Dinamitri Jazz Folkore Auditorium di Roma - 11 aprile 2014 di Nina Molica Franco
Con il Dinamitri Jazz Folklore la musica emana il profumo di una ritualità primordiale
in cui l'essere e la natura, le ritmiche africane, quelle delle cultura tuareg,
e il blues e il jazz si intrecciano tessendo una straordinaria rete sonora.
La Società delle Maschere è
un perfetto esempio di una musica che, pur affondando le sue radici in qualcosa
di archetipico, è dotata di straordinaria modernità e attualità. I sette musicisti
del Dinamitri Jazz Folklore – Dimitri Grechi Espinoza al sax alto, Emanuele
Parrini al violino, Beppe Scardino al sax baritono, Pee Wee Durante
all'hammond, Gabrio Baldacci alla chitarra, Andrea Meloni alla batteria
e Simone Padovani alle percussioni - solcano così mari forse poco esplorati
dell'universo musicale e lo fanno con tale preparazione ed espressività, da fare
di ogni concerto un rituale di purificazione scandito in più atti. Il pubblico non
è solo spettatore ma diventa esso stesso parte di una performance che va ben oltre
gli schemi ordinari e si caratterizza per un forte impatto musicale, visivo e soprattutto
emotivo. Già la scelta delle maschere che rappresentano quella dimensione invisibile
dell'essere umano, quella parte che ognuno di noi cela dentro di sè, colpisce molto
emotivamente. A tutto ciò si aggiunge, nel primo atto del rituale musicale, un importante
richiamo agli elementi - terra, acqua, fuoco e aria - che si concretizza in una
ostinata ritmica della batteria e delle percussioni che riprende i motivi africani,
e così anche gli altri strumenti con la loro ripetizione infinita di un modulo e
di un tema sottolineano efficacemente il carattere di ritualità proprio della musica
del Dinamitri Jazz Folklore.
Il groviglio sonoro che si crea è sempre frutto di un percorso
che procede in continuo crescendo, fino ad arrivare quasi ad un punto di non ritorno,
da quale poi, però, la musica improvvisamente si distende. Il tutto è arricchito
dai movimenti molto coreografici di Dimitri che, in ginocchio, descrive un cerchio.
L'idea principale che esprime la musica del Dinamitri Jazz Folklore è quella di
un superamento dell'individualità di ogni musicista che è sempre parte di qualcosa
di più grande, di quella comunità che è l'ensemble e che procede spesso secondo
un andamendo polifonico dando vita ad una unità musicale e anche spirituale. Nel
secondo atto del rituale de La Società delle maschere i sette perdono la
loro maschera e si mettono completamente a nudo e, pur continuando imperterrita
l'idea musicale dell'ostinato ossessivo e instancabile, il percorso sonoro prende
un via differente. Resta ancorato alla cultura tribale africana, ma affianca ad
essa il blues e la voce di Piero Gesuè, vibrante, calda ed emozionante, che
si insinua e si confonde perfettamente nell'unità organica del sestetto, come accade
in Blues Africane e in Ansari. L'ultimo atto del rituale riprende,
come se fosse un ciclo, il punto di partenza e, per concludere il rito di purificazione,
Dimitri veste i panni dello sciamano e definitivamente il pubblico e l'ensemble
formano un'unità perfetta e ordinata. La musica del Dinamitri Jazz Folklore tocca
le corde più profonde dell'anima umana e la mette in contatto con la natura e con
il lato più profondo del proprio essere, si configura così non solo come una straordinaria
performance musicale, ma anche come esperienza mistica fuori dal comune.