Non è solo un disco di Jazz questo "Monna Lizard".
E' anche - e forse - di più, un episodio interessante della canzone d'autore italiana.
Sia perché la cantante e tastierista milanese propone alcuni suoi ottimi originals,
sia perchè include nel suo progetto una serie di interessanti covers che vanno da
De Andrè a Jovanotti.
Di particolare valore sono i testi delle canzoni della leader. Versi intrisi
di un certo umori neri e sardonici, di sprazzi di sadismo, immersi in un atmosfera
ora ironicamente allucinata ("La voce" "Sparami",
"Un cuore morbido"), ora inquieta e surreale
(La seconda traccia, divertentissima, è la storia di una palla).
C'è molta teatralità nel modo di cantare della
Fedele.
C'è il gusto di cambiare continuamente atmosfera, di spiazzare un po' l'ascoltatore.
È lei stessa a suggerire questa chiave di lettura dei suoi pezzi ed a spiegare che
il teatro è una sua antica passione, e che cantanti ed attori si muovono su uno
stesso, mutevole terreno.
Stessa atmosfera cangiante, ora drammatica, ora ironica anche nelle cover.
C'è la stranissima "Sognando" (scritta da
Don Backy e resa celebre da Mina) nella quale si racconta la storia di una follia;
poi una struggente cover di De Andrè, "Amore che
vieni, amore che vai" ; ed infine un omaggio al rock italiano degli anni
70, in particolare alla Pfm e ad Ivan Graziani di cui viene riproposta
la stralunata, torbida "Monna Lisa".
A sostenere la leader due musicisti essenziali e bravissimi, duttili e
fantasiosi, perfettamente funzionali al progetto. Il suono del basso ed il senso
melodico di Stefano Dall'Ora sono di primissimo ordine. La batteria di
Giò Rossi
sottolinea la musica dei partner con ammirevole, lirica, semplicità.
Un bel disco di canzoni, ricco di atmosfere jazz ma anche di sapori di
musiche popolari. Nella cover di "Avance" di
Paolo Conte, il piano prima e la fisarmonica poi, suggeriscono lontanamente
il suono dei vecchi organetti di strada, dei balli di balera.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 03/02/2009
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