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Gendrickson Mena Quartet
Blue Note di Milano - 3 febbraio 2008
di: Marco Luigini
Fotografie: Eva Simontacchi

La musica è emozione. Il trombettista che ascolto stasera al Blue Note, è emozione pura. Ebbi la fortuna di ascoltare Gendrickson Mena per la prima volta durante una jam session 8 o 10 anni fa: quando quella sera salì sul palco non lo conoscevo ancora, e non avrei mai potuto immaginare ciò che quel ragazzo riccioluto e sorridente potesse trasmettere al pubblico. Gendrickson Mena oltre ad essere un valente musicista e compositore è un personaggio carismatico che comunica la gioia di vivere con la sua tromba. Il suo talento è puro, genuino e moderno.

La bravura e la grandezza di un trombettista è data da fattori quali il talento innato e lo studio personale, doti che Gendrickson Mena possiede e coltiva, e che lo portano ad evolvere sempre più il suo stile e la sua tecnica. La dote più ambita per un musicista è quella di farsi riconoscere alle prime note di un brano; la voce di Gendrickson Mena è riconoscibile fin dall'attacco del suono.

Accompagnano Gendrickson Mena sul palco Mario Zara al pianoforte, Ezio Salfa al basso e Giorgio Di Tullio alla batteria.



I
l primo brano è Little Sunflower (Freddie Hubbard). Apre Giorgio Di Tullio alla batteria e poi le note della tromba, incisive e calde nel registro centrale, poi graffianti e acute, un suono caldo, moderno. Cattura tanto il suono pulito e lineare quanto a tratti quella nota acuta improvvisa, quei giochi sui tre tasti, quelle terzine e quegli staccati, quel re sopra il pentagramma tenuto con forza e vivacità. Quelle glissate come coriandoli scendono sulla platea che immobile e concentrata segue il brano.

Segue Asi (G. Mena). Un brano intenso, eseguito ora con il flicorno, giocato sulle note centrali, calde, quelle che toccano il cuore. Il tema è dolce e delicato, fatto di passaggi intensi. Dopo aver suonato, Gendrickson si raccoglie sotto quelle treccine particolari che lo rendono ancora più personaggio. Il colloquio fra i musicisti si svolge ad altissimi livelli, ottimo l'interplay tra piano e batteria, una locomotiva ad alta velocità. La musica cresce in intensità, ed arriva all'apice sonoro per ritornare al tema, poetico e soft. Trentaduesimi e sessantaquattresimi ricordano Dizzy. Su di un tappeto ipnotico la batteria sfoggia tutta la sua caratura, la risposta ai sessantaquattresimi precedenti. Ora salti di ottava e finale intenso con acuto.

Il pezzo successivo è Asi Son Mi Sentimientos (G. Mena) dove il viaggio musicale inizia sul tema eseguito al flicorno, a cui con agilità straordinaria risponde il piano di Mario Zara. Giochi di quarte, scale, cromatismi e quartine come saette alle quali il batterista risponde con puntualità. Un solo che è un mix di cuore tecnica e sentimento e che ricorda Freddie Hubbard.

E' la volta di un tributo importante con il brano Para ti Chet (G.Mena). Gendrickson canta, improvvisa con lo scat e suona alla Chet. Si crea un atmosfera surreale, il pianista è sul registro alto, il bassista è profondo e presente con un tiro da quattro, la batteria al limite del solo continuo, un ensemble che crea un jazz moderno.

Uno standard, Body And Soul (John Green) eseguito piano e tromba. Una intro pianistica veramente notevole: note in ampi risvolti, sciolto il linguaggio, romantico il contenuto e splendida la chiusura. Il cuore batte e il sentimento del trombettista cubano esplode sulle prime note con una sensibilità espressiva di rara intensità. Le note lunghe racchiudono un'anima grande, il cuore ora in alto come la profondità del sentire. Di particolare levatura il colloquiare fra piano e tromba. Quella capacità di fare quella settima, quella quarta, quel picco lassù, sopra il pentagramma con la nota staccata, ma precisa come un orologio svizzero, e tornare nel groove il secondo dopo. Preludio ad un altro standard, Blue In Green (Bill Evans) eseguito con ritmo funky e tromba con sordina. Il bassista si muove con fraseggi limpidi, chiari e incisivi. Supportato dalla batteria gioca su cromatismi e note sulla prima corda, che aumentano il groove e la profondità del gioco creativo.

Un'altra composizione del leader, My Colors. Si va sempre più in alto sia come intensità di colori sia nell'estensione, almeno due o tre tagli sopra il rigo, forse anche quattro. Un grande musicista, compositore e improvvisatore. Come un pittore, nei soli c'è la tecnica, l'astrattismo, il colore, la forza, la spregiudicatezza! Salti di quarta, scale cromatiche, scale velocissime all'insegna di una tecnica e di una padronanza dello strumento grandiosi. Lasciata la tromba gioca con la tastiera, dove sfoggia un fraseggio ampio, completo, colto e tecnicamente avanzato.

Un richiamo a Cuba con il brano Chan chan (Francisco Repilado, Compay Segundo). Gendrickson Mena resta solo sul palco, e si siede al pianoforte a coda. La sua risata è contagiosa. Le scariche di note ricordano Stravinskij, poi esce l'alma di Cuba e l'ampiezza di accordi alla Thelonius Monk. Si viaggia con la mente a Cuba, la sua Cuba che batte nel suo cuore pieno di gioia e di verità. Il pubblico sente tutte queste emozioni e tributa lui un lungo applauso

Per la chiusura, ancora uno standard questa volta del grande Duke. Si tratta di Caravan in versione latin jazz. Il trombettista, leader del gruppo, presenta i musicisti uno ad uno, permettendo al pubblico del Blue Note di esprimere il proprio apprezzamento per ogni componente che da sfoggio della propria abilità musicale e creativa. Il brano, anche dal punto di vista dell'intenzione ha un carattere conclusivo per concludere la serata con gioia, energia ed intensità.

Abbiamo ascoltato solo pochi brani questa sera ma il puzzle musicale è formato da centinaia di pezzi.











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Data pubblicazione: 22/04/2008

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