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Tito Mangialajo Rantzer Quartet
Dedications
Solista Records (2016)
1. E.B.
2. Embrace-Lee
3. Botosani
4. After Sam
5. Romero
6. Lackritz
7. Mortonmartin
8. Fats
9. Something to live for
Marco Fior - tromba Francesco Bianchi - sassofoni alto e tenore Tito Mangialajo Rantzer - contrabbasso e basso elettrico Massimo Pintori - Batteria Francesca Ajmar - voce ospite in 9
Tito Mangialajo Rantzer pubblica il secondo disco a suo nome, dopo "Dal basso
in alto" del 2014, questa volta a capo di un
quartetto senza pianoforte. Come dice il titolo, ogni brano è dedicato ad un personaggio
che ha contato qualcosa nella vicenda umana e artistica del musicista milanese.
Sono omaggi condotti in maniera indiretta, secondo angoli di prospettiva spesso
inconsueti, poiché collegati a particolari ricordi o suggestioni connessi al vissuto
del protagonista dell'incisione.
Così di Ed Blackwell si coglie il lato africano nel gruppo storico di
Ornette
Coleman, in una composizione ispirata ai primordi del free jazz, libera,
pressante e rigogliosa.
"Embrace-Lee" è una rielaborazione di Embraceable you di George Gershwin,
cavallo di battaglia di
Lee Konitz ed è eseguita su toni morbidi, cool con un dialogo
old fashioned fra tromba e sax alto, disteso e rilassato.
"Botosani" è riservata ad una città rumena, teatro di un episodio della vita del
nonno di Mangialajo Rantzer, ha un background nel folklore balcanico e si appalesa
intensa e trascinante.
"After Sam" è per Sam Rivers, il polistrumentista di punta nel jazz degli
anni settanta, capace di memorabili esibizioni in Umbria e a Bergamo, ad esempio.
Il brano si basa su una frase che si ripete tante volte, per far partire, poi, assoli
incrociati fra i due strumenti a fiato. E' un tema privo di complicazioni, come
quelli del sassofonista afroamericano, puri pretesti per sviluppare, successivamente,
improvvisazioni torrenziali.
"Romero" è a firma di Marco Fior ed è dedicata a
Charles
Mingus. Il brano contiene unisoni serrati, stringenti e si srotola tirato
e swingante, senza un attimo di tregua.
"Lackritz" si riallaccia all'origine ebraica, mai sbandierata, da
Steve Lacy,
racchiude una melodia malinconica e dolente, tipica di un certo mondo yddish ed
è sorretta da un sontuoso lavoro di accompagnamento e spinta da parte del contrabbassista
"MortonMartin" mette insieme Morton Feldman, autore di riferimento della musica
contemporanea del novecento e Martin Feldman, clamoroso interprete del film cult
"Frankenstein jr." di Mel Brooks. Il pezzo è solenne e austero, con il sax e la
tromba a dialogare su un motivo che ricorda la new thing, mentre, alle loro spalle,
la ritmica procede svincolata con interventi taglienti e vorticosi.
"Fats" è Fats Navarro, il grande trombettista che ha fatto scoccare la scintilla
della passione per il jazz in Rantzer bambino. La traccia ha una dedica affettuosa,
nostalgica per il padre e ha un'atmosfera antichizzata con la tromba sordinata di Marco Fior sugli scudi.
Chiude "Something to live for" di Billy Strayhorn, in duo basso elettrico e voce,
quella di Francesca
Ajmar. E' una ballad eseguita con dolcezza e semplicità, utilizzando
il minimo dei mezzi a disposizione.
A confronto di tanti jazzisti che intendono l'album come un biglietto da visita
o poco più, Mangialajo Rantzer incide con molta parsimonia, solo quando crede di
avere un progetto da condividere, qualcosa che valga realmente la pena di essere
ascoltato.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 26/12/2016
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