alla mia esperienza con l'Orchestra Nazionale Jazz dei Conservatori
e con la Verdi Jazz Orchestra ho avuto la fortuna di lavorare con musicisti incredibili
quali Tullio
De Piscopo, Dave Douglas,
Paolo Fresu,
Fabrizio Bosso,
Juan Carlos Albelo Zamora, John Surman, Sheyla Jordan, Mario Biondi, Billy Cobham.
Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa di nuovo ed ha contribuito decisamente alla
mia crescita musicale.
Fai parte di una generazione cresciuta nell'era di internet;
qual è il tuo rapporto con i social media e cosa pensi di piattaforme come Youtube,
Spotify, ecc. ?
Credo che i social media oggi siano una delle maggiori opportunità per i giovani
musicisti per mostrare i loro progetti e le loro idee, tuttavia trovo che siano
spesso limitanti e superficiali. Non è affatto semplice dare un'immagine veritiera
e sincera di un contenuto attraverso un video o una registrazione di pochi minuti
o addirittura secondi, ma bisogna adattarsi. Per quanto riguarda Youtube e Spotify,
ne ho un'opinione più che positiva! Sono il modo più facile (ed economico!) per
conoscere nuova musica e nuovi artisti, e mi ritengo fortunato a vivere in un'epoca
in cui così tante informazioni sono a disposizione di tutti. Uso entrambe le app
quotidianamente, molto più di qualsiasi social.
Pensi che l'attuale panorama musicale offra i giusti spazi
ai giovani ? In che modo si potrebbe aiutare un giovane musicista ad intraprendere
una carriera professionale ?
In Italia, nonostante alcuni passi in avanti soprattutto in ambito jazzistico, a
mio avviso la musica e l'arte sono purtroppo generalmente sempre più sottovalutate;
lo dimostrano i tagli ai fondi per la cultura perpetuati dai vari governi negli
ultimi anni. In questo momento intraprendere la carriera del musicista necessita
di un incredibile coraggio, laddove sono davvero poche le organizzazioni in grado
e con volontà di investire su nuovi progetti musicali: si preferisce troppo spesso
chiamare grandi nomi che possano portare un ritorno sicuro dell'investimento. In
ultima analisi, si sente il bisogno di una mentalità più lungimirante da parte di
chi amministra e di chi offre lavoro, che garantisca tutele e ingaggi adeguati per
i giovani.
A livello musicale e anche personale, quali sono le qualità
che ritieni indispensabili possedere per essere musicisti professionisti al giorno
d'oggi ?
Sicuramente spirito d'iniziativa ed impegno costante sono fondamentali per essere
musicisti, ma anche sapersi divertire ed emozionare con la musica e rimanere sempre
umili. Ricordo un aneddoto su Mstislav Rostropovic, probabilmente il più grande
violoncellista di sempre, il quale prima di ogni concerto si chiudeva in una stanzina
a praticare le "note lunghe"; o
Sonny Rollins,
che a quasi novant'anni afferma di continuare a studiare ogni giorno. Li porto spesso
ad esempio di come anche e soprattutto i grandi musicisti abbiano l'umiltà e la
voglia di migliorarsi fra le loro caratteristiche.
Quali sono i tuoi progetti attuali ? Se avessi
una bacchetta magica, anzi un "flauto magico", che sogni vorresti realizzare nel
tuo futuro ?
Mi sto attualmente occupando del progetto che ho presentato per la mia tesi in Composizione
Jazz, intitolato "Ràvdosi": è una raccolta di mie composizioni e rielaborazioni
per big band jazz incentrate sul rebetiko, musica popolare greca. Inoltre, sto lavorando
in formazioni più piccole, sia in acustico che in elettrico, proponendo diversi
generi musicali, dal jazz alla fusion alla musica etnica. In futuro spero di avere
l'opportunità di collaborare e confrontarmi con i grandi musicisti nel panorama
artistico internazionale. Sogno inoltre di divulgare le potenzialità del flauto
in tutti i generi musicali, che sono ai più sconosciute.
Per ascoltare, contattare o conoscere meglio Edoardo Casu:
edoardo_casu@libero.it
https://www.facebook.com/fledoardo.casu
https://www.instagram.com/fluto90/
https://www.linkedin.com/in/edoardo-casu-a13595198/
https://www.youtube.com/user/Dargen90
https://www.youtube.com/watch?v=ZbqGGArEhYA
https://www.youtube.com/watch?v=SJPKmqqHXZw
https://youtu.be/04/ZB02fH4O4
"Adagio Transumante", Deltensemble, Arkhé Edizioni, 2008
"Rapsodia della tensione efficace", Deltensemble, Arkhé Edizioni,
2017
"From Another Planet", Federico Calcagno & the Dolphians, Emme Record Label
2019
"Spherical Perceptions (Homage to Thelonious "Sphere" Monk), Giulia Damico, Play
& Oracle Records Ltd, 2020
FILIPPO PERELLI
by Hans Visser
Filippo Perelli si diploma a soli 19 anni in flauto traverso presso il Conservatorio
Giuseppe Verdi di Milano, sotto la guida di Paola Frè e Silvia Vergamini. Nel
2008 a Viareggio, a soli 13 anni, vince il secondo
premio al 17º concorso internazionale di musica classica "Riviera della Versilia"
suonando la Partita per Flauto solo in A minor di CPE Bach. Nel
2013 è finalista al concorso nazionale "Chicco
Bettinardi" per giovani talenti del jazz italiano associato al Piacenza Jazz Festival,
vincendo il premio del pubblico. Nella primavera/estate
2014 partecipa alla produzione televisiva Rai 2 "The Voice" in qualità
di orchestrale e talvolta di solista. Nel periodo collabora con Eros Ramazzotti
durante la trasmissione Che Tempo Fa condotta da Fabio Fazio su Rai3. Filippo si
è esibito come jazzista solista in importanti jazz festivals e rassegne musicali
quali: Ascona jazz festival (CH), Freiburg jazz festival (CH), Hallevick Jazz Festival
(S), Jazz in Marciac 2015 (F), Rimini jazz festival
(IT), Sainte Maxime Jazz (F), Mantova Jazz (IT), Piacenza Jazz Fest (IT), oltre
che in importanti jazz club italiani quali Milestone jazz club ed altri con affermate
formazioni jazz italiane come la
Milano Jazz
Gang, la Milano Hot Jazz Orchestra, The Swing Legacy, Riverboat Stompers
o la Milano Hot Jazz Pilots. Da poco si è laureato in Giurisprudenza riportando
la votazione di 110 con lode.
Quando è nata la tua passione per la musica e perché hai
scelto il flauto ?
Sono nato in mezzo alla musica. Mio padre è musicista professionista, così, ho avuto
la possibilità di sentire e vedere fin da piccolo quanto ti può dare in termini
di maggior pienezza della vita ed apertura mentale il saper suonare uno strumento
musicale. Ho iniziato con la tromba, ma il dentista ad un certo punto me l'ha vietata
perché da bambino ero pieno di apparecchi in bocca! Allora ho dovuto optare per
il flauto che da quel punto di vista è meno invasivo. Direi che devo ringraziare
il mio dentista...
Che percorso di studi hai fatto ?
Ho iniziato a studiare la musica classica al Conservatorio di Pavia per poi passare
a quello di Milano. L'amore per il jazz è arrivato circa a metà del mio percorso
di studi classici. Non ho mai preso una lezione di jazz. Per quello mi posso in
un certo senso definire autodidatta.
Tuo padre, Claudio Perelli, è un musicista, arrangiatore
e compositore; è stato lui a trasmetterti la passione per il jazz ? E quali sono
i musicisti che ti hanno particolarmente ispirato ?
Decisamente. Quando i miei genitori si sono separati ho passato tanto tempo con
lui, che, più come amico che come maestro, mi ha insegnato molto. La cosa secondo
me più bella e coraggiosa che ha fatto, è stata iscriversi al Conservatorio con
me, per accompagnarmi nel mio percorso di apprendimento, nonostante avesse già quasi
50 anni e una carriera alle spalle da musicista professionista con altri strumenti!
Nella mia vita ho ascoltato tanta musica. Devo dire però, che amo particolarmente
il jazz italiano. Se devo fare il nome di un flautista faccio sicuramente quello
di Nicola Stilo,
anche se amo ascoltare e prendere spunto da qualsiasi tipo di strumentista.
Nella tua attività concertistica alterni il flauto al saxofono:
in base a quali criteri scegli che strumento utilizzare ?
Non credo di avere un criterio. Ovviamente prediligo il flauto per suonare la bossa
nova.
Fai parte di una generazione cresciuta nell'era di internet;
qual è il tuo rapporto con i social media e cosa pensi di piattaforme come Youtube,
Spotify, ecc. ?
Posso con certezza affermare che gran parte del mio bagaglio culturale/musicale
l'ho acquisito grazie a Youtube. Le generazioni precedenti usavano i "dischi"(vinili
33, 45, 78 giri o compact disc), che rispetto all'internet costituiscono sicuramente
uno strumento limitante, perché ti permettono di ascoltare ed apprendere solo quello
che è nella tua materiale disponibilità.
Ricordo anni della mia vita dove tutte le sere dopo cena mi mettevo al computer
ed iniziavo ad ascoltare musica fino a tarda notte, oppure a guardare video di qualsiasi
musicista che catturasse la mia attenzione, cercando di "assimilare"da questi quanto
più fosse possibile. Ora banalmente anche Facebook ed Instagram sono diventate piattaforme
molto utili per la propria maturazione artistica: si può infatti entrare a contatto
con tantissimi musicisti provenienti da ogni angolo del mondo, con una facilità
incredibile, ed ascoltare in modo istantaneo che cosa sta succedendo a New York
piuttosto che a Cuba.
Pensi che l'attuale panorama musicale offra i giusti spazi
ai giovani ? In che modo si potrebbe aiutare un giovane musicista ad intraprendere
una carriera professionale ?
Purtroppo lo spazio riservato ai giovani musicisti al giorno d'oggi è piuttosto
limitato, credo per un fattore eminentemente culturale. La domanda si sta spostando
sempre di più verso generi musicali elettronici e digitalizzati, dove è difficile
trovare un incastro per chi suona un vero strumento musicale.
A livello musicale e anche personale, quali sono le qualità
che ritieni indispensabili possedere per diventare musicisti professionisti al giorno
d'oggi ?
Sicuramente la versatilità. A meno di poter contare su un'importantissima caratura
artistica, credo che un musicista al giorno d'oggi non possa cristallizzarsi esclusivamente
sull'attività concertistica jazzistica, che peraltro costituisce una fetta molto
piccola del mercato. Un'importante fattore che non va trascurato è l'uso della tecnologia
anche nella musica dal vivo e strumentale. Riallacciandosi al discorso delle nuove
tendenze, questa può essere una buona strada per potersi inserire in terreni più
fertili.
Quali sono i tuoi progetti attuali ? Se avessi una bacchetta
magica, anzi un "flauto magico", che sogni vorresti realizzare nel tuo futuro ?
Faccio parte di una storica formazione di jazz tradizionale chiamata "Milano Hot
Jazz Orchestra". Sta invece per prendere forma un nuovo progetto incentrato su musica
jazz di tradizione gitana, che conterà della voce del mio flauto (il nome è ancora
da definirsi). Per quel che riguarda il sogno, mi piacerebbe solamente nel futuro
vedere più musica per le strade delle città del mio Paese, che al momento mi sembra
un po'fermo da questo punto di vista.
Per ascoltare, contattare o conoscere meglio Filippo Perelli:
filippoperelli@yahoo.it
https://filippoperelli.weebly.com/
https://milanohotjazzorchestra.weebly.com/
https://www.instagram.com/felopere/?hl=it
https://www.youtube.com/watch?v=v9exxU4bfhI
https://www.youtube.com/watch?v=51wszGv-QJw
https://www.youtube.com/watch?v=C7t0j3QHOuw
NICOLA RIZZO
Nicola Rizzo si diploma in flauto traverso al Conservatorio « C. Pollini » di Padova
e ottiene il diploma accademico di secondo livello in Jazz al Conservatorio « G.
Verdi » di Como. Si trasferisce successivamente a Parigi per 5 anni dove insegna
in conservatorio e fonda il Nicola Rizzo 4et, quartetto jazz del quale è leader
e con il quale incide i dischi « Salam » e « So What ». Tiene due Masterclass
sul flauto jazz al Conservatoire de Chamonix (Francia) e al Conservatorio « Tito
Schipa » di Lecce. A gennaio 2020, di ritorno
in Italia dopo un anno a Londra, pubblica il suo primo libro « Jazz Flute Daily
Workout », edizioni Workin' Label.
Quando è nata la tua passione per la musica e perché hai
scelto il flauto ?
La mia passione per la musica è iniziata dai miei primi anni di vita, la mia famiglia
è da sempre molto appassionata di musica e fin da piccolo mi portavano con loro
a vedere i concerti. Con il flauto c'è stata come una folgorazione durante un concerto
che ebbe luogo nell'asilo che frequentavo a Padova. Mi colpì molto per il suo suono,
ricordo che era un flauto d'oro. A 9 anni quando i miei genitori mi chiesero se
volessi suonare uno strumento non ho avuto dubbi. Scelsi il flauto traverso nonostante
avessimo un pianoforte a casa…
Che percorso di studi hai fatto ?
Ho ottenuto il diploma di vecchio ordinamento in flauto traverso al Conservatorio
"C. Pollini" di Padova e il Diploma accademico di secondo livello in Jazz al Conservatorio
"G. Verdi" di Como.
Ci sono dei flautisti che ti hanno particolarmente ispirato
? Quali altri musicisti o compositori sono stati importanti nel tuo percorso ?
Sicuramente Dave Valentin è stato il flautista jazz che più mi ha colpito per la
sua poliedricità, tecnica, qualità del suono. Ho avuto la fortuna di conoscere il
grandissimo Sam Most durante una sua masterclass a Verona, un personaggio unico,
il padre fondatore del flauto jazz. Anche Herbie Mann e Hubert Laws mi hanno da
sempre inspirato con la loro energia e quel modo così nuovo per l'epoca di dare
al flauto il ruolo di leader su un palco jazz. Parlando poi di altri strumenti,
ascolto costantemente
Bill Evans,
John Coltrane
(Hamlet, 23 settembre 1926 – New York, 17 luglio 1967),
Chet Baker,
Chick Corea,
Mongo Santamaria, Tito Puente, Snarky Puppy.
Hai vissuto molti anni all'estero, in particolare a Parigi
e Londra; immagino siano state esperienze fondamentali sia dal punto di vista musicale
che umano, ce ne puoi parlare brevemente ?
Ho vissuto 5 anni a Parigi e uno a Londra e ancora ho la
fortuna di tornarci spessissimo a suonare partendo dall'Italia, dove ora risiedo.
Un'esperienza indimenticabile che mi ha formato tantissimo, mi ha permesso di entrare
a contatto con realtà musicali diverse da quella italiana e mi ha fatto aprire molto
la mente. Ho avuto la fortuna di insegnare ad allievi stranieri nei conservatori
francesi e a Londra e ho fondato il mio quartetto jazz parigino con il quale a breve
registrerò il mio nuovo disco e con il quale farò un tour di concerti.
Fai parte di una generazione cresciuta nell'era di internet;
qual è il tuo rapporto con i social media e cosa pensi di piattaforme come Youtube,
Spotify, ecc. ?
Viviamo in un momento storico dove qualsiasi musicista non può permettersi di trascurare
le nuove tecnologie. I nuovi canali sono delle ottime opportunità, delle vetrine
incredibili che però devono sapere essere sfruttate correttamente. E questo sempre
non è facile.
Pensi che l'attuale panorama musicale offra i giusti spazi
ai giovani ? In che modo si potrebbe aiutare un giovane musicista ad intraprendere
una carriera professionale ?
Al momento creare un progetto quando si è all'inizio della propria carriera è un'impresa
folle, ma per fortuna ancora esistono persone coraggiose. Il giovane musicista ormai
è costretto a fare l'agente di se stesso, creare il proprio marketing ed occuparsi
di qualsiasi aspetto della proprio vita professionale. Questo è molto stressante
e purtroppo toglie moltissimo tempo allo studio personale e ai progetti, ma bisogna
imparare a far quadrare tutto e quando si trova il giusto equilibrio, si ottengono
i risultati.
Per i giovani, beh, non mi sembra sia dato il giusto spazio dato che la nostra professione
ancora oggi non viene ritenuta una professione. Si potrebbe per esempio iniziare
a obbligare chiunque assuma un musicista a pagarlo con regolare fattura e questo
non solo in Italia perché succede spessissimo anche all'estero. Con il tempo quando
ci si crea un nome le cose migliorano, ma all'inizio è veramente dura e tantissimi
validissimi giovani musicisti abbandonano il loro sogno.
Bisognerebbe secondo me incentivare di più l'arte e cercare di dare sbocchi concreti
ai giovani musicisti che terminano il loro corso di studi e che vogliono investire
nei loro progetti artistici.
A livello musicale e anche personale, quali sono le qualità
che ritieni indispensabili possedere per essere musicisti professionisti al giorno
d'oggi ?
A livello musicale sicuramente padronanza della tecnica dello strumento e del repertorio.
Dedizione e studio giornalieri sono praticamente una vocazione quando si sceglie
questa carriera. Molta creatività e coraggio dal punto di vista umano, uniti a tantissima
umiltà e alla capacità di saper ascoltare gli altri musicisti.
Quali sono i tuoi progetti attuali ? Se avessi una bacchetta
magica, anzi un "flauto magico", che sogni vorresti realizzare nel tuo futuro ?
Ho appena pubblicato il mio nuovo libro "Jazz Flute Daily Workout" - Vol. 1 edito
da Workin' Label che sta avendo un ottimo risultato nelle vendite. Sono arrivati
ordini da tutto il mondo e sapere che tanti flautisti vogliano approcciarsi al mondo
del flauto jazz grazie al mio metodo, mi onora tantissimo. Tra qualche mese registrerò
il mio nuovo disco "Flute Sketches" con il mio quartetto jazz di Parigi e partiremo
per una serie di concerti. In Italia ho grandissime sorprese in arrivo in Puglia,
dove ora risiedo e dove sono al lavoro per un'altro disco.
Se potessi avere un "flauto magico" vorrei poter far appassionare tantissimi giovani
al flauto jazz perché possa diventare una professione sempre più praticata e diffusa,
al pari degli altri strumenti jazz e come già succede in musica classica. La riforma
dell'anno scorso dei Conservatori italiani che ha finalmente introdotto il corso
di studio accademico di Trennio e Biennio in flauto jazz sembra andare nella giusta
direzione, ora non resta che attuarla, aprendo i bandi di concorso nei conservatori,
speriamo in tempi brevi.
Per ascoltare, contattare o conoscere meglio Nicola:
nicolarizzojazzflute@gmail.com
www.nicolarizzojazzflute.com
www.instagram.com/nicolarizzojazzflute/?hl=it
www.facebook.com/nicola.rizzo.14
http://www.youtube.com/channel/UC__TO4asTy_IK4VWDLN-sRg
http://youtu.be/jVifrVLWILU
http://youtu.be/Td0xdumiiRs
http://youtu.be/8t6XfktO2ZQ
Salam - Nicola Rizzo 4et
So What - Nicola Rizzo, Lucas Belkhiri
Nicola Rizzo Jazz Flute Daily Workout Vol. 1, edizioni Workin' Label
MATTEO DIEGO SCARCELLA
Matteo Diego Scarcella, classe '99, nasce a Reggio
Calabria (RC) il 31 Dicembre. Comincia lo studio del flauto a 11 anni, e da subito
nasce in lui la passione per la musica Jazz, che lo porterà ad esibirsi in vari
importanti festival, come il "Catanzaro Jazz Fest", "Peperoncino Jazz Festival",
al Jazz Club di Ferrara e condividendo il palco con artisti del calibro di
Fabrizio Bosso,
Giovanni Amato, Alessandro Presti. Affiancando al Jazz lo studio della musica classica,
fa il suo debutto da solista con l'Orchestra Sinfonica Siciliana nel febbraio
2020 al Teatro Politeama Garibaldi di Palermo. Ha vissuto
diverse esperienze in orchestra, esibendosi al festival "Musicartissimo
2019" in Bulgaria, oppure con la "Laudamo Creative
Orchestra", affianco alla storica "ICP Orchestra" olandese.
Quando è nata la tua passione per la musica e perché hai
scelto il flauto ?
Mi sono appassionato alla musica molto presto, verso i 7 anni. Mio fratello maggiore
Rocco aveva appena cominciato a suonare la chitarra elettrica, ed ascoltandolo suonare
cominciai subito ad incuriosirmi e ad avvicinarmi alla musica che suonava, ovvero
il Rock degli anni‘60 e‘70. In più, durante i lunghi viaggi in macchina che ci capitava
di fare, mio padre mi fece piano piano scoprire la musica dei suoi tempi, dal Rock
Progressive dei Genesis e della PFM fino agli Steely Dan, George Benson
ed il Pat Metheny
Group. Quindi cominciai prima a suonare la chitarra, ma mi appassionai presto anche
al flauto, dopo averlo sentito suonato da Hubert Laws in un brano del ‘65 dei Jazz
Crusaders, Agua Dulce.
Che percorso di studi hai fatto ? Suoni anche altri strumenti
?
A 11 anni ho cominciato a prendere lezioni private di flauto per circa un anno e
mezzo, dopodiché mi sono iscritto al Conservatorio di Reggio Calabria ai corsi pre-accademici.
Attualmente sono al secondo anno di triennio del percorso classico, ma ho sempre
seguito la mia passione per il Jazz, studiandolo da solo sui dischi e sulle registrazioni
dei grandi interpreti di questa musica. Questo approccio da ascoltatore onnivoro
e curioso mi ha portato anche ad intraprendere lo studio del Sassofono, che ho cominciato
a suonare da autodidatta all'età di 16 anni.
Ci sono dei flautisti che ti hanno particolarmente ispirato
? Quali altri musicisti o compositori sono stati importanti nel tuo percorso ?
I musicisti che mi hanno ispirato e che continuano ad ispirarmi sono davvero un'infinità,
ed in più il mio gusto musicale funziona un po' a "periodi", cioè i miei ascolti
e la mia visione della musica cambiano in continuazione, quindi trovo veramente
difficile identificarmi con delle personalità musicali fisse. Sono fortemente legato
a Hubert Laws, probabilmente più per un discorso affettivo, essendo il primo flautista
che ho mai ascoltato, ma ho un posto nel cuore soprattutto per i grandi vecchi flautisti
delle big band come James Moody e Frank Wess. In generale non ascolto troppo i flautisti
nel Jazz, ma cerco di rifarmi più al linguaggio dei trombettisti come Miles, Chet,
Lee Morgan o dei sassofonisti, tra i quali Dexter, Joe Henderson, Coltrane, Joshua
Redman. Adoro
Wayne
Shorter in tutte le sue fasi, sia con Art Blakey and the Jazz Messengers,
o nel secondo quintetto di Miles e nella sua produzione degli anni ‘60, sia con
i Weather Report, o come turnista nella musica degli anni ‘70 e ‘80 (Joni Mitchell,
Steely Dan, Pino Daniele), e in tutta la produzione successiva, fino ad arrivare
al suo attuale quartetto. Trovo molta ispirazione nella musica e nell'approccio
compositivo di
Pat Metheny, soprattutto nei lavori dei primi anni ‘2000,
come la suite The Way Up. Il percorso di studi che sto continuando in Conservatorio
mi ha portato a scoprire la grande musica europea del passato ed il vasto mondo
del repertorio flautistico, i quali influenzano il mio modo di improvvisare. Bach,
Mozart, Debussy, Ravel, Stravinsky, sono alcuni dei compositori che preferisco.
Hai un'attività concertistica che spazia dal jazz alla
musica classica: è difficile conciliare generi musicali differenti ?
Diciamo che per quanto riguarda la musica "classica" non credo di poter parlare
di una vera e propria attività concertistica, ma ad ogni modo il suo studio e la
sua pratica mi offrono delle risorse che altrimenti non avrei se mi dedicassi solo
al Jazz, e viceversa. Credo che conoscere ed approfondire più musica possibile dia
la possibilità di avere più materiale da cui prendere spunto per costruire la propria
idea musicale, e imparare a cambiare il proprio approccio allo strumento tra i diversi
stili (che sia passare dal Barocco all'Impressionismo, o dal Romanticismo francese
al Jazz) aiuta a sviluppare una versatilità che non si avrebbe altrimenti.
Fai parte di una generazione cresciuta nell'era di internet;
qual è il tuo rapporto con i social media e cosa pensi di piattaforme come Youtube,
Spotify, ecc. ?
Secondo me i social media possono essere utilizzati come un'ottima vetrina per raggiungere
più persone possibili (anche se personalmente non li sfrutto per quanto dovrei),
il rischio è però che la fruizione della musica possa ridursi al giudizio di 30
secondi di un video su Instagram, o si adatti al compulsivo "scrolling" che si tende
a fare su queste piattaforme, che porta l'utente a non dare la giusta attenzione
a quello che sta ascoltando. La presenza di così tanti concerti e registrazioni
su Youtube è però un vantaggio per chi è appassionato e studia la musica, perché
gli viene messa a disposizione un'infinità di materiale su cui studiare, informarsi
e allargare i propri orizzonti.
A livello musicale e anche personale, quali sono le qualità
che ritieni indispensabili possedere per essere musicisti professionisti al giorno
d'oggi ?
Oltre alla preparazione, credo che la versatilità e l'adattabilità alle diverse
situazioni possano fare la differenza. Il campo della musica è pieno di concorrenza,
c'è un altissimo livello in giro ed è molto difficile farsi strada, quindi credo
che riuscire a dare il meglio in tante situazioni musicalmente diverse possa dare
la possibilità di muoversi di più e di avere più opportunità.
Quali sono i tuoi progetti attuali ? Se avessi una bacchetta
magica, anzi un "flauto magico", che sogni vorresti realizzare nel tuo futuro ?
Sarei dovuto partire per Boston a settembre, per studiare al Berklee College of
Music dopo aver vinto una borsa di studio di $30.000 ai seminari estivi dell'Umbria
Jazz Festival, ma purtroppo l'emergenza Covid-19 ha bloccato i miei piani. Ho intenzione
quindi di concludere il mio percorso di studi in Conservatorio nella mia città,
ma spero che in futuro mi si ripresenterà l'opportunità per realizzare questo sogno
di andare a studiare il Jazz negli Stati Uniti. Prendendo il lato positivo della
faccenda, adesso avrò modo di dedicarmi a tutti progetti che sto coltivando in Calabria,
e che altrimenti avrei dovuto lasciare in sospeso se fossi partito, come per esempio
il quartetto del vibrafonista Andrea Mellace, del quale faccio parte, e con il quale
abbiamo da poco pubblicato il primo disco "Scirocco" per la UR Records, oppure la
formazione in ottetto "Mood Orchestra" con la quale a breve registreremo un disco
che conterrà anche brani di mia composizione.
Per ascoltare, contattare o conoscere meglio Matteo:
matteodiego.scarcella@gmail.com
https://www.facebook.com/matteodiego.scarcella
https://www.instagram.com/matteoscarcella_b13/?hl=it
https://www.youtube.com/watch?v=OjQy67GEpI8
https://www.youtube.com/watch?v=Uaajgpsmn9w
https://www.jazzit.it/andrea-mellacesciroccour-2020/
https://open.spotify.com/album/12kEXCWfk8DTBmbVXeUkUN?si=digRIHGZSTOhlNvczPxbEQ
MARCO SEVERA
Sono nato a Roma, ho cominciato a studiare flauto a 11 anni e dai 14 batteria. Ho
fondato un centro sociale, El Pueblo, organizzando concerti e rassegne. A 19 anni
sono andato a Barcellona suonando per strada e facendo le prime esperienze professionali.
Da lì mi sono trasferito a Berlino dove ho ottenuto un lavoro stabile come batterista
facendo la spola con l'Italia per un paio di anni. Tornato a Roma, mi sono iscritto
al conservatorio di Frosinone e nel frattempo ho cominciato a lavorare con orchestre
e piccoli ensemble. Sono partito in Erasmus per un anno, in Francia, dove ho lavorato
con un quintetto e delle orchestre. Tornato, ho frequentato il conservatorio di
Ferrara, ho cominciato a studiare sax, sono diventato giornalista (scrivere è l'altra
mia passione) e ho avuto 3 figli maschi.
Quando è nata la tua passione per la musica e perché hai
scelto il flauto ?
Mia nonna cantava e mi piaceva ascoltarla, mia sorella maggiore studiava pianoforte
e mi piaceva ascoltarla, due dei miei cugini, entrambi più grandi di me, suonavano
la batteria e ne ero affascinato. Guardavo sempre Mtv e riuscivo a riprodurre sul
pianoforte più o meno tutto quello che sentivo. Finite le elementari i miei genitori
mi hanno segnato alle medie ad indirizzo musicale. Potevo scegliere tra chitarra,
pianoforte e flauto traverso, non sapevo cosa fosse un flauto traverso e quindi
ho scelto quello.
Sei stato il primo flautista italiano ad ottenere un diploma
specifico di flauto jazz; puoi parlarci del tuo percorso di studi ?
Da bambino non avevo tanta voglia di studiare quello che mi proponevano, quindi
suonavo sempre e solo sui dischi, mi ritengo un autodidatta. Ho iniziato tardi il
conservatorio: a 24 anni mi sono iscritto al triennio di Jazz a Frosinone poi al
biennio in flauto jazz a Ferrara. In entrambi i conservatori ho incontrato degli
amici e musicisti, sia tra i docenti che tra i compagni di corso, con i quali tuttora
suono e mi confronto. Reputo essere questo l'aspetto più importante di un percorso
di studio: quello di conoscere persone, ascoltarle suonare e grazie a loro declinare
in maniera sempre differente le conoscenze acquisite.
Al conservatorio di Ferrara devo molto, non solo io ma chiunque voglia intraprendere
lo studio specifico del flauto jazz.
Michele Gori
e Roberto Manuzzi
hanno contribuito a istituzionalizzare un corso che non avrei mai immaginato potesse
esistere, soprattutto dopo le infinite peripezie ministeriali che hanno reso il
flauto jazz una materia invisibile e impossibile da studiare se non, ironia del
caso, per vie "traverse". Ci sono stati anche docenti come
Teo Ciavarella,
oltre al già citato
Roberto Manuzzi,
che hanno dedicato a noi giovani musicisti tempo e risorse, ingaggiandoci per suonare
e facendoci fare bellissime esperienze professionali. Io ho frequentato i primi
due anni in cui il corso è stato attivato, sono stato un pioniere dal lato alunni
seguito da Michele
Gori che era il pioniere dal lato insegnanti. Devo dire che anche i docenti
successivi- che non ho incontrato a Ferrara perché già diplomato- Elvio Ghigliordini
e Geoff Warren, sono parte integrante della mia formazione perché con loro ho studiato
privatamente. Inoltre Ferrara è piena di vita e per me che sono un tipo vivace è
stato un piacere studiarci.
Ci sono dei flautisti che ti hanno particolarmente ispirato
? Quali altri musicisti o compositori sono stati importanti nel tuo percorso ?
Domanda difficile. A livello flautistico sono stato fulminato da Roland Kirk e Jeremy
Steig: loro due sono stati e sono il mio punk, mi hanno fatto capire che il flauto
era cristallizzato in una concezione sonora e di coercizione corporea che non mi
piaceva, non era mia. Tuttora li ascolto con trasporto adolescenziale e ogni volta
che li sento mi pare sia in atto una rivoluzione. Sicuramente
Nicola Stilo
è il flautista italiano che più ho ascoltato e "tirato giù". Sono stato influenzato
da tanta di quella musica che non riesco a fare un elenco, non è possibile. Restringendo
il campo al jazz ci sono dei musicisti che ho ascoltato in maniera maniacale: Monk,
Mingus, Miles Davis (Alton, 26 maggio 1926 – Santa Monica, 28
settembre 1991), Art Blackey, Hermeto Pascoal. Ma credo che quello che davvero
mi ha influenzato è avere l'opportunità di conoscere dei grandissimi musicisti del
mio tempo, vicini a me. A Roma ho avuto la fortuna di assistere ai concerti dei
Neo e in generale sono stato rapito da tutti i gruppi di Manlio Maresca. Con i Neo
suonava Carletto Conti, un altro riferimento la cui recente scomparsa mi ha lasciato
attonito con lui ho studiato, il suo sax, la sua persona sono stati di grande ispirazione.
Sono amico fraterno del sassofonista Claudio Giusti che mi ha insegnato a suonare
il sax, a fare un arrangiamento efficace, ad essere preciso nel lavoro e tante altre
cose. E' questa la musica che davvero mi appartiene e mi influenza: la vedo nascere,
inerpicarsi sui palazzi di Roma, serpeggiare tra Sanpietrini e arroccarsi sulle
menti delle persone. Nei locali della mia città sento suonare i gruppi di Tiziano
Ruggeri, Federico Pascucci ma anche gente più giovane di me, tipo i Dumbo Station
e non mi capacito di come facciano a suonare così, poi finiscono il concerto e cominciamo
a parlare seriamente o a scherzare… per quanto Miles, Coltrane, Monk siano dei giganti,
io non ho vissuto il loro tempo, il loro spazio, la loro condizione, rimangono degli
assoluti musicali, quasi dogmatici, un'ispirazione talmente alta da essere de-contestualizzata
rispetto alla mia realtà. Sono influenzato dalla conoscenza diretta della bellezza,
dal sudore di chi la produce e tanto più faccio parte del tessuto da cui scaturisce
quanto più la interiorizzo.
Nella tua attività concertistica alterni il flauto ai saxofoni;
in base a quali criteri scegli che strumento utilizzare ?
Oltre al flauto suono il sax baritono, anche gli altri sax, ma sono un baritonista.
L'ho scelto perché volevo cambiare funzione e frequenza. Da acuto e solista, o comunque
deputato a voci principali, volevo precipitarmi nei bassi, scendere giù a generare
armonia e ritmo. Quando compongo i miei brani li penso sempre su tre livelli: flauto,
baritono e batteria. Melodia, basso, ritmo. Quando faccio i concerti non ho un criterio
preciso per utilizzare uno o l'altro strumento. Sono la stessa cosa, li utilizzo
quasi come si svolgono le funzioni fisiologiche. E' il corpo che in qualche modo
mi dice cosa devo suonare. Inoltre, senza essere ipocriti, la scelta di studiare
sax dipende anche dal fatto che uno che suona il flauto e vuole fare jazz, suonarlo
quanto più possibile e nelle situazioni più disparate ma soprattutto in orchestra,
non troverà molto spazio se non decide di imbracciare un sassofono.
Fai parte di una generazione cresciuta nell'era di internet;
qual è il tuo rapporto con i social media e cosa pensi di piattaforme come Youtube,
Spotify, ecc. ?
Utilizzo social e piattaforme cercando di non passarci del tempo superfluo ma sfruttandole
per promuovere la mia attività, conoscere nuova musica e per scrivere testi e battute
di satira osservando le reazioni di chi li legge, così da imparare a essere sempre
più bravo. C'è un internet pre-social e post-social a mio modo di vedere, fortunatamente
ho vissuto entrambe le fasi e ricordo che quando organizzavo concerti e volevo fare
pubblicità funzionavano ancora meglio manifesti e volantini rispetto a un myspace,
ero più bravo a impastare la colla che a scrivere post, ma non sono un nostalgico.
Quando sono arrivati i social io ero già grande per fortuna. Spero di non arrivare
mai a pubblicare foto di quello che mangio, di quello che leggo, dei miei figli…vorrei
conservare l'area dei cavoli miei integra e ben protetta. Nel
2013 il disturbo narcisistico della personalità
è stato eliminato dall'elenco delle patologie psichiatriche, a causa dei social
è talmente diffuso che non può più essere considerato un'anomalia della psiche ma
un tratto caratterizzante dell'uomo di oggi. Questo la dice lunga…
Pensi che l'attuale panorama musicale offra i giusti spazi
ai giovani ? In che modo si potrebbe aiutare un giovane musicista ad intraprendere
una carriera professionale ?
Sono consapevole che la situazione non è delle più rosee, che la categoria non è
tutelata, anzi non è proprio riconosciuta, ma mi rompo le scatole a sentire le persone
che si lamentano e basta. Gli spazi ci sono, se siano giusti o meno non lo so dire.
Se gli spazi scarseggiano i giovani giustamente se li prendono. Io me lo prendo
lo spazio, assumendomi responsabilità e rischi delle mie azioni. In più se non ci
sono gli spazi c'è sempre la strada, la strada è nostra, non ce la toglie nessuno
e se ti impegni per strada come se stessi suonando al Madison Square Garden, la
strada ripaga. Sempre. A Roma i posti per suonare ci sono, ma soprattutto ci sono
giovani musicisti straordinari. Non ne faccio un discorso di età, quello che si
potrebbe fare per aiutare i giovani è quello che si deve fare per aiutare tutti
i musicisti: dare la possibilità di lavorare in maniera regolare, far si che organizzare
un concerto costi poco, cosicché un locale possa organizzare più concerti, pagare
di più un musicista e assumerlo regolarmente per la serata. Più concerti, più persone
che si abituano ad andare ai concerti. Per organizzare serate di musica sia pubbliche
sia private si spendono troppi soldi in burocrazia, ancora più soldi vanno alle
società di tutela dei diritti d'autore, soldi che non si capisce in che modo ritornino
alla musica. Tutto questo favorisce il nero. D'altro canto il musicista, giovane
o meno, deve prendersi il rischio di fare il suo mestiere: pagarsi le tasse, suonare
con egual impegno sia la "marchetta" che il concerto di sue composizioni. Bisogna
sapersi criticare, non prendersi troppo sul serio o comunque abbandonare certe cerimonie
da musicista fico, dannato e talmente bravo da essere sfortunato. Non dobbiamo portare
gente ai concerti, ok, ma se nessuno viene ai nostri concerti interroghiamoci su
ciò che proponiamo e su come lo proponiamo. Durante la pandemia il governo ha aiutato
musicisti con almeno 7 giornate lavorative annue regolarmente retribuite, di fatto
riconoscendo il problema del lavoro in nero in musica. Speriamo che la cosa abbia
un seguito concreto e "ordinario", senza aspettare un'altra catastrofe.
A livello musicale e anche personale, quali sono le qualità
che ritieni indispensabili possedere per essere musicisti professionisti al giorno
d'oggi ?
Avere capacità di ascolto, curiosità, leggerezza, saper leggere lo spartito, improvvisare,
presentarsi puntuale, ridere, adattarsi, rispettare le scadenze e il lavoro degli
altri.
Quali sono i tuoi progetti attuali ? Se avessi una bacchetta
magica, anzi un "flauto magico", che sogni vorresti realizzare nel tuo futuro ?
Suono in contesti molto vari e tutti molto importanti per me: la San Lorenzo Jazz
Orchestra diretta dal geniale Marco Omicini, Comemammamhafatto orchestra di musica
House-funk diretta da Max Scoppetta un format che riempie qualsiasi locale a Roma,
suono anche con la Med Free Orchestra e nel frattempo lavoro su una miriade di miei
brani scritti in molti anni di viaggi e vicissitudini che finalmente vorrei convogliare
in un lavoro organico, ma sono molto critico con me stesso e ogni volta mi blocco,
infatti ho inciso pochissimo. Mi piace anche suonare ai matrimoni perché lo faccio
con una band di amici mattacchioni: The Club Swing Band, un complesso vecchio stampo,
con un front man eccezionale e un repertorio vastissimo di musica swing sia italiana
che internazionale, con loro suono i sassofoni, il flauto e mi diverto a scrivere
gli arrangiamenti, siamo riusciti anche ad andare a suonare negli USA in un paio
di occasioni. Tuttavia il progetto davvero "mio" è il BikeStage, un format artistico
che ho inventato e sviluppato con altri due amici e a cui mi sto dedicando da qualche
anno. Consiste in una cargo-bike con sopra un piccolo palcoscenico, un modulo di
pronto intervento artistico a pedali auto alimentato, senza cavi a terra, su cui
si possono fare concerti sia statici che in movimento, spettacoli, proiezioni, sonorizzazioni
e tante altre cose che ho scoperto essere possibili associando la bicicletta all'arte.
E' un'idea alternativa e molto efficace di fruizione dell'arte nello spazio urbano,
che è l'humus da dove nasce la nostra musica. Negli ultimi anni abbiamo girato l'Italia
con questa idea: ho suonato sul BikeStage, l'ho pedalato mentre altri artisti ci
suonavano sopra, abbiamo musicato immagini, partite ai videogiochi arcade proiettate
sui muri e musicate live, abbiamo diretto Jam Session itineranti e il riscontro
è meraviglioso. Dal bimbo al vecchio appena ci vedono passare tutti ci corrono dietro.
Tutto si ferma e si muove al tempo stesso.
Per ascoltare, contattare o conoscere meglio Marco:
severamarco25@gmail.com
https://soundcloud.com/marco-severa
https://www.instagram.com/severaflute/
https://www.facebook.com/marco.severa.31
https://www.facebook.com/BikeStageRoma/
https://www.youtube.com/channel/UC2x605CXsT-o49mbmeXk1BA?view_as=subscriber
https://www.youtube.com/watch?v=HRJ6oXy5Kmc
https://www.youtube.com/watch?v=1WHZBheW3rY
https://www.youtube.com/watch?v=xQtfhtk_JXo
-"Cialomi" Trinacria Express
-"The world that we live in"-Sugar Rayford
-"Questa sera canto in Italian"-The Club Swing Band
-"Deeply Remembered"-Junjie Wang
-"Sulla bocca di tutti"-Antonio Dubois
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Data pubblicazione: 01/10/2020
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