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Roscoe Mitchell The Note Factory
Far Side
ECM 2010 – Ecm 2087 Distribuzione Ducale
1. Far Side / Cards / Far Side
2. Quintet 2007 A For Eight
3. Trio Four For Eight
4. Ex Flover Five
Roscoe Mitchell - sassofoni, flauti
Corey Wilkes - tromba, filicorno
Vijay Iyer - pianoforte
Craig Taborn - , pianoforte
Jaribu Shahid - contrabbasso
Harrison Bankhead - contrabbasso, violoncello
Tani Tabbal - batteria
Vincent Davis - batteria
Roscoe Mitchell oggi ha settanta anni, all'epoca della registrazione di questo
live si avviava verso le sessantasette primavere. Ma la sostanza non cambia, e questo
è ciò che conta. L'aver atteso tre anni per licenziare un'opera immarcescibile è
ben poca cosa e non sottrae nulla alla riuscita, se i risultati sono quelli che
si ascoltano. Vivaddio non è un prodotto commerciale, di quelli da scartare e consumare
e dimenticare. Tutt'altro. E quindi fretta non ve ne era per concederlo ai posteri.
L'ennesimo esperimento del Maestro di Chicago si è consumato nel
2007 al Burghausen Jazz Festival, nella Germania
del sud, ai confini con l'Austria. Mitchell è accompagnato da un settetto di "grandi
firme", gioca al raddoppio della sezione ritmica con due pianoforti, i cui tasti
sono nelle mani di Vijay Iyer e Craig Taborn, entrambi ben lontani
dall'essere tentati dalle involuzioni mainstream e proiettati verso una nouvelle
esthétique del pianoforte jazz; due contrabbassi che vibrano grazie a Jaribu
Shahid, componente dell'Art Ensemble Of Chicago, e Harrison Bankhead,
tra i più gettonati bassisti di Chicago; doppia batteria con il "fedele" Tani
Tabbal e Vincent Davis. A fare da contraltare alle voci strumentali del
leader c'è il giovanissimo Corey Wilkes alla tromba e filicorno, anche lui
componente dell'AEOC.
Anche in questa occasione Mitchell spreme tutto il succo dei sassofoni e del
flauto e lascia ampio spazio ai suoi sodali nei quattro brani per circa sessantasei
minuti di registrazione. La lunga suite iniziale, cadenzata in tre movimenti (Far
Side / Cards / Far Side), dà il codice di lettura del disco e si accomoda negli
anfratti della classica contemporanea creando una sospesa tensione. Liquido amniotico
per il secondo movimento, più corposo che gioca su pause e silenzi e presta il fianco
all'irruenza dell'anima free del musicista chicagoano stampata nella terza parte.
Qui Mitchell spiattella tutto il suo repertorio di free spirit, l'attacco
aspro, sonorità granulose, sequenze aritmiche e sprigiona anche una voce nasale
quasi grottesca. Quintet 2007 A For Eight, ironica marcia sghemba che acquista
in silenzio e mette in rilievo il dialogo ben intrecciato tra gli strumenti, calcando
la mano sui suoni cari ad Alban Berg o Luciano Berio. Trio Four For Eight
ha le geometrie disegnate con maestria da Corey Wilkes e dalla magniloquenza del
pianoforte. Ex Flover Five chiude la quadriglia con il suo manto cupo, teso
e reso iridescente dallo straripante pianoforte.
Le composizioni di Mitchell non sono da masticare con facilità, ma quando le
si è abboccate riescono a catapultare l'ascoltatore più attento nel pianeta afro-americano.
Vero e urlato.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 12/02/2011
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