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Lezione 3: Lo stile: il Cliché (lick tic) e il Genere
di Carlo Pasceri
cpasceri@libero.it
www.carlopasceri.it

PREAMBOLO
Dello STILE musicale tutti ne parlano; ma non si sa cos'è davvero e non si sa da quali caratteristiche è determinato.
Di solito si confonde lo stile con genere e cliché: sono tutti termini impiegati senza cognizione di causa, anche perché la letteratura (pure specializzata) non ordina e sistema, ma arruffa e intrica ancor più.
Quindi è utile dare delle coordinate, per chiarire assetti e funzioni tra i fattori che costituiscono la musica.



INDAGINE

Lo stile è una peculiarità sia del singolo musicista sia di un'intera opera: l'apporto del singolo influenza il tutto, dunque quando parliamo di opera intendiamo anche l'operato del musicista.
Dispiace che di un artista sia subito stabilito che "ha uno stile" se nelle sue opere/operato compare qualche CLICHÉ.
Un cliché è un conciso schema sonico (note, ritmi ecc.) di qualsiasi natura tecnica, connotativa e denotativa, ripetuto e quindi abusato e cristallizzato, non necessariamente originale: una funzionale soluzione di continuità tra un affastellamento sonico e un altro.

Cliché potrebbe essere qualche frasetta melodica ricorrente: un lick-tic originato dall'esercizio di pratica strumentale, un riflesso meccanico che capita frequentemente nel suonare, quasi un tic nervoso che si usa per "stuccare" la propria performance. Ma un cliché ad esempio è anche un cantante che dopo le primissime note di una melodia a gradi congiunti, prima alza una nota di un'ottava e poi la successiva l'abbassa di due; un batterista, nei vari ritmi che esegue, spesso sceglie che sul terzo/quarto in battere avrà un'apertura di charleston; i brani con Intro, suonati solo con piano e flauto; un chitarrista che esegue un prolungato trillo ascendente a metà assolo.
Questi sono micro esempi di personalizzazioni stilistiche mediante formulette superficiali ma di sicuro effetto.
Di solito quando c'è pochezza di contenuti ma "riconoscibilità", si evoca lo STILE/CLICHÉ e tutto si perdona, se non addirittura si onora.
Questo ovviamente scoraggia la ricerca e sviluppo degli artisti, indebolendo così (nel loro fare) il fattore di variazione che offre pure profondità, incoraggiando invece indolenza e stagnazione che irrobustiscono (sempre nel fare) il fattore di ripetizione che offre solo superficialità: si dà origine a un circolo vizioso.
In ogni caso lo STILE è un alveo che può anche contenere molti cliché, tuttavia, molti cliché non fanno davvero uno stile.
Ma che cos'è che ci farebbe davvero, oltre ai cliché, riconoscere un artista da un altro, che sia un compositore o che sia un solista improvvisatore?
Lo STILE è perlopiù sovrastrutturale e connotativo, un qualcosa che di solito si sovrappone e s'integra con il genere.
Il GENERE è determinato da schemi compositivi di natura perlopiù strutturali e denotativi, di conseguenza alquanto rigidi e basilari.
Lo STILE è sicuramente più "leggero" e "agile" di un genere, e una metafora utile può essere immaginare il genere come una CASA e lo stile come un ARREDAMENTO: un arredamento lo possiamo modificare con più facilità e senza cambiare casa.
Dunque, la Musica (il tutto), ad esempio, include il genere Rock con lo stile psichedelico.
Se noi variamo soprattutto le qualità connotative (dello stile psichedelico) faremo ancora Rock con uno stile diverso, per cambiare genere dovremo variare le qualità denotative!

INCREMENTIVO
L'alveo totale di un'attività artistica è dato da quello che chiameremo modo di generazione di una disciplina, ed è tripartito: c'è quello di origine puramente esecutivo, e ci sono i due più "intellettuali", ossia quello denotativo-strutturale e quello connotativo-sovrastrutturale.

Il primo lo chiameremo metodo tecnico d'articolazione, ed è l'insieme delle procedure tecniche strumentali di soluzioni di continuità applicative per passare da un micro evento all'altro, che serve operativamente all'artista allo stesso tempo sia DI realizzare un'opera sia COME realizzarla; comunemente è chiamato pronuncia musicale.
In musica la pronuncia è l'alterazione o comunque il controllo esecutivo (anche artificiale con mezzi elettronici), da parte dello strumentista, delle quattro fasi d'inviluppo sonico (a fronte delle peculiarità di ogni strumento): attacco, decadimento, sostegno e rilascio. La pronuncia pertanto determina le articolazioni musicali (legato, staccato, portato, accentato, glissato ecc.): questi sono fattori ultra-connotativi. (*)

Le qualità denotative (strutturali) musicali sono date dagli intervalli di altezze relativi di melodie e di armonie, e/o gli intervalli di durate (rapporti di tempi) di un ritmo (anche esclusivamente melodico), cioè le distanze temporali relative tra le scansioni dell'unità di tempo degli eventi.

Le qualità connotative (sovrastrutturali) musicali sono (oltre le articolazioni di pronuncia ossia legato, staccato, portato, accentato, glissato ecc.): le altezze assolute dei suoni e quindi anche le globali tonalità/modalità, gli strumenti usati per emetterle per cui i timbri, le intensità dinamiche (piano-forte), le velocità metronomiche di esecuzione, e la forma musicale (quante e quando le varie parti come intro, strofa, ritornello, assoli ecc., si presentano nella composizione).
Le denotazioni strutturali definiscono genericamente e oggettivamente un'opera (genere); mentre le connotazioni sovrastrutturali la "colorano" e la precisano (stile). (**)
Infatti, di solito preliminarmente chi compone sceglie quali tipologie di scale adottare e su quali ritmi "poggiare", per concepire melodie e riff peculiari in un Genere, essendo decisivi gli elementi denotativi; poi si compiono le altre scelte connotative di Stile: sarà molto difficile fare del Rock optando scale esatonali/superlocrie con ritmi terzinati in 5/8!
Ne consegue che lo stile di un artista è originato primariamente da come realizza (pronuncia) e quali connotazioni realizza.

Il come e le connotazioni sono i fattori più evidenti ed epidermici di un'opera (che è l'operato di un artista), sono quelli che impressionano prima e di più il fruitore, sono gli elementi più individuali, soggettivi e "colorati" dell'oggetto-cosa. (***)
È importante tenere presente che un'opera musicale (oggetto/cosa), che non sia del tutto elettronica, è il frutto della somma (ultra-connotativa) dei metodi strumentali (pronunce) caratteristici di ogni singolo musicista (soggetto/come). (****)

Quando il cosa dell'opera non è di pregevoli e importanti contenuti, si verifica un forte sbilanciamento in favore del come a scapito del cosa, producendo pure una specie di feedback tra l'atto e l'ente: il cosa è insomma determinato dal "come, e quindi…
Quindi la preminenza del come sul cosa produce "molto fumo e poco arrosto", che l'opera sia colma di cliché o meno, avremo il prevalere del tecnico e virtuoso espressionismo individuale ultra-connotativo: sarà dominante il modo in cui si dice sulla cosa detta. Così la forma diventa contenuto.

DEFINIZIONE
Lo STILE è dato da precise (e costanti) scelte nell'ambito del modo di generazione di una disciplina; queste scelte possono essere sia di origine tecnica (in musica è la pronuncia) sia di origine intellettuale (elementi connotativi-sovrastrutturali), nei più disparati modi di combinazioni tra loro (gli elementi denotativi-strutturali sono agenti marginalmente).
STILE significa adozione di specifiche possibilità a disposizione per il conseguimento di un obiettivo che abbia evidenti segni di peculiarità (che di solito sono ricorrenti).
Il riconoscimento degli stili avviene quando queste scelte, fusioni e metodi tecnici sono ripetuti, e ciò determina in seguito anche scuole e tendenze.

CONCLUSIONE
Spesso queste scelte strategiche si compiono all'avvio dello studio tattico di uno strumento e della musica: è più comodo e confortante specializzarsi sin dall'inizio. Ne deriva che nella stragrande maggioranza dei casi stile vuol dire anteriore (auto)limitazione (che fa subito conseguire dei buoni risultati); raramente significa una posteriore "eroica e nobile" (auto)limitazione (se si pone l'obiettivo più arduo di imparare LA musica e non UNA musica).
Tutto ciò è valido anche in un'applicazione più ampia: se si parte da un genere musicale, e nella composizione dei vari brani si variano solo caratteristiche e fattori perlopiù connotativi, otterremo una variante stilistica in quell'ambito.
Ad esempio il genere ROCK ha questi elementi caratteristici: RITMO - binario, aggressivo, poco libero e molto serrato, tempi semplici. MELODIA - minimale, penta-diatonica, linguaggio blues, con riff. TIMBRO - elettrico e aggressivo. ARMONIA - minimale, con poche voci, pochi accordi e poche modulazioni, con riff.
Forme da semplici a medie, con obbligati tematici e con medio spazio solistico.
Se noi useremo di più dei ritmi ternari e meno aggressivi, con strumenti più acustici, con forme più semplici e meno riff e meno spazio solistico, lasciando inalterate le altre caratteristiche, otterremo della musica ROCK con uno stile folk.
Va da sé che se si parte con degli elementi costituenti un genere di musica già minimi, ossia con poche possibili varianti, le mutazioni stilistiche che potremo ottenere saranno minime; e in questo alveo stilistico disponendo, permutando e combinando suddetto ridotto materiale, si potrà pure originare un numero modesto di OPERE DIFFERENTI.

P.S. Se un chitarrista JAZZ ha la tendenza di suonare sul registro delle alte frequenze, con una chitarra elettrica distorta, usando spesso la leva vibrato, è un chitarrista jazz con uno stile diverso; giacché di solito le scelte connotative in questo genere sono di suonare in registri di media-bassa frequenza, con timbri non distorti e con l'uso del plettro per quasi tutte le note.
Una pratica molto feconda d'ibridazioni artistiche, talvolta molto significative, è l'esportazione e l'iniezione degli stili (soprattutto dei singoli esecutori) tra i generi.
Nell'esempio precedente quel chitarrista, con un linguaggio (denotativo) jazz, ha usato uno stile rock ma applicandolo al genere jazz; può usare quello stile (mantenendo il linguaggio jazz) in un ambito diverso, magari proprio nel genere rock. Oppure suonare con lo stile jazz ma con un linguaggio rock, sia nel genere rock sia nel genere jazz. Ecco che le combinazioni aumentano; così si aumenta la musica.

(*) La stessa parte musicale se suonata da persone diverse, anche solo mediante la pronuncia, realizzeranno musiche differenti.

(**) Un brano lo potremo riconoscere tramite le sue qualità denotative, pure con le qualità connotative di molto variate: se facciamo suonare un brano da un sintetizzatore programmato, cambiando pure la velocità metronomica e la tonalità, riusciremo sempre di riconoscerlo (anche come genere). Viceversa a parità di strumentazione e qualità denotative riusciremo a determinare se, ad esempio Yestarday dei Beatles, è suonato da loro stessi o da altri, per le variate qualità stilistico-connotative fornite dai diversi esecutori.
Nel nostro intendimento, il materiale denotativo è dato come per scontato, essendo appunto genericamente "riconoscibile" dalla maggioranza delle persone, poiché è l'oggetto in questione.

(***) Quando entriamo dentro una casa notiamo subito il colore, la tipologia e come è ordinato il mobilio, i colori delle pareti, i quadri, il tendaggio ecc.; dopo (forse) noteremo quanto è alto il soffitto, quante finestre, stanze e balconi ci sono, e dove tutto ciò è costruito e dove è disposto.

(****) Più sono gli esecutori di una musica più avremo sia la necessità di precisione per il coordinamento di tutti sia la possibilità di connotare per rendere peculiare quella musica; e viceversa.  É quindi difficile ottenere insieme precisione e stile quando le band sono costituite di 7/8 esecutori o di 2/3; infatti di solito sono formate di 4/5. Se si raggiunge questo delicato equilibrio, è il valore aggiunto, il segreto alchemico che fa una grande differenza qualitativa tra le band.  Spesso ci sono band precise, ma con poco stile; e viceversa.

Per approfondimenti, il libro è disponibile anche presso www.amazon.it






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Data pubblicazione: 02/06/2013

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