Io, Mina e le Altre
Nicky Nicolai e Stefano Di Battista
Teatro Forma, Bari - 27 ottobre 2012
di Alceste Ayroldi
La meteorologia dice che è autunno già da un po' ed è tempo per alzare i sipari
dei teatri baresi, pochi, per la verità, ma quelli operativi scalpitano. Il nuovissimo
teatro Forma è tra i pochi che da qualche anno offre anche una programmazione musicale
di qualità, forte di una pregevole acustica e di un assetto cameristico che rifugge
la dispersione tipica dei grandi contenitori culturali.
L'overture indossa gli eleganti abiti di una coppia, d'amore e d'arte, da
"tutto esaurito": Nicky Nicolai e
Stefano
Di Battista. E così è stato, infatti il sold out ha preceduto
di gran lunga il giorno del concerto e il parterre è al gran completo in
ogni ordine di posti.
Le luci calano e la scena si illumina d'azzurognole luci in perfetto timing per
materializzare il sassofonista romano con i suoi sodali: Daniele Sorrentino
al contrabbasso, Roberto Pistolesi alla batteria e al pianoforte Andrea
Rea.
Di Battista è frizzante come sempre e la sua verve dialettica non ammette
pause, così come i suoi sassofoni. Il tema dominante, dice Di Battista, è la donna,
leitmotiv che ha dato corpo al fortunato album "Woman's Land"
del 2010 e dal quale il quartetto esegue i due
brani di apertura. Prima facie si schiudono le note di "Madame Lily Devalier",
un blues ironico e claudicante che fa divertire di gusto i musicisti sul palco e
tiene piacevolmente sulle corde il pubblico grazie alle frasi spezzate e ai glissati
ascendenti di Di Battista, dal suono perfetto, senza alcuna sbavatura o incrinatura.
Segue "Coco Chanel" che rimarca l'assoluta fluidità del quartetto e, nonostante
Andrea Rea non fosse il pianista previsto, le sue scorribande sui tasti,
ben dosate lucidano a nuovo la bella composizione del leader.
La capacità di Di Battista è nel saper creare, da subito, un clima confidenziale
con il pubblico. Tutto ciò con una schiettezza leggiadra, senza forzature o copioni
preparati. Ed è così che introduce sua moglie, con una boutade senza veli.
Nicky Nicolai non abbisogna di presentazioni: una carriera ponderata, fatta
di teatro, musica e il palco sanremese che l'ha fatta conoscere ai più. Di certo
è che la sua voce è immediatamente riconoscibile, perché così naturalmente bella,
stentorea senza alcuna fatica, che di rado si può incontrare.
Il palco la fagocita e lei fa altrettanto: tiene banco con immagine tanto serafica
quanto genuina e serve su un piatto d'argento una quaterna di suoi successi che
acquistano nuova linfa vitale, mercé una ritmica incalzante e torrida con Roberto
Pistolesi che conduce, tra spazzole e bacchette, e inanella una serie di soluzioni
illuminanti; Daniele Sorrentino cuce e ricama con i controfiocchi e colora
di tinte personali un walking infallibile. E, così, si susseguono limpide e cristalline "Nel sole", successo targato 2009, "Tutto passa" del 2005 e, dallo stesso album, "Che mistero è l'amore", che fa coppia con "Quante volte per amore".
Nicky Nicolai sa tenere il palco come poche, scherza e parla al pubblico
con un aplomb unico e gestisce il registro della sua voce con naturale determinazione
ripristinando le craquelure di brani come "Ancora" di Eduardo De Crescenzo,
voltandola al femminile nel testo, "Se stasera sono qui" di Luigi Tenco
(portata agli allori da Wilma Goich e magistralmente interpretata da Mina) e infiocchettando
il dono naturale di Gabriella Ferri in "Se tu ragazzo mio" e in "Sono stanca"
(in origine, Sono stanco) di
Bruno Martino,
smaccando quel senso dell'ironia che la lega alla "tigre di Cremona".
Il suo pari di lineup,
Stefano
Di Battista, si inserisce a chiosare e farcire ogni brano tra contralto
e soprano, seguendo l'istinto e sfruttando al meglio le differenze di intensità
delle note, accentando sul e dentro il tempo e swingando con vivacità sulle diverse
impalcature ritmiche.
"E se domani" porta il concerto verso il termine, senza essere avaro di brividi,
perché il range di Nicky Nicolai è ad ampio spettro, ogni nota scorre sulle
sue corde con disarmante naturalezza e il pitch bascula a suo piacimento,
sempre con tanto ardore.
Si gioca con il pubblico, al termine, su una policroma esecuzione di "Volare"
che, dall'esecuzione da manuale, diventa prima reggae e, poi, groove (Sorrentino
tiene alla perfezione le note in equilibrio) sul riff di "Billie Jean" di Michael
Jackson.
Nicolai e Di Battista hanno tenuto perfettamente in bilico e integrato la canzone
italiana e il jazz, senza che l'una ammansisse l'altro.
Pubblico entusiasta: e come potrebbe essere diversamente?
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Data pubblicazione: 01/12/2012
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