Alcune volte, quando mi trovo a dialogare con colleghi che insegnano musica classica, o quando nel colloquio iniziale, durante il quale illustro il programma di piano jazz ad un allievo che ha seguito l'iter didattico del
conservatorio, percepisco che l'improvvisazione per molti di loro vuol dire "arraffazzonare", creare un qualcosa alla buona senza alcun riferimento a qualsiasi ordine musicale.
Negli allievi colgo profondo stupore e nel contempo attrazione quando spiego che non è proprio così. Molti di loro cambiano il modo di intendere il jazz dopo poche lezioni, ridendo delle incaute affermazioni formulate in sede di incontro iniziale.
Il jazz è una musica fortemente strutturata, nonostante alcuni stili sembrino discostarsi fortemente da quanto asserito
(free jazz).
Nell'incontro dedicato all'importanza del repertorio, abbiamo tentato di esaminare le forme appartenenti ai vari stili jazz, senza riuscirci con compiutezza data la vastità dell'argomento; oggi cercheremo di approfondire il discorso iniziato il quella lezione.
Che cos'e una struttura?
La somma di tutte le battute di una composizione determina la lunghezza di un brano, con questa affermazione abbiamo individuato il
primo elemento della struttura. L'errore nel quale si può incorrere, se si opera l'addizione senza considerare i segni di ripetizione, potrebbe essere quello di non considerare alcuni periodi, di solito otto battute; il brano da 32 diventa da 24 misure.
Vi sono, quindi, altre componenti che entrano in gioco; esistono strutture cicliche
e strutture ripartite in sezioni. Sulle prime si suona leggendo la partitura di seguito, dall'inizio alla fine. Il
Blues è costituito da 12 battute cicliche (non accade in forme di blues particolari); i temi contemporanei, in genere, usano la stessa tecnica, nonostante molti di essi siano ripartiti in più sezioni (generalmente armoniche).
I pezzi che fanno ampio uso delle partizioni ripetute, sono quelli derivati dalla forma canzone, dal bop, dal rhythm change, dal modale. Prima di iniziare a suonare qualsiasi brano, osserva bene la partitura e vedi se ci sono elementi armonici, o sezioni che si ripetono; questo modo di fare ti aiuta ad ottimizzare lo studio, come? Adesso lo spiego.
Abbiamo affrontato nella lezione sul repertorio il pezzo di
Rodgers/Hart "Have you met miss Jones?".
Per la realizzazione dei voicings, oggi analizzeremo l'aspetto strutturale di questo brano (vedi esempio in fondo all'argomento).
Leggendo la partitura, giunti alla battuta n°8, il segno di ripetizione ci riporta alla
n°1, proseguendo arrivati alla n°6 (in realtà la 14: 8 + 6) siamo costretti dal segno 2 a saltare la
n°7 e la n°8 e a passare alla n°9, di conseguenza alla
n°10 (in realtà n°15-16).
Si sono venute a creare due sezioni da 8 battute ciascuna. Analizziamo, adesso, la progressione armonica e quella melodica di queste due partizioni; sono perfettamente coincidenti fino alla
n°6, differiscono nelle n° 7-8 e nelle n°9-10 (in realtà
n°15-16). Se fossero state perfettamente identiche avremmo potuto denominare le prime e le seconde 8 come
A-A, in realtà la leggera differenza ci costringe a considerarle come A e
A1.
Analizziamo le successive 8, non ci sono agganci di alcun genere con le precedenti ne' di tipo armonico ne' di tipo melodico, gli accordi
Cm7 e F7 delle n°15-16 ci preparano ad una serie di modulazioni armoniche che si muovono di terza maggiore discendente; dalla tonalità di
Bb maggiore (n°17) si passa a quella di Gb maggiore (n°18-19), a quella di
D maggiore (n°20-21) (Coltrane Changes? Bhoo ...).
Ci troviamo senza alcuna ombra di dubbio in un "bridge", in una sezione
"B". Modulando, nel "ponte", ci si allontana dalla tonalità di base per poi farvi ritorno. Ed è quello che accade portandosi verso le 8 battute successive attraverso il II-V della misura
n°24 (Gm7-C7).
Le battute n°25-26-27 replicano perfettamente quello che avviene nelle
n°1-2-3; dalla 28 alla 32 ci sono dei cambi melodici e armonici; questi ultimi ruotano attorno a due II-V
(n°29 e n°30), rispettivamente Am7-D7 e Gm7-C7 (in realtà si tratta di un turnaround in
F maggiore, nel quale il Fmaj7 è sostituito da Am7 e il Dm7 originario diventa dominante secondaria mutando in D7... non vi
preoccupate.
Tutti questi cambiamenti ne determinano l'appellativo di sezione C.
L'esame della struttura ci indica un brano di 32 battute, diviso nelle sezioni:
A (8 battute), A1 (8 battute), B (8 battute), C (8 battute); l'analisi stilistica ha delineato una composizione secondo la "forma canzone". Approcciare un pezzo attraverso questa metodologia ti permette di ottimizzare lo studio; se ad esempio quello che hai rilevato è: A,A,B,A il tuo studio (a memoria) si semplifica di molto, in quanto devi solo interiorizzare 16 battute (A e B), poiché le A sono tutte identiche (almeno nell'armonia, non sempre nella melodia).
Quando si esegue in gruppo uno standard, occorre che tutti rispettino la struttura, quindi le varie sezioni che la compongono; fare questo è abbastanza semplice, poiché in questi brani la fitta progressione armonica ci permette di proseguire con naturalezza; è come se portassimo il segno con il dito. Nello "slang" jazzistico, la dicitura
chorus identifica la struttura nella sua interezza; quando comunichiamo ai nostri partner musicisti il numero di chorus durante i quali improvviseremo (una volta diventati bravi questo non dovrà più accadere), ci riferiamo (non è una regola) esclusivamente alla lunghezza del nostro solo, escludendo l'esposizione del tema; se dico che il mio intervento melodico durerà due chorus e mi tocca esporre anche il tema, quest'ultimo sarà escluso dai due chorus; il tutto sarà: tema (1 chorus) + improvvisazione (2 chorus), totale 3 chorus. Quanto ho affermato non è un dogma, l'esperienza mi ha suggerito che quasi sempre è così ma non è detto che lo sia.
Nei brani modali nei quali gli accordi sono molto radi e dilatati,
un solo voicing può protrarsi per la lunghezza di 8 battute, le cose si complicano notevolmente; è veramente difficile rimanere all'interno della struttura se non abbiamo "metabolizzato" i periodi da 8 battute... ma i "trucchi" per farlo li sveleremo più in là.
Il brano da studiare è: Just friends (pag. 249 Real Book).
Abbiamo a disposizione un sufficiente ventaglio di soluzioni per renderlo interessante. Ricorda, tutto ciò di cui abbiamo parlato deve essere applicato; ogni nuovo argomento completa quello che lo precede. Sappiamo come costruire i voicings e le altezze sulla tastiera per farli funzionare al meglio; individuare un
II-V-I e realizzare una linea melodica su di esso oramai non è un problema; le
scale modali dorica e lidia possono essere utilizzate in contesti tonali e siamo al corrente di come farlo; la
pronuncia (penso migliorata) valorizza al meglio le nostre, ancora acerbe, frasi; abbiamo a disposizione gli elementi embrionali per contestualizzare stilisticamente un brano, da oggi ne sappiamo rilevare la
struttura.
Come hai potuto notare stiamo accatastando mattone su mattone, se non ne collochi qualcuno al punto giusto o lo "incementi" male, l'abitazione risulterà pericolante. Di "Just Friends" (oggi siamo interattivi), vi chiedo di individuare lo stile, la struttura e di farmi pervenire risposta all'indirizzo apposto in calce a questo articolo. I
voicings siete ormai in grado di formarli, quindi non ne parliamo; puoi fare ampio uso del
modo lidio ci sono accordi maj7, in questo pezzo, che si protraggono per due battute consecutive (1-2; 5-6; 17-18; 21-22), l'accordo della misura 31,
G6, non deve spaventarti suonalo come se fosse un Gmaj7 (Questo è un brano degli anni trenta e in quel periodo l'accordo di maj7 era ancora ritenuto dissonante, Duke Ellington fu il primo che ebbe l'ardire di sostituire la 6 inserendo la 7 maggiore e la 9 maggiore nei suoi arrangiamenti).
Gli accordi minori settimi sono abbondanti, quale migliore occasione per usare il
modo dorico?
Non trascurare lo studio della pronuncia e la creazione di linee melodiche che utilizzano le note da cui sono composti i voicings. Ne abbiamo di cose da fare, nello studio esagera nella sperimentazione; quando suoni cerca sempre l'equilibrio delle forme lasciando alle spalle l'applicazione casalinga.
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Data pubblicazione: 03/12/2000
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