Con questo argomento ci accingiamo a raggiungere uno degli obiettivi che ci eravamo prefissi all'inizio del corso:
il blues.
Lo studio che siamo prossimi ad eseguire farà da guida alla nostra sperimentazione armonico-ritmica futura. Il termine Blues, si pensa, abbia derivazioni idiomatiche dell'epoca Elisabettiana: "To Have the blues devils"(avere i diavoli blu), era un modo di dire che indicava uno stato di malessere e di inquietudine. I primi blues (blues rurale) erano organizzati secondo una struttura strofica solitamente di
12 battute, divisa in 3 parti da quattro misure ciascuna. La prima sezione enunciava, su un accordo di tonica, un testo di protesta, erotico, lamentoso o di rabbia. La seconda sezione ripeteva gli stessi concetti però su un accordo di sottodominante. L'ultima parte, sulla dominante, lanciava un grido di speranza o prendeva atto delle condizioni disagiate della popolazione nera.
Molte volte la struttura di questi blues veniva stravolta nell'esecuzione, le dodici battute iniziali perdevano il ruolo di punto di riferimento. Il blues classico, successivo al rurale, è più strutturato e armonicamente più sofisticato; alle consuete 12 misure che lo compongono, vengono aggiunte talvolta introduzioni da 8 battute, interludi etc..
La prima registrazione che sancisce la nascita del blues classico la si può attribuire a
Mamie Smith, il brano è "Crazy
Blues" ()
registrato il 14 febbraio 1920
a New York per l'etichetta Okeh.
Memphis
Minnie, Ida Cox, Bessie Smith, la madre del blues Ma' Rainey, il padre del blues
William Christopher Handy (1876-1958) (Saint
Louis Blues )
sono i maggiori interpreti e compositori di blues di inizio XX secolo.
Definire con precisione il blues è impresa ardua sotto questa dicitura, infatti, si alternano non di rado progressioni armoniche e melodiche semplici a cambi di accordo e temi molto complessi.
Tentiamo in questa fase di individuare i tratti comuni che identificano un blues jazzistico tradizionale, innanzitutto le
12 battute (non è sempre così) in forma ciclica che lo costituiscono (il blues si legge dall'inizio alla fine senza sezioni ripetute), esse si dividono in
tre gruppi di quattro battute ciascuna; l'accordo più ricorrente è l'accordo di dominante. Fai attenzione alle battute
1, 5 e 9, nella 1 vi è un accordo di dominante, nella 5 un altro accordo di dominate costruito una quarta giusta sopra al precedente, nella 9 un accordo m7 in posizione di nona maggiore rispetto all'accordo della prima battuta.
Da oggi in poi chiameremo questi accordi "cardini" del blues, poiché quasi sempre le progressioni armoniche delle
battute 2-3-4 sono organizzate in modo che risolvano sull'accordo della
5, i cambi nelle battute 6-7-8 sull'accordo della 9 , quelli delle
10-11-12 sul dominante della 1.
Imparare a riconoscere con l'orecchio i "cardini" del blues ti aiuta ad ancorarti alla struttura anche quando suoni progressioni armoniche complesse o out. Il primo accordo del blues determina la tonalità dello stesso
(F7=blues in F; Bb7=blues in Bb); questa affermazione non è affatto corretta da un punto di vista armonico "classico' (infatti F7 dovrebbe essere
accomunato alla tonalità di Bb maggiore o minore V-I).
Nel blues il continuo alternarsi di accordi di dominante che risolvono su altri accordi di dominante, determina una ininterrotta sensazione di moto e di tensione priva di una cadenza perfetta chiarificatrice della tonalità, per questo l'accordo di dominante, residente nella prima misura, viene preso a modello per indicare
la "tonalità" del blues (sarebbe meglio dire modalità del blues...).
L'esperienza mi suggerisce di consigliarti di imparare a memoria i blues in tutte le "tonalità", ponendo particolarmente cura a quello in
F e in Bb (nelle jam session non li puoi evitare). Ti rammento che molti dei blues, in epoca bop, sono stati scritti dai sassofonisti e loro amavano queste tonalità.
Esaminiamo ora un blues di tipo "arcaico" la cui progressione armonica viene ancora oggi utilizzata dai musicisti di rhythm and blues
(Chuck Barry- T-Bone Walker, B.B. King).
Vediamone adesso una più jazzistica, comunque sempre obsoleta:
Adesso una decisamente più interessante con i tre cardini (battute 1-5-9) bene in vista:
Un altro esempio jazzistico con di nuovo i tre cardini ben identificati:
Sempre i tre cardini:
Studia questi blues, utilizzando i voicings che conosci, in tutte le tonalità; privilegia quelle di F e di Bb.
Parliamo ora di come improvvisare su queste progressioni.
L'ovvio ci suggerisce di utilizzare la scala blues, essa rappresenta il nostro punto di partenza per la futura creazione di linee melodiche complesse; ti accorgerai che sul blues potrai applicare una infinità di soluzioni, ma andiamo per ordine.
La scala blues oltre ad imperare nel blues, viene ampiamente utilizzata in altri contesti armonici soprattutto se ricchi di accordi di dominante (ma non è, come al solito, sempre così). La scala blues nasce dall'incontro dei canti africani con quelli ecclesiastici di fine
XIX, inizio
XX secolo. La popolazione afro-americana quando cantava tendeva, per tradizione ancestrale, a bemollizzare i gradi III, VI e VII, anche se il brano che stava interpretando era basato su una tonalità maggiore; spesso abbassavano anche il V grado che facevano quasi sempre risolvere sul quarto. Queste note "regredite" sono identificate con l'appellativo di
blue note.
La scala blues odierna elimina la bVI e si costruisce come mostrato dalla figura
seguente (3m+T+sT+sT+3m+T, scala blues di F).
Io la definisco una scala variabile (questo nome non esiste) poiché aggiungendo ad essa il
III grado maggiore e il VII maggiore la scala da 6 suoni si trasforma in otto (in un impeto di nostalgia, andiamo a ripristinare i gradi della tonalità maggiore ignorati dal popolo africano quando lodava il signore); puoi optare, quindi, per quella a 6 suoni oppure a 8, a te la scelta.
Può esserti utile pensarla come una scala minore naturale priva del
II e VI grado con il #IV. La scala blues abbiamo detto funzionare mirabilmente
BOOM!!!
sugli accordi di dominante, a questo punto sareste abilitati a mandarmi al diavolo e vi spiego perché: scegliamo un accordo di
F7 e suoniamo su di esso la relativa scala blues di F (figura
precendete); la scala aggiunge all'accordo la #9, la 11 giusta (Bb), la
11 aumentata;
orrore!
Secondo quanto abbiamo affermato fino ad oggi la
11 giusta rappresenta la nota da evitare in concomitanza dell'accordo di dominante; incomincia ad abituare il tuo orecchio alle dissonanze; nel jazz non esistono le domande : "Va bene"?, "Lo posso fare"? "E' sbagliato"?
Il primo accordo del blues ci indica la scala blues che si può impiegare su tutte le 12 battute della struttura, in presenza di qualsiasi progressione armonica, (F7-scala blues di F; Bb7-> scala blues di Bb), l'esperienza, il talento ti indicheranno la strada migliore per inserire con efficacia le dissonanze (bluesy). Naturalmente siamo solo all'inizio vedremo che sul blues ne succederanno di cotte e di crude! Per il momento accontentati di quel poco che ho scritto.
Lo studio
Il primo blues che ti consiglio di studiare è "Straight no chaser" di Theolonious Monk
(pag. 412 Real Book).
Ascolta MIDI
Ascolta MIDI rallentato
È un brano tipicamente
Monkiano. Il tema, nelle prime otto battute, si basa sulla scala blues di
F con l'aggiunta della 9a maggiore e della 3a maggiore; prosegue poi, dal secondo battito in levare della nona battuta fino alla decima, cromaticamente; termina con la cellula melodica iniziale.
Il tema percorrilo prima con gli accordi della partitura, poi utilizza i "cambi" delle forme blues
3-4-5 scritte sopra.
Un tema blues, generalmente, sia all'inizio che alla fine dell'esecuzione viene esposto due volte; molti lo suonano all'unisono o a due voci, con le due mani, provaci anche tu. La velocità metronomica, in fase di studio mi raccomando che sia bassa, ti costringe a suonare indietro sul tempo sia nell'esposizione del tema sia nell'improvvisazione (il metronomo al minimo ci spaventa poiché crea la sensazione di vuoto armonico e melodico).
Scegli due note della scala blues e con esse cerca di realizzare una
melodia per almeno due chorus, essere degli ottimi costruttori di linee significa sapere individuare quando la nostra frase è conclusa e fermarsi al momento giusto. Utilizza per l'improvvisazione in tutti e cinque gli esempi la scala blues ad essi associata. I voicings dell'argomento precedente trovano terreno fertile per essere utilizzati in queste strutture.
Non trascurare, non mi stancherò mai di ribadirlo, la pronuncia, i
modi (li puoi inserire da qualche parte nel blues?), insomma tutto quello che sappiamo ricorda: "Ogni nuovo studio si aggiunge al
precedente".... Sei rovinato!
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Data pubblicazione: 25/01/2001
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