Nau in Rome Slanting Dots Roma, 21 febbraio 2014, 28Divino Jazz Club
di Nina Molica Franco
La naturalezza è sicuramente la cifra distintiva degli
Slanting Dots. Si potrebbero fare molte considerazioni sulla loro indiscussa
bravura tecnica, che finirebbero però per dare un esito scontato e porre in secondo
piano ciò che li caratterizza. Luca Perciballi, Alessio Bruno e
Gregorio Ferrarese mostrano sul palco una estrema naturalezza e coesione frutto
di un rapporto musicale quasi simbiotico tra i tre, che li identifica come tre parti
di uno stesso corpo.
Al 28Divino gli Slanting Dots presentano il loro primo album, Unfold,
titolo che calza a pennello quasi a voler dire che ogni esibizione è per il trio
scoprire una relazione sempre nuova con il pubblico. Un rapporto durante il quale
Perciballi, Bruno e Ferrarese si mettono a nudo mostrando la propria arte e i percorsi
conoscitivi che li hanno portati alla creazione di un genere ibrido che, pur partendo
dal jazz, sfida le proprietà espressive degli strumenti per raggiungere zone intermedie
in cui il jazz si fonde con il rock e con la musica classica contemporanea. Il tutto
è inscritto all'interno di una forma geometrica dai contorni ben definiti, che si
sviluppa nel continuo alternarsi di composizione e improvvisazione. Un'esibizione
mista quella degli Slanting Dots, in cui sono state proposte musiche originali tratte
da Unfold e composte principalmente da Luca Perciballi, ma anche da Alessio
Bruno, e anche grandi brani del passato, come Broadway Blues di
Ornette
Coleman, o ancora Nefertiti di
Wayne
Shorter. Notevole la capacità di rendere originali due colossi del genere:
come raramente accade, non sono stati i giovani musicisti a piegarsi ai grandi del
passato, ma quella degli Slanting Dots è la traduzione di un classico, che per quanto
fedele allo spirito dell'originale, muove da una lingua contemporanea, che permette
al classico di rivivere oggi sotto una nuova luce. E ancora particolare menzione
merita Hopes, brano composto da Perciballi che contiene in sé tutto il lirismo
proprio della poesia. Da uno stato iniziale in cui le speranze, come il titolo stesso
suggerisce, a poco a poco prendono forma dai vari strumenti, si crea un vortice
sonoro che diventa sempre più incalzante. E poi l'esplosione, a partire dalla quale
si ha un punto di non ritorno in cui tutto viene costruito tramite una musica che
è limpida, un po' come se tutto fosse diventato improvvisamente chiaro.
Quella degli Slanting Dots è una musica viscerale, che tiene insieme la tecnica
prodigiosa di Luca Perciballi alla chitarra - impegnato in percorsi idiomatici di
notevole difficoltà, poichè egli sceglie sempre la strada più accidentata per raggiungere
il proprio fine – con la duttilità di Alessio Bruno straordiariamente espressivo
al contrabbasso, e con la forza e il carisma di Gregorio Ferrarese alla batteria.
Un trio energico e spontaneo che gioca abilmente con i suoni permettendo ad ogni
componente di ritagliarsi un ampio spazio per il proprio estro, ma anche di porsi
in secondo piano e supportare l'altro, dando vita ad un dialogo che è sempre paritetico.