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Simone Zanchini - Ratko Zjaca
The Way We Talk
In And Out 2010 Ior CD 77104-2
1. Pippo
2. Twilight Time Again
3. Kandinsky Night (For Miroslav Vitous)
4. One Mind Temple
5. Frida Is Vanished
6. Morgagni Est
7. La stanza di Arturo
8. The Forest of Love
9. Adam and Eva
10. A Friend for Life
11. Out of Body
Ratko Zjaca - chitarra elettrica
e acustica, effetti
Simone Zanchini - fisarmonica, elettroniche
Martin Gjakonovski - contrabbasso)
Adam Nussbaum - batteria
Quattro vie e quattro storie musicali che si incontrano. Quattro culture differenti
che cercano di fondersi per forgiare nuova materia. Ratko Zjaca, valente chitarrista
di origini croate, che vive a Rotterdam, ha un bel bagaglio di esperienze fatte
in ogni dove. Simone Zanchini, fisarmonicista forte di un background classico,
ha ottime propensioni verso la musica contemporanea. Martin Gjakonovski, macedone
sedente in Germania, è camaleontico per natura e sa porgere con pienezza il suono
del suo contrabbasso, sottolineando tutto il suo passato nel jazz. Alla stregua
di Adam Nussbaum da N.Y.C. (anche se i suoi natali sono nel Connecticut)
che sciorina buona parte del suo vocabolario arricchitosi con personaggi del calibro
di John Scofield,
Sonny Rollins,
Stan
Getz,
Michael Brecker.
Frutto di tale actio sinergica è The Way We Talk, undici brani firmati
quasi alla pari da Zjaca (sei) e Zanchini (cinque), per un album dai tre volti:
uno sorprendente per freschezza e vitalità, l'altro sorprendente per romantica affezione
ad una certa fusion, ed il terzo sorprende per quel manto di obliviosa vecchiezza,
anch'essa romantica. Sembra d'essere di fronte a tre differenti strutture formali
di diverso piglio e andamento, anche storico. Ottimo l'istinto creativo di Kandisky
Night e Morgagni Est. La prima, firmata da Zjaca, è sorretta da
una scombinata ed apparentemente scorbutica metrica ben calata nelle torsioni della
musica contemporanea, zeppa di effetti elettronici che diventano sostanziali nell'economia
del brano; la seconda, siglata da Zanchini, si attesta sulla stessa matrice, rinverdendo
con piena originalità la vena "rumoristica" cara a John Cage (l'iniziale marcia
del treno intonata dagli stumenti è esemplare). One Mind Temple (scritta
da Zjaca), è opportunamente ruvida e arricchita di dissonanze degne del miglior
jazz attuale. Vibrante è La Stanza di Arturo (di Zanchini), fast-tempo
che convoglia tutte le differenti provenienze etniche dei musicisti. Altrettanto
gustosamente audace è Adam And Eva (ancora di Zanchini) innervata
sul divario culturale tra il periodare classico/folcloristico della fisarmonica
ed il groove bluesy della ritmica. L'altro segmento sonoro è incarnato dalla
malcelata passione per
Pat Metheny
del chitarrista croato. Echi ben marcati si ascoltano in Twilight Time Again;
stesso bouquet - con la chitarra baritono - è presentato in The Forest Of Love
e rimarcato in Out Of Body, dove risultano quasi imbarazzanti le assonanze
– anche ritmiche - con un celeberrimo brano del chitarrista del Missouri.
Di tutt'altra pasta sono Frida Is Vanished (Zanchini), ballad tanto vintage
da risultare piuttosto gelida, che fa il paio con A Friend For Life (Zjaca).
Un album passato al caleidoscopio, tanti colori sicuramente, alcuni belli e interessanti,
ma di altri se ne poteva fare anche a meno.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 06/03/2011
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