Jazzitalia - Lezioni: Viaggio all'interno della musica: l'energia rivelata. L'innaturale cuore pulsante della musica
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Lezione 1: L'innaturale cuore pulsante della musica
di Carlo Pasceri
cpasceri@libero.it
www.carlopasceri.it

Forse non c'è niente di più occulto ma allo stesso tempo manifesto, palese e diffuso della musica. La musica è misteriosa, in parte intrinsecamente e in parte perché male insegnata dagli addetti ai lavori (forse perché male studiata da loro e quindi male intesa). Comprendere profondamente la musica è impegnativo ma non impossibile, a patto di non incorrere in errori teorici e metodologici. Bisogna pertanto fare due fondamentali premesse per ottenere appunto alcune "pietre angolari" che facciano comprendere quanto la musica sia esoterica e complessa, giacché la percezione, derivata dal vivere esperienze musicali superficiali, purtroppo ci illude del contrario.

La prima è che la musica NON ESISTE IN NATURA.



Noi siamo attorniati da colori, forme, oggetti e prospettive, ma non esistono suoni che siano rapportabili ai suoni musicali. Tutti i suoni che udiamo sono RUMORI, ossia suoni che non hanno somiglianze con le note musicali; suoni che perciò non possono essere usati come "atomi" fondanti nemmeno astrattamente, quindi con il pensiero che suggerisce l'ente musicale stesso (a parte rari casi d'ispirazione soggettiva). La natura (a parte le anomalie dell'ululato del cane e qualche fischiettio di uccellini) non produce quel tipo di suoni. Sicuramente una parte del fascino esoterico della musica risiede in ciò.

La musica già composta e addirittura registrata, finché non è prodotta o riprodotta da strumenti o apparati elettronici che generano un'elongazione molecolare dell'aria (variazione di pressione delle onde sonore) quindi un'energia, esiste solo intellettualmente. O "esiste" come un qualsiasi ricordo di una qualsiasi attività passata, come può esserlo una nostra passeggiata in montagna. Di conseguenza la musica è un fenomeno ben reale che però esiste soltanto nel momento in cui è prodotta o riprodotta, e quando ciò accade, è energia che c'investe fisicamente: un'altra parte della rivelazione del perché la musica sia tanto peculiare e misterica.

Ricordo pure che la musica è una nostra totale invenzione: abbiamo costruito strumenti che, insieme con la nostra voce, possono realizzare suoni aventi peculiari correlazioni aritmetiche (armonici), formanti appunto delle musiche. Dunque in natura la musica non esiste affatto: in natura esistono solo rumori, che sono l'antitesi della musica, giacché il rumore è un suono con caratteristiche indiscriminate, infatti, in esso sono insite tutte le frequenze soniche. Anche ciò contribuisce a "svelare" la musica.

Se conosciamo la frequenza fondamentale possiamo facilmente calcolare la frequenza di una qualsiasi armonica, basta ricordarsi l'elementare relazione: frequenza (f) armonica (1, 2 … n) quindi (fn) = numero dell'armonica (n) della frequenza fondamentale (f1) per quest'ultima.

La formuletta è: fn = n * f1

Per esempio se vogliamo conoscere la frequenza della quinta armonica (f5) di 110 Hz (f1) basterà moltiplicare n (5) a f1 (110): f5 = 5 x 110 = 550. Ne consegue che la quinta armonica di una frequenza 110 Hz (nota LA) ha frequenza di 550 Hz (nota DO#).

Dunque quale che sia lo strumento che emette dei suoni (compresa la voce), i rapporti in progressione degli armonici dopo l'iniziale sono sempre gli stessi e semplicissimi, dei primi 8 sono: (1), 2/1, 3/2, 4/3, 5/4, 6/5, 7/6, 8/7, 9/8…

Quindi la musica è intimamente il prodotto di "calcoli matematici", ossia prima ancora di esser composta ed eseguita, l'essenza musicale (suoni, note e ritmi) è matematica. Come è assolutamente frutto matematico il sistema musicale temperato dodecafonico introdotto e usato in occidente alla fine del ‘600.

La seconda è di ordine squisitamente RAZIONALE- MATEMATICO: prendendo in esame la musica occidentale, le 12 note che formano il nostro sistema musicale hanno quasi diecimila miliardi di possibili disposizioni (per l'esattezza 9.726.655.034.460), considerando una sola ottava (e non completata alla tredicesima nota e quindi ad esempio DO1-DO2) e con un numero massimo di ripetizioni pari a 12. (Insomma abbiamo tutte queste diverse soluzioni per una melodia, un riff o un accordo che abbia un numero di eventi-note che va solo da 1 a 12.)

In effetti, si consideri solo questo semplice dato: senza scomodare scale con raggruppamenti più particolari o con numero di note che vada oltre le classiche 8 di quella maggiore e quindi in una ottava (completa), una semplice melodia come quella della canzone Yestarday, è costituita di circa 120 eventi-note, la maggior parte delle quali sono ripetute ed estratte dalla stringa scalare maggiore.

Seppure prendessimo solo una parte di queste, tralasciando le sezioni ripetute pertanto uguali, avremmo comunque 41 note distribuite su 11 misure, e quella melodia è solo una delle (per così dire) utilizzabili nelle oltre 10.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000 possibilità (1037); insomma le scelte sono pressoché incommensurabili.

Considerando per semplicità la stessa ritmica pertanto la durata anche solo delle prime 3 note di Yestarday (SOL-FA-FA), questa sequenza è una delle 512 possibilità di scelta che aveva il compositore nell'alveo di un'ottava della Scala Maggiore.

Un'improvvisazione, che di solito è ben più lunga e rapida di una melodia, contiene molte più note...
Tutto ciò senza contare sovrapposizioni di note (armonie e contrappunti), durate (ritmi) e timbri, che nella musica reale sono giustamente sfruttati.
Va detto che in certe musiche di massa le ripetizioni di micro cellule (di note e di ritmi puri), e l'impiego estensivo di timbri (variegati, riempitivi, comunque affascinanti di per sé), sono usate in modo esasperato proprio per ottenere, anche con poche idee, molta suggestione e quindi "successo".
I rapporti semplici di sovrapposizione tra suoni non sono decisivi per spiegare e comprendere la natura del suono, ma per comprendere che mediamente noi possiamo attribuire un'eventuale qualità di gradevolezza consonante a quelle armonie (accordi, contrappunti, ecc.) che realizzino dei rapporti aritmetici semplici di numeri interi piccoli tra le frequenze delle note (2:1; 3:2; 4:3). Pitagora: se si pone il ponticello del monocordo (attrezzo usato da Pitagora per gli esperimenti) in una posizione di media armonica rispetto agli estremi (la formuletta è: 2AB/(A+B)), troveremo un punto di proporzione "speciale". Nel caso dell'ottava musicale (raddoppio di una frequenza), la media armonica è il rapporto di 4/3 che corrisponde all'intervallo di quarta; il suo complemento in un'ottava musicale è 2/3 ossia l'intervallo di quinta: questi due intervalli sono quelli più consonanti dopo quello di ottava.

Ancora: definiti rapporti numerici (2:1, 3:2, 4:3, ecc.) misurano definiti rapporti tra grandezze fisiche (lunghezza della corda a metà, a 1/3, a ¼, ecc.) che producono perciò definiti rapporti armonici chiamati poi musicalmente intervalli consonanti (ottava, quinta, quarta, ecc.).

Comunque, pure del tutto inconsapevoli o volontariamente consapevoli, quando ascoltiamo della musica il nostro cervello fa dei calcoli: prova ne è che lasciando stare le "belle musiche", oggettive o soggettive, sulle quali magari litighiamo, siamo sostanzialmente TUTTI D'ACCORDO sulle BRUTTISSIME MUSICHE, inaccettabili a tal punto che quasi non sono musica per noi. Infatti, altezze frequenziali, tempi e ritmi non "allineati" e sincronizzati in assoluto e tra loro, ci faranno percepire melodie stonate, accordi "sbagliati" e fuori tempo orribili.

Questo è nell'arte una SINGOLARITA': in pittura non tutti sono d'accordo su un quadro astratto o un dipinto che non corrisponda a canoni di realtà oggettiva, prospettica e geometrica, come per la scultura. Addirittura in letteratura pure qualche prosa scritta molto male, non fa a tutti necessariamente inorridire e rifiutare lo scritto con dolore quasi fisico.

In musica sì, inorridiamo e stiamo male, e ciò accade perché il nostro cervello sa cosa basilarmente è giusto e cosa è sbagliato: come per un'operazione aritmetica.

Quando ascoltiamo pure distrattamente della musica il cervello "numera", anche se noi siamo del tutto inconsapevoli di ciò.

Infatti, quando ascoltiamo delle musiche banali (o comunque estrapoliamo delle cose semplici da qualche musica), è come se al cervello arrivasse 2+2=4; 3+3=6; 4+4=8: musiche più complicate hanno insite "numerazioni" più complicate, che obbligano pertanto il cervello a maggior lavoro e quindi noi di porre maggior concentrazione.

La maggior parte delle persone non apprezza delle musiche complicate, che sono sia intimamente sia implicitamente il prodotto di "calcoli matematici"; queste musiche complicate sono spesso pure frutti di consapevoli e volontarie combinazioni matematiche che il compositore realizza. Le musiche MENO (quantitativamente) apprezzate sono quelle con i "calcoli" più complicati, ma anche quelle musiche che hanno TANTI "calcoli" elementari e poche ripetizioni: è imbarazzante che nella musica moderna più apprezzata c'è un'esasperata RIPETIZIONE dei pochi calcoli elementari presenti.

Invece quando decretiamo di ascoltare della musica "SBAGLIATA" (seppur semplice) è perché al cervello arriva 2+2=3!

Certa arte e certa musica hanno bisogno di uno sforzo superiore (per esser comprese e apprezzate) pertanto hanno bisogno d'istruzioni superiori.

Per approfondimenti, il libro è disponibile anche presso www.amazon.it






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Data pubblicazione: 17/03/2013

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