Da alcuni anni Bitonto, centro urbano alle porte di Bari, è divenuto uno scenario ricco di appuntamenti jazz di rilievo. La rassegna per così dire estiva, che ha coinvolto nomi importanti del panorama jazzistico ha avuto una logica prosecuzione anche durante i mesi invernali. Tanto grazie alla tenacia del direttore artistico del Beat Onto Jazz festival,
Emanuele Dimundo, capace di impostare un programma serio, elaborato su delle tematiche culturali di notevole spessore.
Gli appuntamenti invernali si tengono presso l'accogliente pub bitontino Hegemonya, il cui titolare
Enzo Morea, ha avuto il "coraggio" di dedicare quasi settimanalmente una serata ad un jazz set live.
Il cartellone, sempre ricco di pregevoli appuntamenti, ha visto coinvolti musicisti pugliesi e non che si sono esibiti dinanzi ad un pubblico sempre più numeroso.
Uno di questi appuntamenti, ha visto di scena Antonio Onorato, oramai di casa in Puglia, che si è esibito il 12 novembre con il suo trio "pugliese", formato da Francesco Angiuli al contrabbasso e Saverio Petruzzellis alla batteria.
Onorato
ha presentato il suo ultimo lavoro discografico
Jazz Napoletano (Label Wide Sound), album che sta riscuotendo un considerevole successo di pubblico e di critica.
La valenza tecnica di
Onorato è indiscutibile: è un virtusoso della chitarra e riesce a trarre dalla stessa dei suoni sempre nuovi e di forte impatto emotivo. Ma con Jazz Napoletano, si consacra anche la sua particolare vena compositiva, sempre permeata da intensi sentimenti.
Onorato apre il concerto con l'intramontabile Tammurriata Nera che acquista, grazie al tocco della chitarra doppio manico dallo stesso modificata, degli accenti arabi che ben si sposano con le sonorità del classico napoletano. Il chitarrista partenopeo esegue magistralmente il brano, con intensità e cura del suono, accompagnato dalla sola batteria.
Petruzzellis incalza sui tamburi e, come al suo solito, li carezza con vigore. Il brano acquista sempre maggiore intensità ruotando intorno all'intro, tenendo in sospeso l'ascolto, per poi esplodere in quel refrain che è tra i più conosciuti al mondo. Dodici intensi e toccanti minuti, una performance che accende Onorato ed i suoi giovani compagni di viaggio.
Entra in scena anche
Angiuli che conferisce maggiore robustezza al secondo brano, sempre tratto dall'ultimo lavoro del leader, ¾ e un po'. Il brano è veloce ed è sostenuto da una ritmica corposa ma sempre lucida e ben dimensionata.
Onorato imbraccia la
Line 6 ed esegue, da solo, la struggente Assaje, dedicata al figlio Gabriel. La particolare lucentezza del brano, per certi versi triste, è una melodia così intensa che non abbisogna di altri strumenti.
Gli arpeggi sono ritagli poetici narrati sottovoce, alla stregua del brano successivo, un inedito senza nome interpretato dal chitarrista e compositore con il solito contagioso trasporto.
Si passa a Neapolitan Minor blues dove si mette in evidenza lo slappin'bass di
Angiuli che esegue un solo deciso e lineare anche quando tormenta con vigore il contrabbasso.
Il solo di
Onorato, mai ingabbiato dalle regole, s'incunea perfettamente nel dialogo ritmico di
Angiuli e
Petruzzellis. E sono ancora applausi a scena aperta.
Il trio prosegue indefessamente, Antonio Onorato non si risparmia. La ballad latina Manha de Carnaval è eseguita come da manuale, ciò nonostante il trio non avesse avuto modo di provare quasi per niente e fosse solo il loro terzo incontro artistico.
Ma tutte le improvvisazioni del leader sono sempre prontamente seguite e sostenute da
Angiuli e
Petruzzellis, senza alcuna sbavatura.
Napulegna, brano trainante di
Jazz Napoletano, chiude il concerto. Il sound è scatenante ed il pubblico lo avverte, quasi ballandolo.
Angiuli improvvisa egregiamente e cede il suo solo alla chitarra.
Petruzzellis spezza le armonie con le acute vibrazioni dei piatti. Il rigoglioso fraseggio di
Onorato fa confluire il traffico strumentale fin verso la conclusione del pezzo.
Il bis, richiesto a furor di popolo, è tutto del partenopeo, solo nuovamente con la
Line 6. E' un altro cadeau alla Puglia, un inedito dolce, denso e d'intenso lirismo.
Il trio non si è risparmiato assolutamente, men che meno il leader che ha profuso ogni forza, sempre con il sorriso sulle labbra.
La dolce grinta di
Onorato si è fusa con la solidità di una sessione ritmica sempre all'altezza.
Un felice equilibrio tra atmosfere tese e di ricerca sia stilistica e sia compositiva, e momenti caratterizzati da un approccio più tradizionale.