Tuck & Patti
Teatro Accademia. Conegliano (TV) - 18 Aprile 2008
di Giovanni Greto
Li abbiamo riascoltati con piacere – l'ultima
volta era stata al teatro Toniolo di Mestre giusto tre anni orsono - perché un concerto
di Tuck & Patti
è sempre una garanzia. L'affiatamento musicale e la vita in comune sembrano non
conoscere momenti di stanca. La formula del duo che per altri musicisti che magari
suonano soprattutto in situazioni più allargate può apparire mancante di qualche
cosa, per loro calza invece a pennello. E lo hanno dimostrato a Conegliano, nella
penultima data di Veneto Jazz Winter, manifestazione che si prepara a partire
con un succulento cartellone estivo. Non c'era il pienone – rispetto al sold
out di Bollani Carioca – ma il pubblico era accorso con affetto, conscio che
sarebbe uscito dal teatro in una condizione di spirito migliore rispetto a quella
di quando era entrato. Nella scaletta del duo, oltre a brani che ricorrono sempre
e che costituiscono una specie di tratto distintivo, sono stati inseriti diversi
standard, vista la loro recente incisione di un disco dedicato a Ella Fitzgerald
e Joe Pass. L'esordio è toccato a A Foggy Day,
cui è seguita un'accorata My Romance, nella
quale Patti modula la propria voce in maniera tale da prediligere il registro
basso, arricchito di sfumature, di respiri, con il risultato di arrivare a quelle
regioni nascoste che ognuno di noi tiene ben chiuse temendo gli effetti di una possibile
apertura. E ancora I remember you ed una bellissima
versione di In A Sentimental Mood, nella quale
Tuck riproduce il delicato accompagnamento di Duke Ellington. A questo
punto Patti fa tirare il fiato al marito e propone uno strabiliante blues
senza accompagnamento Shoes interlude, spesso
eseguito dal vivo, il cui testo è ogni volta diverso e racconta probabilmente anche
del togliersi le scarpe per far respirare i piedi. Sembra non aver mai fine per
la capacità e la facilità con la quale la cantante inanella una frase dopo l'altra,
imitando anche il suono di altri strumenti.
C'è spazio per una medley in duo che comprende
With a song in my heart, con momenti di swing veloce,
prima che sia Patti a prendersi una pausa. Ed ecco Tuck eseguire la
romantica It might as well be spring di Rodgers
– Hammerstein, prima di far esplodere il teatro, con una versione da brividi, ancor
più lunga del solito, di Europa. L' hit di
Carlos Santana acquista, grazie alla sensibilità mentale, alla tecnica chitarristica
ed al senso ritmico, dei colori unici che lasciano chi ascolta senza fiato. Ciò
anche per la facilità con la quale, ogni volta, il chitarrista riesce ad estrarre
qualcosa di diverso dal pezzo. Stavolta ha persino percosso la Gibson trasformandosi
in un trio – chitarra, basso, batteria – con risultati forse anche più convincenti
di quelli che avrebbero potuto ottenere tre musicisti distinti. Patti rientra
ed è la volta di un brano immancabile in scaletta, riproposto in versione ampiamente
extended: Time after time. La cantante divide
il teatro in tre sezioni, facendo eseguire tre diverse intonazioni del titolo. La
felicità della platea è palpabile. Il concerto si andrebbe a concludere con una
versione di In my life dei Beatles, in
cui la chitarra rifà quello che nel disco originale è ottenuto col suono di clavicembalo.
Ma nessuno vuol tornare a casa. Ed ecco allora Patti chiedere al pubblico
di scegliere i pezzi. Piovono richieste, che daranno vita a 2 soli brani – sono
trascorse oltre due ore! Il primo, Autumn Leaves,
è eseguito perché i due artisti non avevano capito come in realtà parte del pubblico
richiedesse All of you. Meglio così, perché non essendo mai stato eseguito,
abbiamo avuto la misura di come Tuck riesca a improvvisare davvero di primo
acchito seguendo la propria partner che sarebbe capace di proporre un altro pezzo
senza accompagnamento. Finale riservato ad Angel
di Jimi Hendrix, tra una serie di richieste insistenti. Arrivano i fiori.
Cala il sipario.
Tuck & Patti sorridono e si riposano per un po' in camerino prima
di fermarsi nel foyer del teatro per il rito delle firme e delle foto. Appuntamento
alla prossima e lunga vita ad un duo, davvero, unico.
18/09/2011 | Veneto Jazz, Sting con l'Orchestra Filarmonica della Fenice nel suo "Symphonicity Tour": all'interno dell'incantevole Piazza San Marco: diecimila persone che hanno riempito ogni interstizio dell'area delimitata e quelle poche fiancate laterali. Che Venezia sia bella, elegante culla culturale e crocevia di genti, è un fatto ben noto, così come è nota la particolare bellezza di tutta la cinta cittadina e del Veneto intero, nel quale si muove un sostrato ben radicato nell'arte, in tutte le sue forme. Per Veneto Jazz, un numero di eventi straordinario, parecchi gratuiti grazie anche agli sponsor istituzionali. Jazz & Lunch, Jazz Aperitif, Jazz & Dinner e pomeriggi letterari: insomma jazz ad ogni ora del giorno e della notte, e per tutti i gusti. |
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Data pubblicazione: 18/08/2008
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