Jazzitalia - Guido Michelone: Due saggi e un romanzo di Guido Michelone
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Due saggi e un romanzo di Guido Michelone
di Franco Bergoglio


Jazz poesia civile
Università Cattolica, Milano 2008


Jazz '68
Università Cattolica, Milano 2008


A Charlie Chân piace il jazz?
Lampi di Stampa, Milano 2006

Guido Michelone non è certamente uno di quegli intellettuali che costruiscono la loro carriera professionale sopra un singolo tema, tali e tanti sono i suoi interessi. Scrittore, giornalista, conferenziere, saggista…e ancora: docente di Civiltà Musicale Afroamericana presso la Cattolica di Milano e di Storia del Jazz al Conservatorio "Antonio Vivaldi" di Alessandria. Ha scritto o curato un vastissimo numero di pubblicazioni tra le quali un best-seller dedicato al cartoon dei Simpson. Ideatore di trasmissioni radiofoniche e soggetti per documentari, ha contribuito ad aprire le porte della cultura italiana alla jazz poetry, come autore e come curatore talent scout di antologie comprendenti vari poeti contemporanei.



U
na delle ultime fatiche lo vede indossare le vesti di "giallista" de luxe in un lavoro a quattro mani con lo scrittore Biagio Bagini, A Charlie Chân piace il jazz? Si sa che il jazz e il clima del noir ben si sposano con le melodie jazz; i due autori non fanno altro che portare in primo piano l'atmosfera solitamente relegata alla funzione di sfondo. Ovviamente anche la trama è fortemente jazzata…

La passione per il jazz costituisce quindi il riconoscibile, vero denominatore della sua attività; una musica trasformata spesso in un campo di battaglia per dar respiro alle esigenze letterarie (ha composto testi per alcuni fra i maggiori jazzmen italiani (Gaetano Liguori, Alberto Mandarini, Carlo Actis Dato, Maurizio Brunod, Umberto Petrin), ma anche un terreno di coltura per analisi condotte con l'acume del fine studioso. Alla sua attività di saggista si devono due recentissimi lavori: Jazz 68 e Jazz poesia civile. In entrambi i casi si tratta di scritti e interviste che contribuiscono ad approfondire e documentare quel concetto ampio di jazz che si sta facendo faticosamente largo anche nel nostro Paese. Il primo testo, il jazz come poesia civile, vuole promuovere uno sguardo lirico sul mondo esterno, segno e metafora dell'attualità, strumento di protesta, impegno, libertà, fratellanza, partecipazione…scrive l'autore. Un modo per parlare di jazz e parlare d'altro, per esplorare l'idea della libertà tout court, dove non si può fare a meno di allargare lo sguardo e osservare la globalizzazione dei non valori e come il jazz vi resista, come quasi sempre abbia saputo opporre un rifiuto alla sua mercificazione, ponendo il soggetto creatore e dunque l'istanza artistica (e non il cedimento alle lusinghe della svendita e della spettacolarizzazione) (…) al centro della propria spassionata attività.

Senso etico e spirito culturale che si riverberano nei temi scelti per motivare questa unione: jazz e arti, jazz e storia, il jazz al femminile…il jazz e i libri, consigliati da un lettore che con souplesse si dichiara onnivoro.

Jazz 68 si configura invece come una riflessione a più voci sull'anno che ha cambiato il mondo, visto con il raggiunto distacco dei quarant'anni di storia passata sotto i ponti. Improntati alla pacatezza e talvolta nostalgici i commenti, tra i quali spiccano i primi dei pianisti italiani più rivoluzionari del periodo: Franco D'Andrea, Giorgio Gaslini, Gaetano Liguori, autori che ricordano volentieri il loro impegno politico, sociale e, -ovviamente- artistico.

Cosa rimane di quel periodo? Quale eredità ha lasciato il '68 al jazz? L'idea di una controcultura, che nel jazz, anche se con alterne vicende, rimane comunque vitale, risponde il musicologo Claudio Sessa, mentre lo spirito del tempo pare irrimediabilmente perduto sottolinea il direttore di Musica Jazz Filippo Bianchi. Chiude il volume una corposa discografia del periodo, unica nel suo genere. Prima di interrogare i protagonisti e altri addetti ai lavori, Michelone con concisione e rigore, inquadra il periodo storico in questione: rivolta studentesca e giovanile, contestazione alla guerra del Vietnam, gli omicidi di Martin Luther King e Robert Kennedy, la primavera di Praga e la fine dell'utopia legata al socialismo reale sono le coordinate che hanno sconvolto il mondo e pesantemente coinvolto e influenzato l'arte, jazz compreso, anche se per quest'ultimo il discorso andrebbe sfumato.

Scrive l'autore: in altre parole il '68 nel jazz è, sì, un anno importante per molte ragioni, ma non rimarrà un anno-chiave nella storia della musica afroamericana, così come, invece, si può affermare ad esempio del 1917 per New Orleans, del 1945 per il bebop, del triennio '56-'57-'58 per la nascita del contemporaneo o dello stesso 1960 per il free. Posta questa premessa, il nostro individua il punto di novità del periodo su un diverso piano: non si mette mai l'accento, forse perché i risultati espressivi perfettamente compiuti arriveranno l'anno dopo (…) sul fatto che nel '68 il jazz giunge a creare un nuovo linguaggio, il jazz rock che è un' ammirabile sintesi di due universi sonori in apparenza inconciliabili… Ancora interessante a questo proposito è l'analisi del pop-jazz, un sottogenere musicale che si era affermato prima del jazz rock vero e proprio e che vedeva super gruppi come Blood, Sweat & Tears, Chicago, Caravan, Soft Machine, Colosseum, Traffic e via elencando, esplorare gli spazi delle musiche afroamericane con prodotti orientati all'aggregazione di un vasto pubblico…Nomi oggi decisamente fuori moda nelle storie del jazz, ma che qui vengono giustamente posti in relazione con Hendrix, Beatles, Rolling Stones, svelando i legami e gli impasti eterogenei tra il rivoluzionario linguaggio rock e il jazz del periodo.

Un approccio trasversale ancora poco frequentato in Italia ma ben sfruttato negli States e non solo in accademia: basta sfogliare i migliori articoli pubblicati dalla rivista americana Rolling Stone per rendersene conto.

Jazz 68 e Jazz poesia civile sono lavori gemelli, utili agli addetti ai lavori ma godibili anche da chi sente di dover approfondire la propria passione per questa musica.

Franco Bergoglio per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 09/05/2009

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