Genova ha ospitato il jazz della "Grande Mela" nel salotto musicale del Borgoclub: il sodalizio di jazz, data la limitata capienza della sua sala, ha realizzato due concerti nella stessa serata dell'8 marzo u.s., come già avviene nei jazz club di New York.
All'esperimento, nuovo per Genova, ha arriso un pieno incondizionato successo.
Protagonisti dell'eccezionale evento musicale i componenti del quartetto di Lewis Nash, tre americani e un….genovese:
Lewis Nash (batterista), cittadino di Phoenix (Arizona), un musicista dotato di una grande libertà compositiva, con un "drumming" sofisticato che sfocia in una pluralità di piani ritmici ed in un'imprendibilità di soluzioni;
Steve Wilson,
nativo della Virginia, infuocato e guizzante al sax-alto, meditativo e fluidissimo al sax-soprano, dove si muove nel solco della tradizione coltraniana e shorteriana (lo abbiamo ascoltato, ammirati, in una singolare versione di "The Mooche" una delle composizioni più rappresentative dell'universo ellingtoniano, in duo con un Nash impeccabile e sommamente creativo ed in una felice rivisitazione del bellissimo tema di Billy Strayhorn "Chelsea Bridge");
Peter Washington, nativo di Los Angeles, un contrabbassista di classe cristallina, che suona abitualmente con la "Mingus Big Band" e la "Vanguard Jazz Orchestra" e che ha formato sodalizio, al pari di L.Nash, con il grande Tommy Flanagan per ben 9 anni;
Dado Moroni, nativo di Genova e "cittadino del mondo" come egli ama definirsi. La sua musica è un fascino di aggressività emotiva che il pianista dà l'impressione di voler trattenere e che non si sa mai quando e in che direzione potrà esplodere: questa precisa sensazione abbiamo ricevuto quando Moroni ha interpretato "Caravan". E' un brano di forte impatto emotivo che ha coinvolto totalmente l'uditorio. Un irrefrenabile lunghissimo applauso ha siglato la fine del pezzo, con uno strabiliante Nash che scandiva il passo con veemente partecipazione, muovendosi in uno stile personalissimo!
Il quartetto di Lewis Nash ha offerto una serata di grande jazz, una prova stimolante con pagine di poderoso impulso, infondendo ai brani inseriti in programma una vita nuova, connubio ideale di geometrie musicali e di concetti liricamente trasfigurati.
Auguriamoci, infine, che un'iniziativa di questo genere, assai significativa sul piano culturale, seguita il 23 marzo p.v. da un secondo concerto del prestigioso quartetto statunitense di David Kikoski & Joe Locke, costituisca il punto di partenza di una serie di performances jazzistiche di alto livello, in un prossimo futuro.