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E' stata una singolare circostanza a portare
Dario Cellamaro
e il suo Swingsuite 5et ad esibirsi presso il Teatro Trivulzio in 9 novembre
2007 e della quale ci rendono ampiamente partecipi
nelle note riportate nel libretto allegato al cd che da quel concerto è tratto.
A farlo è proprio lo stesso
Cellamaro
che racconta di aver appurato, da spettatore, quanto fossero pregevoli le qualità
acustiche del Teatro, ma anche Francesco Ferrari, direttore artistico della
struttura, che si mostra orgoglioso di aver inserito nel cartellone della stagione
quel concerto e che dallo stesso ne sia derivato un cd.
Convenevoli a parte bisogna dire che questa circostanza ha creato un'occasione
ideale per l'ascolto del jazz di
Cellamaro
intriso a più non posso di swing e mainstream. Riff veloci e facilmente assimilabili,
interplay centellinato a meraviglia, brani spumeggianti, briosi, coinvolgenti nel
ritmo e un paio di ballate, una ripresa dal repertorio del grande Kai Winding,
Lady H, e l'altra,
Samira, firmata come tutti i rimanenti brani dal leader del quintetto,
scritta per una bambina che da lì ha poco sarebbe nata e che oggi porta questo nome.
Sentimenti assolutamente umani quelli che il batterista di Cerignola ha riversato
nelle sue composizioni e che trovano esplicazione nei titoli, sentimenti di amicizia
ma anche di affetto come quelli del brano Mom and dad
scritto per ricordare i suoi genitori o quelli espressi in
Drum Simphony dedicato con ammirazione al grande
Buddy Rich.
Con lui sul palco del teatro Trivulzio quattro musicisti professionisti
del jazz ovvero Stefano Caniato al pianoforte, Stefano Dall'Ora, double
bass, Emilio Soana, tromba e filicorno e Danilo Moccia, slide trombone,
tutti vantano frequentazioni di rilievo, tutti risultano perfettamente amalgamati
al leader e trasportati nell'atmosfera di un jazz che sa di passato e di facile
ascolto. Un ascolto che nella fattispecie si consuma senza grande impegno perché
le note viaggiano in velocità mentre si apprezzano i solo che i musicisti si ritagliano
nei vari brani tutti dalla struttura tradizionale e ben calibrata per le varie componenti
mentre Cellamaro
si riserva un brano, Drum Simphony, per esibire
il suo drumming esplosivo sì, ma sempre con grande misura e sensibilità.
Samira è nel complesso una produzione di qualità, forse un po' troppo
ancorata ad un jazz di stampo tradizionale e quindi rivolta a chi ama il jazz per
quello che è stato in un preciso momento della sua storia e magari rifugge da linguaggi
più audaci che l'"altro jazz" di ieri e di oggi esprimono.
Giuseppe Mavilla per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 06/09/2008
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