Una proposta interessante e innovativa
dall'inedito duo Cusa-Matteuzzi
Cortile Pandolfi Art Pub di Pozzallo - 4 settembre 2009
di Giuseppe Mavilla
Appendice di gran rilievo al Cortile Pandolfi
Art Pub di Pozzallo della stagione di Altro Geizz 2009
che ha avuto come riferimento e come location aggiuntiva, quest'anno, uno spazio
dedicato nel centro storico della cittadina iblea. Venerdì quattro settembre sono
stati ospiti il batterista Francesco Cusa e la vocalist Gaia Matteuzzi
con il loro nuovo progetto "Skinshout". Progetto ambizioso e di alto contenuto in
quanto si tratta di una rielaborazione e conseguente riproposizione di alcuni canti
della tradizione arcaica africana pescati tra i numerosi reperti che il paziente
lavoro di una grande studioso come Alan Lomax ci ha messo a disposizione
e sui quali i due da qualche tempo lavorano. Un progetto immortalato, proprio in
questi giorni in sala di registrazione e che vedrà la luce, con un cd, presumibilmente
nei primi mesi del 2010, plasmato attraverso
le doti artistiche, l'estro e l'irrinunciabile voglia di avventurarsi su percorsi
inediti ed intriganti che ha sempre contraddistinto la produzione di Francesco
Cusa. Artista che ha già ampiamente rivelato i suoi intenti attraverso la provocatoria
e inusuale produzione con un entourage di musicisti che ruota attorno alla sua etichetta
discografica Improvvisatore Involontario. L'incontro con la vocalist bolognese,
interprete dalle gradi doti vocali e dalla straordinaria sensibilità, è un'altra
opportunità per il batterista e compositore siciliano: un duo esclusivo, batteria
e voce, grandi spazi ed enormi possibilità per esprimersi anche se innumerevoli
i rischi e le tentazioni di strafare con virtuosismi esemplificativi della propria
arte e capacità, con l'inevitabile conseguenza di trasbordare oltre gli obiettivi
prefissati. Tutto ciò non accade mai durante l'esibizione del duo al cortile Pandolfi,
anzi sorprende la straordinaria essenza di musicalità liberata dai due; una musicalità
ricca e intensa che va oltre i limiti della vocalità ampiamente modulata della
Matteuzzi e del sofisticato drumming di Cusa. Entrambi riescono ad
intingere l'esecuzione dei brani di elementi basilari della cultura musicale africana
e di elementi innovativi del jazz di oggi che trovano nell'improvvisazione il veicolo
ideale per rivelarsi. E' un esercizio di sintesi tra epoche diverse ma strettamente
in relazione e, nello stesso tempo, anche un oscillare tra passato e presente a
conferma dell'irrinunciabile valore della tradizione. Ottimo Cusa per il ritmo,
per i suoni tribali del suo percussionismo, per le sofisticate elaborazioni di strutture
ritmiche inconsuete e variabili sulle quali la Matteuzzi poggia il suo canto
trasbordante pathos e immedesimazione totale.
Un canto che si fa strazio, grido, sofferenza, gioia, tenerezza assumendo
un'infinità di sembianze e di plastiche evanescenze, restituendoci nel contempo
un'esperienza d'ascolto che venerdì quattro settembre è stata nei fatti un'occasione
del tutto speciale per saggiare la bontà di una proposta interessante e innovativa.
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Data pubblicazione: 13/09/2009
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