PREAMBOLO
Dello STILE musicale tutti ne parlano; ma non si sa cos'è davvero e non si sa da
quali caratteristiche è determinato.
Di solito si confonde lo stile con genere e cliché: sono tutti
termini impiegati senza cognizione di causa, anche perché la letteratura (pure specializzata)
non ordina e sistema, ma arruffa e intrica ancor più.
Quindi è utile dare delle coordinate, per chiarire assetti e funzioni tra i fattori
che costituiscono la musica.
INDAGINE
Lo stile è una peculiarità sia del singolo musicista sia di un'intera opera:
l'apporto del singolo influenza il tutto, dunque quando parliamo di opera
intendiamo anche l'operato del musicista.
Dispiace che di un artista sia subito stabilito che "ha uno stile" se nelle sue
opere/operato compare qualche CLICHÉ.
Un cliché è un conciso schema sonico (note, ritmi ecc.) di
qualsiasi natura tecnica, connotativa e denotativa, ripetuto e quindi abusato e
cristallizzato, non necessariamente originale: una funzionale soluzione di
continuità tra un affastellamento sonico e un altro.
Cliché potrebbe essere qualche frasetta melodica ricorrente:
un lick-tic originato dall'esercizio di pratica strumentale, un riflesso
meccanico che capita frequentemente nel suonare, quasi un tic nervoso che si usa
per "stuccare" la propria performance. Ma un cliché ad esempio è anche un cantante
che dopo le primissime note di una melodia a gradi congiunti, prima alza una nota
di un'ottava e poi la successiva l'abbassa di due; un batterista, nei vari ritmi
che esegue, spesso sceglie che sul terzo/quarto in battere avrà un'apertura di charleston;
i brani con Intro, suonati solo con piano e flauto; un chitarrista che esegue
un prolungato trillo ascendente a metà assolo.
Questi sono micro esempi di personalizzazioni stilistiche
mediante formulette superficiali ma di sicuro effetto.
Di solito quando c'è pochezza di contenuti ma "riconoscibilità", si evoca lo
STILE/CLICHÉ e tutto si perdona, se non addirittura si onora.
Questo ovviamente scoraggia la ricerca e sviluppo degli artisti, indebolendo così
(nel loro fare) il fattore di variazione che offre pure profondità, incoraggiando
invece indolenza e stagnazione che irrobustiscono (sempre nel fare) il fattore di
ripetizione che offre solo superficialità: si dà origine a un circolo vizioso.
In ogni caso lo STILE è un alveo che può anche contenere molti cliché, tuttavia,
molti cliché non fanno davvero uno stile.
Ma che cos'è che ci farebbe davvero, oltre ai cliché, riconoscere un artista da
un altro, che sia un compositore o che sia un solista improvvisatore?
Lo STILE è perlopiù sovrastrutturale e connotativo, un qualcosa che
di solito si sovrappone e s'integra con il genere.
Il GENERE è determinato da schemi compositivi di natura perlopiù strutturali
e denotativi, di conseguenza alquanto rigidi e basilari.
Lo STILE è sicuramente più "leggero" e "agile" di un genere, e una metafora utile
può essere immaginare il genere come una CASA e lo stile come un ARREDAMENTO: un
arredamento lo possiamo modificare con più facilità e senza cambiare casa.
Dunque, la Musica (il tutto), ad esempio, include il genere Rock con lo stile
psichedelico.
Se noi variamo soprattutto le qualità connotative (dello stile psichedelico)
faremo ancora Rock con uno stile diverso, per cambiare genere dovremo variare le
qualità denotative!
INCREMENTIVO
L'alveo totale di un'attività artistica è dato da quello che chiameremo modo
di generazione di una disciplina, ed è tripartito: c'è quello di origine
puramente esecutivo, e ci sono i due più "intellettuali", ossia quello denotativo-strutturale
e quello connotativo-sovrastrutturale.
Il primo lo chiameremo metodo tecnico d'articolazione, ed è l'insieme delle
procedure tecniche strumentali di soluzioni di continuità applicative per passare
da un micro evento all'altro, che serve operativamente all'artista allo stesso tempo
sia DI realizzare un'opera sia COME realizzarla; comunemente è chiamato pronuncia
musicale.
In musica la pronuncia è l'alterazione o comunque il controllo esecutivo
(anche artificiale con mezzi elettronici), da parte dello strumentista, delle
quattro fasi d'inviluppo sonico (a fronte delle peculiarità di ogni strumento):
attacco, decadimento, sostegno e rilascio. La pronuncia pertanto determina
le articolazioni musicali (legato, staccato, portato, accentato, glissato
ecc.): questi sono fattori ultra-connotativi. (*)
Le qualità denotative (strutturali) musicali sono date dagli intervalli di
altezze relativi di melodie e di armonie, e/o gli intervalli di durate (rapporti
di tempi) di un ritmo (anche esclusivamente melodico), cioè le distanze temporali
relative tra le scansioni dell'unità di tempo degli eventi.
Le qualità connotative (sovrastrutturali) musicali sono (oltre le articolazioni
di pronuncia ossia legato, staccato, portato, accentato, glissato ecc.): le altezze
assolute dei suoni e quindi anche le globali tonalità/modalità, gli strumenti usati
per emetterle per cui i timbri, le intensità dinamiche (piano-forte), le velocità
metronomiche di esecuzione, e la forma musicale (quante e quando le
varie parti come intro, strofa, ritornello, assoli ecc., si presentano nella composizione).
Le denotazioni strutturali definiscono genericamente e oggettivamente un'opera (genere);
mentre le connotazioni sovrastrutturali la "colorano" e la precisano (stile).
(**)
Infatti, di solito preliminarmente chi compone sceglie quali tipologie di scale
adottare e su quali ritmi "poggiare", per concepire melodie e riff peculiari in
un Genere, essendo decisivi gli elementi denotativi; poi si compiono le altre scelte
connotative di Stile: sarà molto difficile fare del Rock optando scale esatonali/superlocrie
con ritmi terzinati in 5/8!
Ne consegue che lo stile di un artista è originato primariamente da
come realizza (pronuncia) e quali connotazioni
realizza.
Il come e le connotazioni sono i fattori più evidenti ed epidermici
di un'opera (che è l'operato di un artista), sono quelli che impressionano prima
e di più il fruitore, sono gli elementi più individuali, soggettivi e "colorati"
dell'oggetto-cosa. (***)
È importante tenere presente che un'opera musicale (oggetto/cosa), che non
sia del tutto elettronica, è il frutto della somma (ultra-connotativa) dei
metodi strumentali (pronunce) caratteristici di ogni singolo musicista
(soggetto/come). (****)
Quando il cosa dell'opera non è di pregevoli e importanti contenuti, si verifica
un forte sbilanciamento in favore del come a scapito del cosa, producendo
pure una specie di feedback tra l'atto e l'ente: il cosa è insomma determinato
dal "come, e quindi…
Quindi la preminenza del come sul cosa produce "molto fumo e poco
arrosto", che l'opera sia colma di cliché o meno, avremo il prevalere del tecnico
e virtuoso espressionismo individuale ultra-connotativo: sarà dominante il modo
in cui si dice sulla cosa detta. Così la forma diventa contenuto.
DEFINIZIONE
Lo STILE è dato da precise (e costanti) scelte nell'ambito del modo di generazione
di una disciplina; queste scelte possono essere sia di origine tecnica (in musica
è la pronuncia) sia di origine intellettuale (elementi connotativi-sovrastrutturali),
nei più disparati modi di combinazioni tra loro (gli elementi denotativi-strutturali
sono agenti marginalmente).
STILE significa adozione di specifiche possibilità a disposizione per il conseguimento
di un obiettivo che abbia evidenti segni di peculiarità (che di solito sono ricorrenti).
Il riconoscimento degli stili avviene quando queste scelte, fusioni e metodi tecnici
sono ripetuti, e ciò determina in seguito anche scuole e tendenze.
CONCLUSIONE
Spesso queste scelte strategiche si compiono all'avvio dello studio
tattico di uno strumento e della musica: è più comodo e confortante
specializzarsi sin dall'inizio. Ne deriva che nella stragrande maggioranza
dei casi stile vuol dire anteriore (auto)limitazione (che fa subito
conseguire dei buoni risultati); raramente significa una posteriore "eroica
e nobile" (auto)limitazione (se si pone l'obiettivo più arduo di imparare
LA musica e non UNA musica).
Tutto ciò è valido anche in un'applicazione più ampia: se si parte da un genere
musicale, e nella composizione dei vari brani si variano solo caratteristiche e
fattori perlopiù connotativi, otterremo una variante stilistica in quell'ambito.
Ad esempio il genere ROCK ha questi elementi caratteristici: RITMO - binario,
aggressivo, poco libero e molto serrato, tempi semplici. MELODIA -
minimale, penta-diatonica, linguaggio blues, con riff. TIMBRO - elettrico
e aggressivo. ARMONIA - minimale, con poche voci, pochi accordi e poche modulazioni,
con riff.
Forme da semplici a medie, con obbligati tematici e con medio spazio solistico.
Se noi useremo di più dei ritmi ternari e meno aggressivi, con strumenti
più acustici, con forme più semplici e meno riff e meno spazio solistico,
lasciando inalterate le altre caratteristiche, otterremo della musica ROCK con uno
stile folk.
Va da sé che se si parte con degli elementi costituenti un genere di musica già
minimi, ossia con poche possibili varianti, le mutazioni stilistiche che potremo
ottenere saranno minime; e in questo alveo stilistico disponendo, permutando e combinando
suddetto ridotto materiale, si potrà pure originare un numero modesto di OPERE DIFFERENTI.
P.S. Se un chitarrista JAZZ ha la tendenza di suonare sul registro delle
alte frequenze, con una chitarra elettrica distorta, usando spesso
la leva vibrato, è un chitarrista jazz con uno stile diverso;
giacché di solito le scelte connotative in questo genere sono di suonare in registri
di media-bassa frequenza, con timbri non distorti e con l'uso del
plettro per quasi tutte le note.
Una pratica molto feconda d'ibridazioni artistiche, talvolta molto significative,
è l'esportazione e l'iniezione degli stili (soprattutto dei singoli esecutori) tra
i generi.
Nell'esempio precedente quel chitarrista, con un linguaggio (denotativo)
jazz, ha usato uno stile rock ma applicandolo al genere jazz;
può usare quello stile (mantenendo il linguaggio jazz) in un ambito diverso, magari
proprio nel genere rock. Oppure suonare con lo stile jazz ma con un
linguaggio rock, sia nel genere rock sia nel genere jazz. Ecco
che le combinazioni aumentano; così si aumenta la musica.
(*) La stessa parte musicale se suonata da
persone diverse, anche solo mediante la pronuncia, realizzeranno musiche differenti.
(**) Un brano lo potremo riconoscere tramite le sue qualità denotative, pure con
le qualità connotative di molto variate: se facciamo suonare un brano da un sintetizzatore
programmato, cambiando pure la velocità metronomica e la tonalità, riusciremo sempre
di riconoscerlo (anche come genere). Viceversa a parità di strumentazione e qualità
denotative riusciremo a determinare se, ad esempio Yestarday dei Beatles, è suonato
da loro stessi o da altri, per le variate qualità stilistico-connotative fornite
dai diversi esecutori.
Nel nostro intendimento, il materiale denotativo è dato come per scontato, essendo
appunto genericamente "riconoscibile" dalla maggioranza delle persone, poiché è
l'oggetto in questione.
(***) Quando entriamo dentro una casa notiamo subito il colore, la tipologia e come
è ordinato il mobilio, i colori delle pareti, i quadri, il tendaggio ecc.; dopo
(forse) noteremo quanto è alto il soffitto, quante finestre, stanze e balconi ci
sono, e dove tutto ciò è costruito e dove è disposto.
(****) Più sono gli esecutori di una musica più avremo sia la necessità di precisione
per il coordinamento di tutti sia la possibilità di connotare per rendere peculiare
quella musica; e viceversa. É quindi difficile ottenere insieme precisione
e stile quando le band sono costituite di 7/8 esecutori o di 2/3; infatti di solito
sono formate di 4/5. Se si raggiunge questo delicato equilibrio, è il valore aggiunto,
il segreto alchemico che fa una grande differenza qualitativa tra le band.
Spesso ci sono band precise, ma con poco stile; e viceversa.
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Data pubblicazione: 02/06/2013
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