Intervista a Emanuele Dimundo febbraio 2015
di Alceste Ayroldi
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Prosegue l'indagine nel mondo del jazz visto dalla finestra "tecnica"
e, in particolare, dai direttori artistici e promoter. Qui parliamo con Emanuele
Dimundo, direttore artistico del Beat Onto Jazz Festival, che quest'estate
festeggerà la quindicesima edizione.
Come nasce l'idea del vostro
festival e chi sono stati i promotori?
Quindici anni fa ho dato inizio all'avventura del Beat Onto Jazz Festival insieme
a un giovane musicista mio concittadino, che ora vive e lavora in Francia, con l'intento
di realizzare un evento che avesse una funzione eminentemente divulgativa della
musica afro-americana e che, pertanto, fosse in grado di offrire performances di
alto livello in modo completamente gratuito. Scelta molto difficile che ha comportato
la necessità di intercettare le necessari e risorse da enti pubblici e dai privati.
La promessa è stata fino a oggi mantenuta.
Come effettuate le scelte artistiche?
Le scelte artistiche sono realizzate con un occhio ai grandi protagonisti del jazz
internazionale e con l'altro ai nuovi progetti che i giovani talenti sono in grado
di proporre.
Si è formato, nel tempo, uno staff e anche la collaborazione
con altre realtà associative locali. Sono state sinergie produttive?
Nel tempo si è formato un piccolo gruppo di soci dell'associazione culturale che
ho costituito nel 2001 (l'Associazione InJazz),
i quali mi affiancano efficacemente nella organizzazione dell'evento. Nel tempo
ho anche sviluppato sinergie con altre associazioni che operano sul territorio in
ambito culturale e turistico che si sono rivelate molto proficue.
Affiancate l'attività festivaliera con quella divulgativa
con seminari, workshop e guide all'ascolto. Potete fare un bilancio di tali attività?
Nelle più recenti edizioni abbiamo incrementato l'attività divulgativa organizzando
seminari e workshop che si sono rivelati molto graditi non solo per i musicisti
- professionisti e dilettanti - ma anche per gli ascoltatori.
Quali sono le tendenze del pubblico? Quali sono i concerti
più affollati?
I concerti più affollati sono quelli con i più noti artisti internazionali che operano
nel solco della tradizione, ma vi è una notevole presenza di pubblico anche alla
presentazione di progetti innovativi.
E' possibile fare un identikit del pubblico? Notate differenze
tra le tre realtà?
Il pubblico del Beat Onto Jazz Festival è disomogeneo per età e per estrazione sociale;
è composto per lo più da autentici cultori, ma negli ultimi anni è molto cresciuta
la componente dei curiosi che si avvicinano con interesse alla musica jazz.
Avete notato che il pubblico ha modificato i suoi gusti
nel corso del tempo? Se la risposta è sì, come sono cambiati?
Nel corso degli anni il pubblico ha imparato ad apprezzare i nuovi progetti che
spesso la rassegna presenta.
Riuscite a creare partneship di tipo culturale con altre
forme d'arte? Ne avete tratto giovamento da questa sinergia?
Sono state create collaborazioni con altre strutture associative che operano in
ambito culturale, che hanno avuto per oggetto la presentazione di libri o l'organizzazione
di convegni su temi inerenti l'universo della musica improvvisata; sono state anche
organizzate mostre fotografiche a tema.
Il prodotto culturale necessita di un "refreshment" dopo
un arco di tempo stimato in cinque anni ma, oramai, anche ben prima. Tu e la tua
organizzazione avete applicato questa regola di marketing? Se sì, in quale modo
e misura?
In verità, nel corso degli anni non sono state apportate sostanziali modifiche al
modulo organizzativo dell'evento poiché sembra ben funzionare nella forma consolidata.
Riuscite a creare sinergie con enti territoriali e/o enti
pubblici?
E' sempre difficile coinvolgere istituzioni e enti locali; ciò nonostante siamo
riusciti nel tempo a porre un'ipoteca sull'amministrazione comunale cittadina, che
partecipa all'organizzazione dell'evento per rilanciare il turismo e il territorio
in generale.
E con enti privati? Vi è interesse da parte di istituzioni
private verso il jazz?
Ancor più difficile è attrarre risorse economiche dai privati, anche perché l'interesse
degli enti privati per il jazz (che sicuramente è cresciuto negli ultimi anni) si
raffredda allorquando si sollecitano investimenti nel settore.
Come giudicate l'attuale scena jazzistica italiana?
A me sembra che la feconda stagione del jazz italiano – che ha prodotto grandi talenti
e progetti di rilievo – sia in lieve declino e che l'espansione di festival e rassegne
in tutta la penisola non sia accompagnata da altrettanta abbondanza di nuove idee
e produzioni.
E quella del "Resto del Mondo"?
Penso che anche nel resto del mondo si registri una generale carenza di entusiasmo
e dinamismo nel mondo del jazz.
La programmazione delle vostre rassegne quanto spazio dedica
ai musicisti italiani?
Ai musicisti italiani viene solitamente dedicato ampio spazio nella rassegna.
Nella comunicazione degli eventi, quanto affidate al tam-tam
e quanto al battage pubblicitario e/o alla comunicazione?
Per mantenere la gratuità del festival le risorse vengono indirizzate principalmente
alla programmazione e, di conseguenza, la comunicazione è alquanto sacrificata;
ma la costante puntualità annuale dell'evento supplisce con efficacia a tale carenza.
A vostro avviso, cosa dovrebbe-potrebbe fare lo Stato per
migliorare la situazione delle attività festivaliere, rassegne jazz italiane?
Penso che lo Stato dovrebbe riequilibrare il budget destinato alla musica, all'arte
e alla cultura in generale, oggi ancora sbilanciato a favore della lirica.
C'è un particolare fermento "istituzionale" che ha mosso
diversi animi, tanto da crearsi alcune associazioni. Pensate che sia questa la strada
giusta?
Si, credo che questa sia la strada giusta. Sono sempre stato convinto che è compito
delle istituzioni promuovere fortemente e con ogni mezzo la cultura, anzi le culture.
Ritengo che il modo migliore sia quello di cavalcare gli entusiasmi che spontaneamente
si creano all'interno di iniziative volontaristiche, non imprenditoriali.
Quali sono le linee programmatiche che vorresti discutere
con le istituzioni?
Affinché sia efficace e produttivo nella sua funzione di stimolo, l'impegno delle
istituzioni va espresso in una programmazione a lungo termine da concordare con
enti e organismi privati che svolgono un ruolo centrale nella concreta organizzazione
delle iniziative culturali.
Avete già presentato il cartellone della prossima edizione?
Quali sono le linee artistiche che andrete a seguire?
A causa della totale gratuità dell'evento non è possibile programmare con anticipo
il cartellone della rassegna estiva, perché le sponsorizzazioni dei privati arrivano
con molto ritardo ed è difficile conoscere in anticipo le risorse economiche a disposizione.