Iniziamo con la prima "compressa" 
, buona digestione.  
 
Nello studio della musica jazz, prima o poi, è inevitabile che ci si chieda 
se ci sono delle differenze, delle discriminanti, dei punti in comune tra il 
sistema armonico tonale e quello modale. 
 
Poiché questo dubbio sorge spontaneo e abbastanza prematuramente, è importante 
cercare, sin da subito, di rilevare le distinzioni più evidenti. In questa fase 
alcune delle affermazioni che faremo potrebbero non del tutto essere comprese; stiamo 
cercando di comunicare un concetto che solo l'esperienza musicale attiva, lo studio, 
l'ascolto rendono reale.  
 
Il sistema tonale e il modale, pur essendo due ambiti armonici profondamente 
diversi, sono legati biunivocamente; in parole povere il modale viene originato 
dal tonale (le scale modali si formano sui gradi delle scale maggiori, minori 
e non solo). Il sistema tonale si basa sul rapporto che sussiste tra l'accordo di 
settima di dominante V7, generato dall'armonizzazione a quattro suoni delle scale 
maggiori e di due minori (esclusa la minore naturale), e l'accordo costruito sulla 
tonica delle stesse; tale accordo può essere di Imaj7 per la maggiore, di
I-maj7 per le minori melodica e armonica.  
 
In pratica l'accordo di dominante tende a risolvere su un accordo di primo 
grado; questo accade perché al suo interno risiede fra il terzo e settimo grado 
un intervallo instabile formato da tre toni interi. Gli accordi, nel tonale, vengono 
realizzati "accatastando" le voci a distanza di terza. Quando si improvvisa bisogna 
fare attenzione ai "cattivi incontri"; alcune note della scala possono essere poco 
"gradevoli" se si sovrappongono ad alcune voci dell'accordo; queste note prendono 
il nome di "note da evitare".  
 
Tra gli accordi e la scala sussiste un legame; nel tonale una singola 
scala può essere utilizzata per realizzare una melodia su una progressione di più 
accordi (scala di Bb maggiore su una successione: Cm7 | F7 
| Bbmaj7 | Ebmaj7 ). Nel modale non ci sono note da evitare, 
gli accordi vengono costruiti sommando verticalmente intervalli di quarta giusta, 
di quinta giusta, di quarta giusta + seconda maggiore etc., ogni accordo instaura 
una relazione privilegiata con una sola ed unica scala (Dm7b9/b13 => scala 
frigia). 
 
Mi rendo conto che quanto scritto non ha di certo diradato i vostri dubbi, soprattutto 
se oltre ad essere dei musicisti siete anche degli attenti ascoltatori. Un esempio 
per tutti, Bill Evans, in alcune incisioni, contamina brani tonali con armonie 
modali. Per gli approfondimenti teorici, pratici (studio) , d'ascolto (dischi consigliati), 
musicologici, biografici vi rimando alla lezione edita in data 12/03/2000 nella 
sezione: "Piano Jazz" (1°anno di corso) di" Jazz Convention" URL:
http://members.xoom.it/jconvention 
dal titolo: "Ci sono differenze fra il tonale e il modale?" 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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			Data ultima modifica: 25/06/2007
	  
 
 
 
	
  
	
		
		
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