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ercoledì 17 ottobre
2001, nel bellissimo Teatro Politeama
di Lecce, in prima europea, ho assistito ad un concerto a dir
poco straordinario.
Sì, lo so, sono di parte perchè il protagonista è un chitarrista, ma
penso che dinanzi ad uno come Jim Hall lo strumento diventi realmente,
più che mai, un
"semplice" mezzo espressivo dell'arte geniale e unica che questo gentile signore è in grado di
creare.
Ad accompagnarlo due suoi fedelissimi: il quarantacinquenne Steve La
Spina al contrabbasso e il cinquantasettenne Terry Clarke alla
batteria. Leader aggiunto: Greg Osby, 41 anni, al sax contralto.
Hanno iniziato in trio (senza Osby) suonando "Hide and
Seek", brano presente su "Jim Hall's
Three" (Concord, 1986). L'aria ha cominciato così a scaldarsi: un solo per uno,
ottima integrazione, sembrava esserci il pilota automatico.
Poi è subentrato Greg Osby su un blues che non conosco (il titolo
menzionato da Hall è stato coperto dal "rumore" degli applausi). Ancora atmosfera "halliana" e tema suonato (letto...) all'unisono con Jim Hall.
Ma arriviamo al terzo brano.
Escono di scena
Steve La Spina e Terry Clarke (su di loro parleremo in seguito) e rimangono i due leader. Il brano
è: My Funny Valentine. Jim Hall, da solo, inizia ad estenderne il tema armonizzandolo in modo fantastico, con una pulizia e un controllo dinamico
al limite dell'immaginabile. Rimango senza parole nell'osservare come questo signore,
che il 4 dicembre compirà 71 anni,
possa produrre sulla sua fedelissima D'Aquisto, con delle mani esili, un insieme di note
così
belle da farti sentire immediatamente appagato e felice di essere lì in quel momento. Dopo due
chorus entra Osby che paga subito lo scotto di dover confrontarsi con la magia appena creata. Troppo elevata, sebbene il sound del suo contralto fosse impeccabile, l'accompagnamento di Jim
Hall ha finito addirittura col prevalere sul solismo di Osby, che in seguito è
riuscito comunque a rifarsi.
Rientrano Steve La Spina e Terry Clarke e si ricomincia
in quartetto. Un altro blues con un bellissimo tema tipico di Jim Hall, poi un
brano di Joe Lovano.
I temi sono
spesso suonati all'unisono da sax e chitarra e purtroppo Osby sembrava leggere in tempo reale,
cosa che non ha giovato all'esecuzione soprattutto perchè Jim Hall,
invece, andava spedito e fluido senza perdere una nota e senza leggere. Nell'improvvisazione però anche
Osby è uscito cominciando a mostrare più carattere.
Comunque
i momenti più belli, a mio avviso, sono stati ottenuti con le ballad. Nella
prima parte, oltre My Funny, è stata eseguita anche Skylark.
Ineccepibili Steve La Spina con un
solo poderoso e Terry Clarke che riesce a intercettare ogni minima intenzione ritmica di Jim
Hall rimarcandola in modo intelligente rispettando sempre la dinamica del brano. Qui ho
cominciato a notare la perfetta integrazione di questo trio. Steve La Spina inserisce sempre le
note che meglio si complementano ai voicing di Jim Hall, inizia i soli laddove Hall li aveva
terminati e Hall rimarca spesso all'unisono la conclusione dei soli di Steve La Spina
consentendogli di rientrare dolcemente nel suo ruolo e lasciando così denotare
un'intuizione e una notevole conoscenza del musicista che ha di fronte. Walkin' precisi,
groove
poderoso, note "pesanti" come massi, erano sempre pronte a ricoprire il brano come una calda coperta di
cashmere...il
tutto sempre con estrema rilassatezza. Anche Clarke era sempre
presente in ogni angolo del brano fornendo un supporto ritmico ineccepibile, quasi discreto.
Insomma questo trio "viaggia" su un unico binario e non ha bisogno di cenni o di comandi da
parte del leader, perchè tutti sanno perfettamente dove andare.
E così si è andati avanti con un brano di Dave Holland, un altro blues su cui Jim Hall non ha
potuto non richiamare l'ormai mitico solo di Grand Slam eseguito da Charlie
Christian. Poi, su "All The Things You Are", eseguito in un 3/4 abbastanza sostenuto, si è notato, a
mio avviso, qualche ulteriore problema per Osby che non è mai entrato pienamente
nel solo tanto da arrivare a chiuderlo praticamente riprendendo il tema.
Ma ecco che nel teatro giunge Sua Maestà Billie Holiday, è il turno di
"Don't Explain".
Il teatro ammutolisce completamente dinanzi a questa melodia. Esecuzione da favola dove anche
Osby, finalmente, ha sfoderato un solo da manuale mostrandosi a pieno agio su
quest'armonia. Ha raddoppiato il tempo consentendo a batteria e basso di
"aprire" il brano, poi lo ha ridimezzato, fino a riprendere il tema e concludere in modo perfetto nuovamente con
l'intenzione iniziale della ballad: break sull'ultima misura con sax lasciato
solo ad improvvisare, finale con archetto sul contrabbasso e bacchette con feltri sui
piatti. Il silenzio religioso con cui il pubblico ha seguito questo brano viene
così interrotto da un forte applauso meritatissimo. Personalmente ho provato una forte emozione nell'ascolto di questo tributo.
Sul finale, dichiarato omaggio a Sonny Rollins. Batteria con bacchette indiane,
chitarra di Hall sulla parte di corda oltre il ponticello della chitarra,
contrabbasso con pedale di Do: è un calypso.
E' un tributo finale in cui ognuno
effettua il suo solo facendo muovere il pubblico sulle poltrone che ha scandito il tempo
entusiasta di aver partecipato a questo evento. Si chiude in un ovvio applauso fragoroso
che non può non richiamare un bis.
In questo caso abbiamo ascoltato, a mio avviso, un'altra perla. Un'improvvisazione free
dedicata alla pace in cui ognuno ha cercato, con successo, di integrare i propri suoni a quelli degli altri, inventando
sul momento un insieme sonoro di estrema delicatezza.
Poi ho avuto l'occasione di scambiare due parole con Steve La Spina il quale, un po' stanco, mi
ha detto di aver conosciuto Jim Hall a New York più di venti anni fa
e di aver capito subito che era un musicista e un uomo unico. Così hanno avviato una lunga
e solidissima collaborazione interrotta solo da spiacevoli eventi
personali che lo hanno riguardato. Ma ora, questo sodalizio, di cui ha fatto parte anche
lo stesso Clarke, è ripreso e il risultato è eccellente. Non credo di poter essere smentito se
dico che è senza dubbio uno dei trii migliori in senso assoluto che ci sia in
circolazione oggi.
All'arrivo di Jim Hall nel backstage la richiesta di autografi lo sommerge ma riesco comunque a congratularmi
con lui. Gli rimarco l'eccezionale esecuzione di My Funny Valentine e il richiamo del solo di
Grand Slam inviandogli scherzosamente un ringraziamento da parte di Christian. Lui sorride e
ringrazia e alla mia domanda/affermazione "quel solo è sempre lì, nella tua mente, pronto ad
uscire fuori" mi risponde sinteticamente "certamente, sempre, ieri come oggi!". Quel solo per
lui è stato la base da cui è partito tanti anni fa ma è la base da cui riparte oggi. Una lezione
che dovrebbe far riflettere molto.
Infine un encomio lo merita l'organizzazione, l'associazione JazzLe. Queste persone, mosse da una
profonda passione per questa musica, riescono, oramai al quarto anno, ad organizzare grossi eventi
in questa splendida città pugliese. Gli artisti sono ricevuti ed ospitati come degli amici oltre
che come dei professionisti. Jim Hall e compagni sono arrivati il giorno prima e sono stati
accompagnati ad Otranto e in altri luoghi della zona, hanno cenato in luoghi
tipici rimanendo affascinati.
T
rovo
molto positivo l'approccio delle persone di JazzLE che pensano a vivere queste
occasioni come momenti di vero incontro/scambio culturale lasciando da parte,
per quel che è possibile, le problematiche commerciali, organizzative, che
comunque ci vogliono e hanno fatto sì che l'intero evento venisse fruito dal
pubblico in modo ineccepibile, in un teatro prestigioso come il Politeama, colmo
con più di 600 persone. Questi risultati, se si pensa al quasi totale
disinteresse da parte della stampa specializzata e non, sono davvero
encomiabili.
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Data pubblicazione: 21/10/2001
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