Un lavoro frizzante, spumeggiante, pieno d'energia. Un disco a tinte forti,
dai colori brillanti che creano breccia e lasciano un senso di freschezza. Sono
queste le prime sensazioni dopo aver ascoltato questo "Tuttology"
di Marco Simoncelli.
Una raccolta variegata di suoni ed emozioni, un repertorio che alterna classici
del jazz, riletti con grande delicatezza e competenza, con brani provenienti dal
mondo della musica latina, senza farsi mancare un celeberrimo brano E. Morricone
"Cinema Paradiso" e un classico pop come "Fragile".
Musica a tutto tondo, senza limiti ed etichettature, rivisitata e reinterpretata
magistralmente da un'eccellente formazione che vede, oltre al leader Marco Simoncelli
all'armonica cromatica, anche Angelo Corvino (batteria), Dario Estrafallaces
(basso), Fabio Agatea (piano), Paolo Salcuni (chitarra) e gli ospiti
Stefano Banfi (tromba) e Dario Parisi (chitarra).
Gli arrangiamenti sono ben curati ed eleganti, capaci di tenere sempre alta
l'attenzione, anche grazie all'eccellente lavoro di Dario Estrafallaces (basso)
e di Angelo Corvino (batteria), straordinariamente preciso, dinamico ed eclettico
nelle sue evoluzioni.
Le esecuzioni di Simoncelli sono impeccabili, caratterizzate da un'eccellente
capacità tecnica e da un gusto raffinato che non lascia spazio a cadute di stile.
Con la sua armonica sa essere graffiante o esprimere sonorità vellutate messe in
particolare evidenza da una registrazione di altissima qualità.
Infine, vi è l'idea di gruppo. L'ensemble si presenta come un organismo unico
e compatto, dove ciascuno è e si sente protagonista nel rispetto degli equilibri
complessivi contribuendo con estrema professionalità, senza mai strafare o voler
primeggiare.
In un album praticamente senza sbavature e senza punti deboli non possiamo
non segnalare la straripante "Caravan", la sinuosa
e "doorsiana" "Blues lover" dove Simoncelli
si dimostra anche un eccellente cantante, "La cumparsita"
riletta in versione balkanian e, soprattutto, l'interpretazione di "Libertango"
con il sempre più sorprendente chitarrista Dario Parisi, ormai non più rivelazione
ma solida realtà del jazz europeo.
Alessandro
Carabelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 09/02/2009
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