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Il vocalese: introduzione
di Giuppi Paone
giuppi@steton.net

Alla fine degli anni Quaranta stava ormai tramontando l'epoca delle grandi orchestre swing la cui musica aveva fatto il giro del mondo attraverso radio e dischi, musica diffusa capillarmente insieme con le truppe americane negli anni del secondo conflitto mondiale. Negli USA, ma soprattutto a New York, nell'immediato dopoguerra si fece strada un nuovo stile di jazz più radicale, il bebop, una musica per piccoli ensemble, tutta e solo per l'ascolto, destinata a un orecchio da intenditore, con tempi di metronomo rapidissimi, con temi impossibili, vere acrobazie melodiche.

Terminato o ridotto di molto il lavoro con le orchestre, anche i cantanti trovarono un nuovo ruolo nell'ambito del Jazz, sviluppando tecniche e repertori da proporre con lo scarno accompagnamento di una sezione ritmica.

Il vocalese fu uno stile e una tecnica di canto jazz direttamente derivato dal bebop. Nacque ufficialmente negli anni Cinquanta, conobbe un discreto successo fino a metà degli anni Sessanta, poi è rimasto come "pezzo di bravura" nel repertorio di molti cantanti e gruppi jazz e pop.

La tecnica del vocalese consiste nel riproporre un famoso assolo già registrato su disco da uno strumentista jazz, non semplicemente vocalizzandolo, ma associando ad ogni nota una sillaba di un testo completo originale, di tipo narrativo, che spesso racconta episodi del mondo del jazz e dei suoi protagonisti.

Si tratta di un fenomeno singolare nella storia del jazz, lontano e diverso da altre tecniche di canto jazz, come lo scat e la variazione della melodia. Mentre infatti in queste forme sia testi che temi possono essere sacrificati e disgregati a piacimento dalla fantasia interpretativa del cantante, nel vocalese è richiesta un'assoluta precisione nella riproduzione sia della parte musicale che dei testi e, almeno apparentemente, questo lascia ben poco spazio all'improvvisazione, che è considerata il vero cardine della musica jazz.

Alcuni esponenti di rilievo del vocalese: King Pleasure, Eddie Jefferson, Annie Ross e Jon Hendricks, ma anche Joni Mitchell, Mark Murphy, Aretha Franklin, George Benson, Georgie Fame, l'italiana Mina, Les Double Six, Manhattan Trasfer, New York Voices, Kurt Elling...

Una evoluzione importante di questa tecnica fu il vocalese orchestrato dove un gruppo di cantanti riproduce, oltre gli assoli, anche le parti di insieme o il background di un gruppo strumentale (per esempio un quartetto di saxes, una sezione orchestrale) sempre con l'aggiunta di un testo significante.






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Data ultima modifica: 19/02/2009

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