Il
pregio di cui deve disporre
l'improvvisatore è quello di riuscire a
costruire melodie che abbiano senso
compiuto, cioè che sviluppino un
discorso con un inizio, una evoluzione,
una fine. Basta solo questo?
Assolutamente no, l'elemento
determinante che colloca la nostra frase
nell'area del jazz è la qualità
ritmica con la quale viene espressa.
Gli
accenti, il modo di interagire con una
sezione ritmica, la modalità con cui si
divide il tempo nella singola battuta o
nella successione di più misure, i
silenzi (n.d.r. una famosa frase di Mick
Goodrick:
"...bisogna
saper suonare i silenzi"), i respiri rappresentano gli
elementi da perseguire per ottenere
delle melodie efficaci. Per il
"neofita" controllare
simultaneamente questi elementi è
impresa ardua, lo studio ci suggerisce
di affrontarli in ordine, con
rilassatezza e senza troppe
"depressioni" nella ricerca
del sospirato swing.
Ma che cos'è lo
swing, molto semplicisticamente lo si
potrebbe definire: l'incontro fra due
ritmiche, una di base (per esempio
contrabbasso, batteria) ed un'altra che
interagisce (solista) con essa,
anticipandola, ritardandola spostando
gli accenti delle frasi. Allora se non
c'è una sezione ritmica che interseca
un solista lo swing non esiste? No di
certo l'improvvisatore deve essere in
grado, con lo spostamento ritmico delle
frasi, con gli accenti di far percepire
lo swing anche se suona da solo.
Ma come
si fa' ad acquisire questa capacità?
Quali sono gli esercizi da fare? In
quanto tempo sarò in grado di "swingare"?
La prima cosa da capire è che il jazz
usa quasi esclusivamente il levare, gli
accenti forti, su un tempo 4/4, vengono
posizionati sul secondo battito e sul
quarto (vedi charleston batteria). Tante
volte, ascoltando l'interpretazione
solistica di un brano "bop",
avendo sotto mano la trascrizione di un
"solo" di Charlie Parker, ci
siamo chiesti come mai quelle crome
venissero suonate in modo strano non
rispettando ciò che per anni il
solfeggio ci aveva insegnato. Il primo
esercizio da fare, quindi, è quello di
porre attenzione a come i
"grandi" improvvisano sul
tempo nelle incisioni discografiche, ma
questo basta? No di certo, occorre
qualcos'altro. Nella figura 3-11
è scritta una frase espressa da ottavi, gli accenti sono inseriti in battere.
FIGURA
3-1
Nella musica jazz questo concetto viene
rivoluzionato tutti gli accenti vengono
suonati sul levare (figura 3-2).
FIGURA
3-2
Basta solo invertire gli accenti per
ottenere un pronuncia jazzistica
perfetta? Certamente no, se tu suonassi
gli ottavi come sono scritti otterresti
il cosiddetto effetto "marcetta"
: " tu TA, tu TA", la frase è
scritta a crome ma la si dovrebbe
interpretare come scritto nella figura
3-3 o come nella 3-4, l'accento in
levare non deve essere timido ma
vigoroso.
FIGURA
3-3
FIGURA
3-4
La 3-3 e la 3-4 anch'esse non riescono a
sintetizzare con precisione la pronuncia
jazz, in quanto il sedicesimo in levare
accentato o la nota finale della terzina
di semicrome anch'essa accentata, devono
essere o anticipate o ritardate (suonare
avanti o indietro); questo è un punto
indefinibile che risiede in ognuno di
noi; é nostro obbligo riconoscerlo e
renderlo concreto. Non esistono magie
per acquisire una corretta pronuncia
jazzistica, ti posso suggerire però
qualche esercizio per iniziare a
sincronizzarti con questo nuovo modo di
intendere il tempo.
Lo stile pre-Bop e
be-bop nella maggioranza dei casi (non
sempre) impiegava le note che compongono
l'accordo per costruire linee melodiche
improvvisate, il jazzista attuava una
improvvisazione di tipo verticale che
utilizzava approcci melodici di tipo
diatonico e/o cromatico (non vi
preoccupate ne parleremo in seguito).
Nella precedente lezione abbiamo
studiato i primi voicings, li abbiamo
utilizzati sul brano "Autumn Leaves",
se hai imparato la progressione armonica
a memoria come ti ho suggerito di fare,
non troverai problemi ad attuare questo
esercizio, utilizzeremo le note che
compongono ogni singolo vocing per
creare un'improvvisazione verticale,
utilizzando crome accentate in levare
interpretate come le figure 3-3 o 3-4 ci
indicano.
Crea utilizzando il brano di
cui abbiamo parlato, una frase scritta
che utilizzi solo ed esclusivamente note
che costituiscono il voicing
dell'accordo scritto sotto ogni battuta,
con una figurazione a crome, per tutta
la struttura del brano senza
interruzioni; l'esempio 3-5 ti mostra le
prime due battute di "Autumn Leaves"
FIGURA
3-5
Come vedi ho utilizzato, per creare
la frase, solo ed esclusivamente le note
del voicing scritto in chiave di basso.
Cerca di memorizzare visivamente le note
che compongono ogni voicing, infatti ciò
che hai scritto letto e suonato, dovrai
successivamente eseguirlo senza
l'ausilio della pagina scritta seguendo
la stessa metodologia facendo attenzione
a non interrompere il flusso delle crome
dalla prima all'ultima battuta.
La prima
difficoltà che incontrerai sarà quella
di non riuscire a mantenere l'accento
sull'ottavo in levare nel passaggio da
una battuta all'altra. La tua mano
sinistra ancora non abituata a dialogare
con la destra inserirà, in generale,
gli accordi di "Autumn Leaves" sul
primo battito di ogni singola misura
inducendo la mano destra a fare lo
stesso con la melodia. Fai attenzione ad
evitare questo, rimani concentrato e
cerca di percepire quando gli accenti
della frase disegnata dalla destra
tornano in battere, quando ciò avviene
correggili, riportali sull'ottavo in
levare. Ricordati che questo è solo un
esercizio per cercare di acquisire la
pronuncia e non una regola ritmica,
quando dominerai questi eventi ti
accorgerai che il jazz e tutt'altra
cosa.
1 battute 7-8-9 del solo
di Bill Evans in: "The days of the
wine and roses". "AFFINITY",
Bill Evans & Toots Thielemans, 1978
LO STUDIO
Il brano che utilizzeremo
per studiare, in questa fase, la pronuncia è sempre lo stesso "Autumn
Leaves". Se hai memorizzato la progressione armonica e riesci ad
individuare visivamente i voicing di cui abbiamo parlato nello scorso
capitolo, supererai le difficoltà del nuovo esercizio con sufficiente
rapidità.
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Data pubblicazione: 20/08/2000
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