Vijay
Iyer Trio Roma, Casa del Jazz - 5 luglio 2010 di Laura Mancini
Vijay
Iyer - pianoforte
Stephan Crump - contrabbasso
Marcus Gilmore - batteria
Vijay
Iyer, Stephan Crump e Marcus Gilmore portano per la prima
volta a Roma il loro trio il 5 Luglio presso la Casa del Jazz, presentandosi senza
legarsi a un progetto specifico: attingono solo in parte, infatti, al repertorio
dell'ultimo acclamato album "Historicity" come nel caso della title track,
o della cover di "Big Brother" (Stevie Wonder) o di Mystic Brew
(Ronnie Foster) appena accennata in chiusura, per proporre invece lunghi momenti
di improvvisazione e nuove rivisitazioni, ad esempio "Human Nature" (Michael
Jackson). Se manca, in questo concerto, un riferimento evidente alla tradizione
della musica indiana a cui attinge Iyer, come avveniva nel brano "Galang"
(M.I.A.) di "Historicity", piuttosto che mostrare attrazione per la melodia tipica
di quest'ultima, il leader trae ispirazione dalle peculiari concezioni ritmiche
di essa. Il risultato è un pianismo percussivo, persino aggressivo, fatto di suoni
staccati e spesso amplificato dal lavoro ai pedali, caratterizzato da cascate di
note suonate con la destra su tonalità piuttosto basse, enfatizzate dai colpi energici
di Marcus Gilmore alla batteria, esplosivi e dall'effetto ipnotico.
I tre musicisti sul palco hanno l'aspetto di bravi ragazzi, sorridenti ed
eleganti, ma non risparmiano una certa "cattiveria" nelle performance:
Stephan Crump col suo contrabbasso slappato doppia, talvolta, Iyer
nell'enunciazione del tema; esegue passaggi rapidissimi coinvolgendo tutto il corpo,
aiutandosi anche con uno scat canticchiato sottovoce ed utilizza spesso l'archetto
per un effetto ronzante, distorcendo il suono.
Si sceglie un andamento d'insieme irregolare, discontinuo, imprevedibile,
fatto di frequenti cambi ritmici. Ciascun tema viene frammentato, destrutturato,
rielaborato in una sintesi di grande potenza espressiva. L'esecuzione è dominata
da una collettiva tensione nervosa e si ricerca una sorta di atonalità, un impasto
sonoro fatto di dissonanze, di atmosfere sospese ed inquiete, a tratti ossessive,
in una serie di improvvisazioni che sembrano non risolversi mai.