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Riccardo Zegna And Mellowtone Orchestra – Ellington Tribute
Finalborgo Chiostri di S. Caterina 18 giugno 2011
di Andrea Gaggero

Il festival di Clusone, giunto alla sua trentunesima edizione, continua a rappresentare una tra le proposte più intelligenti e stimolanti nel pur ricco panorama festivaliero italiano. Il concerto inaugurale dell'edizione 2011 si è tenuto il 18 giugno a Finalborgo (SV); sul palco la Mellowtone Orchestra diretta da Riccardo Zegna in un convinto e convincente tributo a Duke Ellington.



Rendiamo qui conto del concerto della Mellowtone Orchestra che, a prescindere dal valore dei musicisti coinvolti e dalla "novità" della proposta (su entrambi gli aspetti si potrebbe discutere) è stata occasione e stimolo per una riflessione sulla modernità di Ellington e sulla possibilità di proporre il jazz, almeno in parte, quale musica di repertorio.

Il concerto è stato divertente, godibile, a tratti, per chi scrive, commovente. Abbiamo soprattutto apprezzato una qualità spiccata di Zegna e orchestrali: la sincera umiltà e rispetto nell'affrontare un repertorio considerato, giustamente, inavvicinabile per quantità e qualità.

Il concerto si snoda in due parti; debole e irrisolta la prima nella quale, Mood Indigo a parte, Ellington viene considerato e riproposto, per l'ennesima volta, solo in veste di autore di temi, seppur straordinari, rinunciando così all'aspetto precipuo del genio ellingtoniano. Ma Mood Indigo nasce già come brano cameristico, come il Mornful Serenade mortoniano, "scritto" da cima a fondo, viene qui riproposto sulla partitura "originale" per la "classica" front-line neworleasiana (tromba, trombone e clarinetto) reinventata, nell'armonizzazione, nella conduzione delle parti e nella soluzione timbrica, dal genio ellingtoniano.

Deboli invece i brani su temi ellingtoniani che si risolvono in ciò che Ellington ha sempre ostinatamente voluto evitare: una collana di assoli più o meno riusciti dal valore disuguale; i musicisti di maggiore esperienza e personalità (Zegna, Tonolo, Casati..) risultano quelli meno in contesto confermandoci quanto il repertorio ellingtoniano sia ostico ed infido. Il Duca (e Strayhorn) sapevano invece scrivere mirabilmente per piccole formazioni (Morton docet) con una ricchezza di invenzioni musicali, armoniche e timbriche fuori dal comune, anche non limitandoci all'ambito jazzistico. Una incisione per tutte è quell'"Unknown Session", (CBS, 1961) forse raccolta di "cartoni preparatori" per nuove idee d'arrangiamento per l'orchestra intera ma fissate su disco per un settetto.

Decisamente meglio, la seconda parte nella quale viene riproposta una serie mirabile di piccoli e grandi brani: dai capolavori degli anni ‘40 In A Mellow Tone, Harlem Airshaft, Take The A Train a Isfahan dalla "Far East Suite", a Rockin' In Rhythm. Vengono qui riproposte le partiture originali (finalmente!...anche se l'approccio "filologico" può oggi essere storicizzato) con il tentativo, coraggioso e ampiamente riuscito, di riscostruirne il suono ed il carattere generale.

Poter ascoltare dal vivo, nel 2011, la musica di Ellington con la sua scrittura di intatto cristallino valore, dà i brividi. Plauso a Zegna e agli orchestrali per la determinazione ed impegno nel voler, caparbiamente e appassionatamente riproporre una musica di valore assoluto. Plauso per essere riusciti, nonostante i limiti di alcuni musicisti e l'irraggiungibilità dell'originale, a rendere conto delle invenzioni straordinarie del "laboratorio" ellingtoniano. L'orchestra, attiva dal 2009, ha dimostrato una grande coesione e precisione nell'eseguire le ricche partiture, plauso al bravissimo Mario Biasio per aver avuto l'idea e l'incoscienza di pensare ad una big band specializzata nel repertorio ellingtoniano e per aver saputo rievocare gli opposti timbri e fraseggi di Hamilton e Procope (lo stesso Ellington si era dovuto affidare ai servigi di due musicisti diversi dopo la defezione di Bigard). Plauso all'orchestra intera con una menzione particolare per la sezione sassofoni alla quale è toccato forse il compito più arduo. Una menzione particolare anche a Claudio Chiara, Emilio Costantini e Gilberto Bonetto (ma potrei dimenticare qualcuno) impegnati nell'ostico tentativo di far rivivere rispettivamente Johnny Hodges, Harry Carney e lo stesso Ellington.









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Data pubblicazione: 13/08/2011

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